Bentornat* al secondo episodio della rubrica "Interviste emergenti". In questa occasione, ho avuto la fortuna di poter parlare con Sans Soucis; una giovane promessa senza confini, nata a Modena e trasferita in seguito a Londra. Cantautrice, produttrice e compositrice di etnia mista, italo-congolese, è attiva nel settore musicale dal 2016, anche se inizia a produrre indipendentemente la sua musica dal 2017, alla ricerca di un ponte tra il mondo del pop e del jazz. Nel 2019 debutta con l’EP 'The Lover' finanziato dalla prestigiosa PRS Foundation grazie al bando “Women Make Music” e riceve subito grandi apprezzamenti da molti veterani della radio Internazionale. Nello stesso anno, con la pubblicazione dei brani 'Visible', 'Mercy' e 'Human' si guadagna innumerevoli menzioni tra le maggiori testate giornalistiche britanniche. piazzandosi tra le più interessanti novità della scena musicale di Londra. Lo scorso venerdì è uscito il suo nuovissimo singolo 'Air', di cui sicuramente ci parlerà!
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Ciao Giulia, intanto grazie per aver accettato di chiacchierare un po' con noi, mi fa davvero piacere, anche perché ammetto di essere una tua grande fan! Come tradizione di questa rubrica, mi piace sempre iniziare chiedendo direttamente all'artista in questione di presentarsi ai nostri lettori.
"Ciao Viola! Grazie mille per questa intervista. Eccomi qui in qualche riga… Scrivo e produco musica di ogni tipo perché la musica mi piace tutta. Come hai accennato, la mia formazione jazz ha influenzato tanto il mio sound che si evolve in un contesto pop e R&B. Tre artisti/bands che venero: Joni Mitchel, Solange e Little Dragon (anche se ce ne sono veramente troppi). Sono molto legata alle mie origini e nonostante viva a Londra, rimango affezionata ai grandi classici della musica italiana (Fabio Concato e Lucio Battisti in particolare) e congolese (Franco), che in un qualche modo mi riportano alla mia infanzia. Mi piace parlare di concetti e di vita semplice e complessa. Quando non faccio musica, leggo e dipingo".
Il tuo nome d'arte Sans Soucis, vuol dire "spensierata", come l'hai scelto? Ma soprattutto, quanto ha a che vedere anche con la tua musica?
"Diciamo che il nome mi ha scelta. Mia nonna Congolese mi chiamava così da piccola e tutta la mia famiglia congolese mi chiama ancora Sans Soucis. Questo soprannome mi è stato dato perché ero una bambina molto spensierata, senza freni inibitori o pregiudizi e innamorata delle persone. Crescendo, mi sono ritrovata ad abbandonare inconsciamente alcune di queste qualità che la musica ha riportato alla luce.
Non potevo che scegliere questo nome per ricordarmi ogni giorno di quanto sia bello essere bambini e poter catturare un momento della mia vita che seppur breve, dovrebbe restare con noi per sempre: la libertà di poter creare, sbagliare, amare e condividere".
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Come mai hai deciso di muoverti verso Londra e iniziare lì la tua carriera musicale? C'è stato qualcosa in particolare che ti ha fatto prendere questa decisione? Come ti sei trovata? e come è cambiato il tuo rapporto con la musica da quando sei arrivata lì?
"Ho deciso di muovermi verso Londra perché amo la musica internazionale. Ho sempre voluto scrivere per un pubblico globale e volevo una formazione che fosse all’altezza delle mie ambizioni. Dopo essermi Laureata in Discipline Musicali (Composizione e Direzione Musicale) a quello che un tempo era il London Centre of Contemporary Music, ho iniziato a produrre il mio progetto e ad esibirmi.
Riuscire a costruirmi una carriera da 0 in questi ultimi 4 anni è stata un’opportunità che mi ha permesso di entrare nella fase adulta della mia vita con i dovuti sacrifici e l’esperienza necessaria per poter capire chi sono e chi voglio essere nella scena musicale di oggi. Credo che sia fondamentale per una persona giovane come me poter scoprire sé stessi facendo ciò che amiamo ed essere visti come una risorsa nel nostro paese e non delle persone sempre troppo poco qualificate.
