Tunisi - il 14 gennaio 2022 diversi giornalisti sono stati vittime di aggressione durante la manifestazione contro il presidente Kais Saied.
Una notizia, questa, riporta dai media solo attraverso il filtro della Francia (in quanto alcuni giornalisti coinvolti, sono esponenti della stampa francese) e tralasciata come fatto in sé.
I titoli delle principali testate giornalistiche, riportano:
"Tunisia, Parigi: inaccettabili violenze della polizia contro i giornalisti"
Perché non è la violenza in sé a fare notizia, ma il fatto che questa sia perpetrata ai danni dell'occidente.
Nel 2021, in Italia, sono stati aggrediti diversi giornalisti durante delle manifestazioni no Vax.
Episodi di minacce e attacchi, non sono soltanto atti di brutalità fisica, sono anche un enorme ostacolo per l'informazione.
Ad agosto, il giornalista Francesco Giovannetti è stato prima minacciato verbalmente con frasi come "Gira la telecamera, altrimenti ti lascio steso a terra" e "Ti taglio la gola", per essere, poi, preso a pugni sulla testa.
Protagonista di un episodio simile è stata Selvaggia Lucarelli, che a novembre durante una manifestazione No Vax al Circo Massimo, è stata insultata e colpita con una testata.
Sono 930 i giornalisti morti nell’arco di dieci anni.
Questo è il report drammatico di crimini che è necessario ricordare.
Crimini, sì, perché il 90% di questi decessi risulta, ancora oggi, essere classificato come ‘caso irrisolto’.
Per mandare un segnale forte, per ricordare le vittime e per lanciare il messaggio che i colpevoli di questi crimini non resteranno impuniti, l’ONU ha indetto la giornata mondiale nel 2013 in seguito al rapimento con proposito omicidiario di due giornalisti francesi uccisi a Kidal, in Mali, nel novembre dello stesso anno.
Nel 2009, nelle Filippine, in quello che viene ricordato come il massacro di Ampatua, furono assassinati più di 30 giornalisti – alcuni in diretta.
Questi terribili eventi non riguardano solamente i Paesi in guerra o quelli in cui permangono violazioni dei diritti umani, ma tutto il mondo.
Tra le realtà a noi geograficamente più vicine, non si può non ricordare il caso di Daphne Caruana Galizia, reporter maltese facente parte del team di giornalisti d’inchiesta vincitore del Pulitzer 2017 con le rivelazioni su Panama Papers, morta in seguito ad un attentato dinamitardo.
Per quel che riguarda l’Italia, secondo un dossier realizzato nel 2014 dall'osservatorio Ossigeno per l'Informazione (promosso congiuntamente dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana e dall’Ordine dei Giornalisti) su incarico della Commissione parlamentare antimafia, sarebbero 28 i giornalisti italiani uccisi dal secondo dopoguerra ad oggi, mentre almeno 15 vivono attualmente sotto scorta e altri 2800 hanno ricevuto minacce di morte. Di questi, undici hanno perso la vita per mano di mafia e camorra o sono stati vittime di azioni terroristiche.
La libertà di stampa, in Italia, è tutelata dall’articolo 21 della costituzione:
"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure."
Come Paese facente parte dell’Unione Europea, l’Italia s’impegna a rispettarne e promuovere i valori e, di conseguenza, a rispettare il principio di libertà di stampa sancito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione.
Nonostante questo, l'Italia, l'Europa e il mondo intero sono ancora teatro di questi eventi che portano con sé il dolore, la rabbia e la necessità di un'inversione di tendenza.
Nel 2022 non si dovrebbe poter subire ritorsioni o addirittura morire per aver espresso la propria opinione o per aver divulgato informazioni. È raccapricciante pensare che chi ha deciso di fare informazione e vivere di parole, possa essere freddato per questa scelta; per la scelta di assecondare uno dei bisogni umani primordiali: quello di comunicare.
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