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KUBE

Il patriarca ha insegnato agli uomini a stuprare: violenza sistemica e legittimata


XUEBING DU’S SURREALIST FLORAL FANTASY


 

Tutti gli uomini mi hanno violentata e violata. Il mio corpo è oggetto sminuzzato e ri-assemblato dalla prospettiva di Adamo e dei suoi figli. Sono entità arcaica, ancestrale, universale. Universale nel senso che è universale la violenza sistemica perpetrata nei miei confronti: non c'è secolo che tenga, è sempre presente, radicata nella società e nella cultura, è dentro ciascuno di voi come l'inconscio. Ma non è inconsciamente che mi avete violata, non vi credo e mai vi ho creduto. Avete sempre cercato di confinarmi all'interno di una posizione subalterna e mi avete punita quando cercavo di modificare il mio inesorabile fato di moglie affettuosa, madre, donna-angelo, demone e figlia casta che voi uomini mi avete costruito sulla pelle.

Mi hanno divaricato le gambe con forza, hanno inserito il loro pene prepotente, e mentre contraevo i muscoli per la paura e la vergogna e il senso di vomito, la mia guaina veniva abrasa, scorticata e squarciata dall’arroganza della spada. Talvolta mi sono ammutolita: non riuscivo a fare niente, né a parlare né a piangere, mi sentivo come proiettata fuori. Una volta mi sono svegliata in ospedale con i sensi spenti, il mio corpo era un manichino privo di nervi, avevo la mente offuscata: mi avevano trovata inerme.

Mi hanno stuprata e rapita, prima rapita per facilitarne lo stupro. La grande Civiltà Romana si erge sullo stupro di massa: il rapimento, poi la violenza carnale, poi la prole. Era stato Romolo ad architettare il piano per il rapimento e lo stupro delle vergini Sabine. Ma non credete alla Storia: ascoltate me quando vi dico che io avrei voluto liberarmi del marito, del padre, dello stupratore e del figlio. Non ho mai supplicato. Non vi ho chiesto di scatenare l’ira verso di me: siamo noi la causa della guerra, siamo noi le responsabili delle ferite e delle morti.

Nel corso delle epoche storiche il modus operandi si è mantenuto invariato: reclusa per un paio di giorni nell’Attico del criminale, mi ha legato al letto, il sangue ricopriva le lenzuola. Poi, segregata nella casa dello stupratore per giorni: dovevo esaudire qualunque suo desiderio sessuale. Sono stata schiava e il mio padrone mi ha sempre stuprata, se non ero accondiscendente mi frustava. E così allo stesso modo, l’altro ieri mi hanno minacciata: fai sesso con me o io ti uccido, fa quello che voglio, quando voglio e come voglio altrimenti ti prendo a calci finché non muori. E sono tutti uomini.

La sacerdotessa di Vesta Silvia, madre di Romolo, è stata stuprata da Marte: egli facendo scendere il sonno sulla giovane, la violenta mentre questa è incosciente. Pare che Silvia, che aveva donato la sua verginità alla Dea Vesta, sia colpevole, al pari delle Sabine che diverso tempo dopo si erano chiamate colpevoli della guerra e della violenza. Silvia, credendosi sola, si apre la veste sul petto tentando con le sue forme sensuali e provocatorie il dio Marte, inoltre, lasciandosi andare al sonno indotto dal dio, diventa una preda facile e appetibile, è colpevole di non aver cercato di divincolarsi, svegliarsi, agire prontamente. Si arrende alle bramosie del suo violentatore. Lo stupro è romanticizzato e legittimato, dopotutto è colpa di Silvia, delle Sabine e di tutte quelle donne che se indossano biancheria rossa indubitabilmente tentano gli uomini: infatti non è stupro, il rosso è indubbiamente segno di consenso, anche quando il rosso è il colore del sangue che cola tra le mie gambe e dalle ferite. Non vi siete mai fermati sul mio corpo.

Di Silvia ce ne sono a centinaia: era ubriaca e svenuta Chanel Miller, ma non era colpa di Brock Turner, lui come Marte era preso da una voglia irrefrenabile e lei ne se stava inerme come un corpo senza vita: cosa potevo fare io se non metterci dentro le dita?

In origine ero Dea Madre, poi il pantheon maschile mi ha sopraffatta: Zeus aveva stuprato sua madre e sua sorella e allora tutti si sono sentiti legittimati nell’usare la violenza. E nel corso dei secoli, la spada, o meglio, il fallo si è arrogato il diritto di usufruire della mia guaina legittimato da un potere conferitogli da un Dio che non esiste. Ve lo siete inventati. E se Dio non esiste, io voglio che il sistema patriarcale che ha insegnato agli uomini a stuprare e a considerarci esseri subalterni venga eclissato e sovvertito.