Una delle ragioni per cui non ho mai voluto scrivere in italiano è stato sicuramente il rapporto conflittuale che per anni ho avuto col mio paese di origine. Una parte di me se n’è andata perché sono consapevole che le mie ambizioni di vita purtroppo non sono ancora valutate come una ricchezza e una professione integra, ma troppo spesso viste come un hobbie, quando in realtà la formazione musicale è una delle discipline più complesse e incomprese dei nostri tempi. Col tempo però ho imparato a sentirmi più a mio agio con questa mia identità mista che mi caratterizza sin dalla nascita e, ad accogliere tutto il dolore, felicità e la malinconia che mi pervade ogni qualvolta penso all’Italia, grazie alla musica.
La musica è la mia vita e ciò che so fare con passione e amore, ed è per questo che ho deciso di costruire un ponte di comunicazione pacifico da qui a lì per sentirmi più a casa dentro me stessa e anche per donare una voce a qualcuno che si sente come me e non ha ancora trovato le parole".
Infatti il più delle volte scrivi testi pressoché in inglese, mentre dall'EP 'The Lover' hai cominciato a farlo anche in italiano, prima con 'Amami' e poi, ora, con 'Confini'. Come mai questa scelta? E, il processo creativo che utilizzi, è differente tra una lingua e l'altra?
"'Amami' e 'Confini' sono la mia storia e anche la storia di tante altre persone che hanno vissuto il loro rapporto con l’Italia in maniera conflittuale.
C’é tanto amore ma anche tanta sofferenza. Le persone giovani non sono ancora viste come il presente e non solo il futuro dell’Italia. Tanti ragazzi nati e cresciuti sul territorio italiano con etnia mista ancora oggi non hanno la cittadinanza italiana e subiscono violenze fisiche e psicologiche che vanno ad aggravare le mancanze a livello istituzionale.
Nonostante ciò, non posso dire di nutrire sentimenti d’odio verso l’Italia. Mi sento figlia del mio paese e sono grata di essere cresciuta in mezzo a tanta bellezza e culture differenti. Spero che un giorno tante altre nuove culture vengano annesse a quello che è un paese dell’accoglienza, i quali piatti tradizionali contengono salsa di pomodoro e farina di mais. Cos’ho io da offrire all’Italia? Le chitarre che mi ricordano il Congo di quando ero bambina, le parole pregne di vita di Lucio Battisti e un po’ di Londra :).
Il processo creativo é sempre molto intuitivo… non mi trovo mai a decidere se scrivere in italiano o in inglese. Ultimamente, mi capita spesso di trovarmi ad un bivio, ma mi lascio guidare perché preferisco parlare solo quando sento di avere qualcosa da dire".
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Ammetto che sono venuta a conoscenza di te e della tua musica tramite Davide Shorty (altro artista che stimo moltissimo). E' nata a Londra la vostra amicizia? Ho visto che ha collaborato anche come musicista in alcune delle tue canzoni, tra cui 'Confini', come è stato lavorare con lui?
"Davide é un diamante della musica Italiana. Se stiamo parlando ora é grazie a lui perché da quando ci siamo conosciuti, ho ricominciato ad ascoltare musica italiana. Ci siamo conosciuti qui a Londra ed é stata una connessione istantanea. Condividiamo un’esperienza di vita molto simile e la sua sensibilità nel parlare del rapporto che sta coltivando con l’Italia, mi ha ispirata ad iniziare questo percorso di riappacificazione.
'Confini' é nata in un giorno. Stavo scrivendo a distanza con un mio caro amico Matteo Da Ros e in fase di produzione avevo bisogno di un bassista. Davide si era appena comprato un basso nuovo e ho colto l’occasione per inaugurare il nuovo acquisto. Abbiamo anche co-prodotto 'Visible' (2019) e scritto 'Air', uscito pochi giorni fa come primo singolo del mio prossimo EP".
A proposito di 'Air', dato che è un brano freschissimo di uscita, ce ne parli un po'?
"Air é il primo singolo di questo EP chiamato “CHAPTER I: Changes”.
É una canzone che parla di come ci si possa sentire soli in un mondo che pone noi stessi al centro. Un mondo che diventa perciò totalmente sconnesso da altri esseri umani e dalla natura. Stiamo vivendo come se non esistesse un domani, senza mai pensare a quante risorse utilizziamo e sprechiamo per vivere, ma soprattutto dimenticandoci dell’impatto che potremmo avere sul futuro della nostra specie semplicemente mostrando il buon esempio, il primo seme del cambiamento. Con la musica voglio poter ispirare quante più persone a credere in sé stesse e nel loro contributo in un futuro migliore, con meno discriminazioni e con stili di vita responsabili.
