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Morgana sposta i limiti della libertà femminile



Phanta Firma by Honey Long and Prue Stent

 

Ci piace sentire storie eroiche, ma gli eroi e le eroine, anche se fanno cose che noi non faremmo mai, devono assomigliare almeno un po’ a qualcuno che noi stessi e noi stesse vorremmo essere.

Così scrivono Michela Murgia e Chiara Tagliaferri nell’introduzione di Morgana, un libro che parla di donne. Non sono eroine alle quali sono state attribuite gesta prodigiose e meriti eccezionali, tutt’altro. Morgana è pericolosa, pungente, aggressiva, talvolta vendicativa, non è un modello di emancipazione puro e bucolico. Morgana non agisce nella collettività, spesso è anacronistica, nuova, le regole di Morgana valgono soltanto per Morgana, eppure, in fin dei conti finisce paradossalmente per spostare i margini del possibile anche per tutte le altre donne.

Nelle pagine di questo libro è nascosta una speranza: ogni volta che la società ridefinisce i termini della libertà femminile, arriva una Morgana a spostarli ancora e ancora, finché il confine e l’orizzonte non saranno diventati la stessa cosa.

Se volete scoprire tutte le protagoniste del libro: leggetelo.

Io, oggi, vorrei raccontarvi di Caterina Da Siena: c’è chi dice che è una veggente, chi che è serva di Dio e chi invece del diavolo.

Caterina Da Siena nasce nella Toscana del 1347. L’Europa è in subbuglio e si destreggia tra guerre, movimenti eretici, Papi fuggiti ad Avignone, pestilenze, carestie, lotte fratricide e politiche sanguinolente, unica nota positiva nel marasma collettivo distruttivo: la cultura fiorisce meravigliosamente.

Caterina è una bambina poco ordinaria. Parla poco, non ama giocare, a cinque anni mostra una dedizione religiosa fuori dalla norma, a sette anni fa voto di castità, non mangia carne, dorme poco e prega in continuazione. A dodici anni rifiuta senza indugio il destino di moglie e madre, considera umiliante l’idea corrente di femminilità: non ha alcuna intenzione di procreare e svolgere mansioni casalinghe. A 15 anni muore di parto la sorella a cui era più legata, la madre decide che Caterina debba sposare il genero rimasto vedovo con un neonato per una questione prettamente economica. Caterina reagisce imponendosi il digiuno, in poche settimane perde metà del suo peso, debole e debilitata, si accinge a portare avanti le pesanti mansioni domestiche che le erano state assegnate con lo scopo di eliminare le sue strane idee e farla, a detta dei genitori, rinsavire. Quando termina le sue mansioni giornaliere, esige una stanza tutta per sé: è una specie di grottino senza finestra, con una sola minuscola feritoia sul soffitto, ma lei lo trova perfetto: ci porta un tavolo di legno che userà come letto e si auto-mura lì dentro.

Il suo desiderio è quello di entrare nelle mantellate, dapprima viene rifiutata perché bella, giunonica e giovane. Ma Caterina è decisa e prega continuamente affinché queste obiezioni vengano eclissate: le sale una febbre altissima, si riempie di pustole che deturpano irrimediabilmente il suo giovane viso e diventa irriconoscibile. Caterina corona il suo sogno, ma non vive nella collettività, la sua esperienza mistica non può essere assoggettata, non tollera alcuna autorità. Le sue visioni si manifestano al limite dell’erotismo, il suo corpo è teatro costante, veicolo, del dialogo con Cristo con il quale afferma di aver scambiato il proprio cuore: da quel momento, Caterina parlerà a nome suo.

Caterina ha il dono dell’ubiquità, vede i peccati a distanza, pratica esorcismi, compie prodigi per aiutare i bisognosi, dissolve dolori e malattie, quando a Siena scoppia la peste con una brutalità impressionante, Caterina si accinge a curare i malati e per vincere la ripugnanza dei corpi devastati dalla malattia, beve l’acqua con cui pulisce ferite e lava il pus. Caterina, come molte donne, è analfabeta, c’è chi dice che il dono di saper leggere le sia stato concesso da Dio, è più probabile che con impegno e dedizione abbia colmato questa lacuna.

Poco più che ventenne detta già decine di lettere, i cui testi sono vere e proprie scosse elettriche spirituali indirizzate a papi, cardinali, uomini d’arme, re e regine, diplomatici e abati.

Caterina non si risparmia, consigliera di due Papi, parla con ferocia, non ha alcuna intenzione di tacere, li invita alla virilità d’azione, per nulla pacifista, promuove le crociate contro ai musulmani per garantire la liberazione dai luoghi sacri, sono anni di assolutismi, ricordiamocelo.

Oggi, lo scambio di lettere tra un pontefice e una donna in veste di consigliera spirituale è impensabile, ai limiti dello scandalo, ma la forza mistica di Caterina trascende ogni usanza e tradizione, ogni posizione sociale: sono i papi ad avere bisogno di lei e del suo riconoscimento da parte del popolo. È una sorta di garanzia, del resto è Gesù stesso che parla tramite il suo corpo di donna.

L’influenza politica di Caterina è fortissima, le sue lettere sono capolavori di retorica e manipolazione: si appella ai papi talvolta come madre amorosa, talvolta servendosi del paternalismo e ponendosi come figlia premurosa, altre volte minaccia, ordina, chiaramente ottiene sempre quello che si prefigge.

Oggi è difficile cogliere in che misura fosse rivoluzionario il fatto che a metà del Trecento una donna potesse permettersi di ricordare a un capo di stato e di anime la sostanza del suo mandato.

Caterina è una donna senza istruzione con un carisma politico personale immenso che istilla idee nelle teste delle più alte cariche politiche e spirituali. È scomoda, per questo le viene affiancato un confessore personale, fra Raimondo da Capua, con lo scopo di farle da guida e controllarla. Raimondo, uomo scettico e severo, si lascia facilmente conquistare dalla personalità di Caterina diventando discepolo devoto e suo erede spirituale, anche lui santificato. Il 23 aprile 1380, a solo trentatré anni, Caterina muore, diventa leggenda, il suo corpo viene smembrato, i suoi resti sono sparsi ovunque, la testa, per esempio, si trova a Siena.

In un epoca in cui alle done veniva imposto il silenzio, Caterina ha parlato, mentre le sue consorelle rimanevano all’interno del convento - viaggiare era pericoloso e impensabile per una donna - lei si sposta per ragioni diplomatiche. Dio sorregge la sua volontà, ma la volontà è soltanto di Caterina.

Molte altre donne hanno provato a fare lo stesso nei secoli e di loro, uccise sul rogo o con altri supplizi, non sappiamo più nemmeno i nomi.

Il libro è scritto magistralmente dalle mani di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri, ho raccontato soltanto una delle tante storie di donne-Morgana: fattucchiere pericolose, ripudiate tanto dagli uomini quanto dalle donne. Morgana non è esemplare, pensa per sé, ma il suo operato ha sempre rivoluzionato la posizione sociale normalmente conferita alle donne. Se non ci credete sbagliate, se potessi vi obbligherei a leggere il libro.




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