Il mito è una linea guida di comportamento, ha sempre conferito un significato ad un’azione, giustificandola all’interno della società civile. Ne consegue che gli stupri compiuti da Zeus e dagli altri dei legittimano ed incentivano lo stupro. Il mito è narrato e scritto dagli uomini per gli uomini. I romani, così come i greci, si sono serviti della violenza sessuale per mantenere il potere: è un atto politico deliberato.


La politica si serve dello stupro ogni giorno: gli invasori occupavano le terre e si appropriavano di ricchezze e proprietà del nemico, questo includeva le donne, dopotutto erano proprietà (e lo sono ancora) di mariti e padri. Talvolta i soldati mi hanno stuprata e uccisa, talvolta mi hanno comprata per 500 lire, a 12 anni ho partorito il figlio di un fascista, e quando mi ha violentata cercavo di divincolarmi, così è intervenuta mia madre per rabbonirmi.




XUEBING DU’S SURREALIST FLORAL FANTASY



 

Non c'è epoca storica in cui non vi siate serviti del mio corpo, mi avete considerata oggetto di poco conto, tant'è che quando mi stupravate, l'intento era quello di mortificare mio padre o mio marito o la mia terra, il mio essere non rappresentava nulla, ero e sono lo specchio di un desiderio sessuale prepotente, che desiderio non è: è prevaricazione, non è istinto e tantomeno pulsione irrefrenabile, è un atto criminale, da punire e condannare. Ricordatevi che siete figli del passato, si del Novecento, ma se è vero che il Novecento è figlio dell'Ottocento, è vero anche che possiamo andare addietro di secoli, e cos'è cambiato dalla narrazione proposta dai patriarchi? Cos'è cambiato da quando Ulisse obbligava le dodici ancelle a ripulire il palazzo dalle interiora dei proci per poi impiccarle a causa della loro infedeltà, quando in realtà erano state stuprate ripetutamente da quelli da cui stavano ripulendo il palazzo?


Lo vedete che è violenza sistemica?*


Le frasi in rosso:


Monologo Lo Stupro di Franca Rame: pubblicato nel 1975, l'artista racconta dello stupro subito da cinque uomini di estrema destra che l'hanno voluta punire per le sue idee e per il fatto di essere donna. C'entravano politici e carabinieri, mai arrestati, ovviamente.


Io ho un nome, Chanel Miller: Brock Tuner la violenta mentre è incosciente, i media si preoccupano del futuro di lui, un bravo ragazzo che ha fatto un errore, lei invece era ubriaca e incosciente. Brock sconta una pena totalmente inadeguata, durante il processo Chanel viene costantemente schernita e mortificata: in tribunale proiettano la gigantografia della sua vagina senza mutande, ricoperta di aghi e sassolini come prova per dimostrare la violenza.


Secondo quanto scritto da Tito Livio, le Sabine chiedono ai mariti e padri di non uccidere né gli stupratori né i figli che portano in grembo, la violenza è infatti colpa loro, non degli stupratori. Se proprio devono uccidere qualcuno, dichiarano le Sabine: uccidete noi.


Genovese sequestra una giovane, la lascia ammanettata nuda al letto per giorni, la stupra ripetutamente: per i media lui è un grande imprenditore, per l'opinione pubblica lei è una puttana che ha deciso di assumere stupefacenti a una festa: se l'è cercata.


Secondo Ovidio, Silvia tenta Marte, lo stupro è colpa sua dato che si è svestita pensando di essere sola e si è fatta soggiogare senza esercitare resistenza.


Francesco Gironi segrega in casa la vittima per tre giorni obbligandola ad eseguire qualunque pratica sessuale e picchiandola ripetutamente: per i media è un deejay col vizietto. Lei è una escort poco degna di considerazione.


Uomo accusato di stupro assolto: la vittima indossava delle mutande rosse, il colore, a detta dei giudici è segno inequivocabile del fatto che la donna cercasse rapporti sessuali.


Montanelli in Eritrea ha comprato una bambina di 12 anni, si è definito pentito per l'adesione agli ideali fascisti, ma ha continuato a raccontare per tutta la vita la storia di Destà definendola diversa dalle bambine occidentali, legittimando quindi stupro e pedofilia.


Mi rendo conto del fatto che con violenza sistemica non si intenda solo questo, ma ho voluto focalizzarmi sulla questione dello stupro come crimine secolare e legittimato appunto dal patriarcato.

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