Se continuiamo in questa direzione, un giorno ci verrà a mancare l’aria, più di quanto ci sia mancata in questi mesi, perché ne avremo consumata troppa per bruciare ciò che c’é di buono sul nostro pianeta".
Oltretutto hai fatto un live da poco (con Davide Shorty), a Roma per Soul Terrazz. Come è stato tornare, dopo mesi di lockdown, a fare uno spettacolo dal vivo?
"Soul Terraz é stato uno dei concerti più belli. Erano mesi che non mi esibivo di fronte ad un pubblico e sinceramente non mi ricordavo nemmeno più come ci si sentisse su un palco dopo sei mesi di pausa. É stata una serata speciale, di connessione totale tra noi musicisti e il pubblico. Ci siamo commossi, abbiamo riso e scherzato e ci siamo voluti bene. La musica serve a questo alla fine, a creare connessioni tra sconosciuti anche per un paio di ore. Questo tipo di connessioni possono cambiare vite e non me lo voglio mai dimenticare."
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La tua musica è molto personale e lo si capisce subito, infatti è un ponte tra il mondo del r'n'b e del jazz, un genere sempre molto intimo. E' stato difficile come artista donna, italiana di etnia mista, riuscire ad affermarsi in un panorama così vasto e pieno di squali?
"Sicuramente non é semplice, specialmente pensando a quanta poca diversità esista ancora nella scena musicale italiana e internazionale. Stiamo facendo piccoli passi avanti, ma c’é sempre tanta strada da fare. Sono sempre molto cosciente che il mio colore di pelle e il mio sesso contengano dei messaggi forti che parlano senza che io debba dire nulla. Questo sicuramente ha influito su quanto sia difficile essere visti come degli individui nella nostra unicità e con la nostra storia personale, aldilà dei soliti stereotipi. Ascolto ogni genere di musica, mi sono formata come cantante lirica, da piccola cantavo R&B nel tempo libero, alternative rock and indie changed my life, il jazz mi ha dato una casa.
Per questo non posso che essere così personale nei miei testi e nelle mie produzioni. Sento di avere una verità da raccontare e voglio poter decidere come e quando condividerla. Ovviamente, come ogni strada autentica, bisogna essere pazienti. Ho scelto la via più lunga, ma mi godo ogni singola soddisfazione on the way".
Tramite i tuoi social, so che sei molto attiva socialmente su diversi temi sociali come il razzismo, ma anche il femminismo. Conosco anche la rubrica che proponi nelle tue dirette instagram: "All men were produced by a female". Come è nata quest idea? Quanto è importante per te, parlare sui social di temi socialmente sottovalutati?
"All Men were produced by a female è una rubrica che ho creato per esporre la musica e il lavoro di produttrici che ammiro.
Purtroppo siamo ancora una minoranza e non per scelta personale ma per dinamiche legate al ruolo della donna nella nostra società e la sua evoluzione nel tempo. Io non credo nei ruoli di genere ma solo nelle pari opportunità e sono consapevole che molte produttrici, si definiscano tali dopo un percorso di “decolonizzazione” da pregiudizi che storicamente ci rallentano nella formazione professionale.
La rappresentazione é una delle armi più potenti che abbiamo nell’ispirare nuove generazioni a mescolarsi e sperimentare con le proprie identità e in questo caso professioni. É per questo che non potevo non condividere la mia piattaforma con tanti altri talenti che nutrono la nostra comunità, in costante crescita. Il problema non é che non ci siano produttrici, ma che ce ne siano troppo poche che abbiano la confidence necessaria per definirsi tali. In questa rubrica, mi concentro su cosa voglia dire produrre e come difendersi da un’industria ancora fondamentalmente di stampo patriarcale".
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Grazie mille davvero per averci voluto raccontare qualcosa in più sulla tua vita da artista, ne sono entusiasta, mi piace sempre potermi confrontare con persone che scelgono di fare musica con il cuore, e si vede.
OVVIAMENTE andate subito ad ascoltare il nuovo singolo di Sans Soucis, 'Air' e, se ancora non la conoscete, cosa aspettate?!
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