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Mother Wound: la verità è che nessuna figlia può salvare sua madre


Anna Maria Maiolino, Por um Fio (serie Fotopoemação), 1976 - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma


 

The core issue at the centre of women’s empowerment

is the Mother Wound


Bethany Webster


In una società patriarcale secolare come la nostra, ogni azione, sentimento e rapporto è veicolato dalla prospettiva machista, e quando si parla di madri, poi di figlie, il patriarcato ha uno scopo ben preciso: tramandare inconsciamente, di generazione in generazione, di madre in figlia, la volontà di farsi piccole, silenziose, di nascondersi e di sacrificare la propria esistenza per porsi in una condizione subalterna a servizio delle altre persone.

Ogni madre porta con sé una ferita (Mother Wound) inferta in modo sistemico dalla cultura maschilista, ma l’individuazione della matrice patriarcale è complessa, questo deriva dal fatto che il patriarcato, per sopravvivere, ha adottato un sistema arzigogolato basato sullo spostamento continuo del focus sulla vittima e la sua presunta inadeguatezza: se una madre è stanca e provata, la colpa è sua, non delle enormi pretese che ruotano attorno al concetto di maternità e al poco supporto fornito dalla società. Se non riesci contemporaneamente ad avere figli educati e in salute, ad essere sessualmente appetibile e con un matrimonio soddisfacente (nel senso che tuo marito deve essere soddisfatto, non tu), chiaramente e senza ombra di dubbio: la colpa è tua. Ne conseguono vergogna, auto-colpevolezza, la madre si convince del fatto che debba necessariamente sopportare ogni cosa perchè alla minima lamentela o sfogo potrebbe esporre le sue debolezze ed essere giudicata poco adatta al ruolo assegnatole. La vergogna che si infligge aumenta il tabù: il dolore che ogni madre porta con sé come un fardello si fa silenzioso, non meno pesante, soltanto meno rumoroso e così si tramanda meglio alle figlie.

The cultural atmosphere of female oppression

puts daughters in a “double bind”


Bethany Webster



Frame preso dal film Carrie lo Sguardo di Satana di Brian De Palma del 1976. Tormentata da una madre nevrotica e tirannica, Carrie affronta una difficile adolescenza


 

Questa ferita materna che si trasmette di madre in figlia si può manifestare in diversi modi così riassumibili:


  • Continui paragoni con le altre persone con conseguente svilimento: non ci si sente abbastanza.

  • Vergogna e sensazione costante di inadeguatezza: c’è qualcosa di profondamente sbagliato dentro di noi.

  • I sentimenti personali non sono importanti, meglio non considerarli per evitare di infastidire le persone che amiamo.

  • Soppressione parziale o totale del proprio io per calarsi nel ruolo di angelo del focolare.

  • Auto-sabotaggio.

  • Forte competitività con le altre donne.

  • Depressione, disturbi alimentari e forme di dipendenza.

  • Forte rabbia, carattere aggressivo e rigido.

É necessario che io specifichi che queste manifestazioni avvengono in maniera totalmente inconsapevole.

Quando la figlia interiorizza, quindi condivide come propri, il pensiero, le idee e i comportamenti inconsci della madre, gli stessi che l’hanno relegata in una posizione subalterna e limitativa, tradisce sé stessa e il suo potenziale, ma guadagna l’approvazione materna. Viceversa, quando la figlia afferma sé stessa e il suo potenziale è perfettamente consapevole del fatto che le si possa ritorcere contro nella misura in cui la madre, inconsciamente, potrebbe considerare il fatto come un affronto, un attacco personale, una forma di rifiuto. Tuttavia, perdere l’affetto e l’approvazione materna non è contemplabile per una figlia, e interiorizzare la ferita materna: le limitazioni, il sentimento di svilimento, la sensazione di doversi rimpicciolire si fanno simboli di lealtà spassionata nei confronti della propria madre, delle prove di amore di fonte a tutte le cose che ha dovuto abbandonare per il fatto di essere una donna e poi una madre all’interno di una società profondamente denigratoria e maschilista.


The daughter may experience fears about fulfilling her potential

because she may fear leaving her mother behind.

She may fear her mother feeling threatened

by her dreams or ambitions.


Bethany Webster



Frame preso da Mammina Cara di Frank Perry del 1981. Film basato sull'omonimo romanzo scritto dalla figlia adottiva Christina, racconta la vita di Jane Crawford e i soprusi che hanno subito Christina e il fratello da parte della madre.

 

Tutte noi, in tenera età, ci siamo accorte del fardello e del dolore che le nostri madri si portano appresse e tutte noi abbiamo avuto il sospetto di essere almeno parzialmente responsabili. Ed è proprio in quell'istante che si è materializzato il senso di colpa che poi si è insinuato copiosamente dentro di noi lasciando tracce visibili, ma non facilmente identificabili. I processi cognitivi di una bambina sono limitati, di conseguenza è semplice che si consideri colpevole di tutte le cose e in particolare della sofferenza della propria madre, questa constatazione è devastante e ha delle ripercussioni importanti per tutta la vita.


La verità è che nessuna figlia può salvare la propria madre. Qualunque sia il sacrifico attuato, non potrà mai compensare il prezzo pagato dalla madre per il semplice fatto di essere una donna e una madre in una cultura fortemente patriarcale. Per una madre che ha sacrificato sé stessa, la sua esistenza e il suo potenziale, ogni cosa in nome della maternità, vedere la propria figlia nell'impresa di affermarsi e fare delle cose che non pensava fossero possibili per sé stessa, assume tutte le caratteristiche di un tradimento. Questa dinamica crea continuità, è un vero e proprio circolo vizioso: di generazione in generazione, le figlie continuano a farsi piccole e a porre in secondo piano la propria esistenza e il proprio slancio vitale in modo tale che la madre sia validata in quanto madre, identità per la quale ha sacrificato ogni cosa ricevendo pressoché nulla in cambio, di fatti il supporto emotivo è nullo, così come il riconoscimento dei suoi sforzi immani.


Le madri provano un profondo senso di rabbia che inconsciamente indirizzano verso le figlie, ciononostante la vera motivazione per la quale sperimentano collera e rancore è da ritrovarsi nel patriarcato e nella cultura maschilista che richiede alle donne di svuotarsi e annullarsi completamente per diventare madri.




Fonti:


Why It's Crucial for Women to Heal the Mother Wound by Bethany Webster

(https://www.bethanywebster.com/why-its-crucial-for-women-to-heal-the-mother-wound/)


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