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L'approccio ai grandi classici della letteratura è sempre cauto: si avverte una sorta di timore reverenziale quando si inizia a leggere un libro che è considerato un vero e proprio modello editoriale. Le motivazioni da cui derivano queste sensazioni sono diverse: vanno dalla preoccupazione dovuta al contatto con un registro linguistico ormai caduto in disuso, alla pressione psicologica derivante dal fatto che il libro sia un capolavoro letterario e che TU, in quanto lettore, abbia il dovere di apprezzarlo. In realtà un lettore, in quanto tale, ha come solo unico dovere quello assecondarsi, essendo libero di leggere ciò che ama, di lasciare un libro a metà e persino, di odiare un classico. Viaggio al centro della Terra, però, è un classico particolare, il cui fascino prescinde dal rispetto che solitamente suscitano i capolavori. Pubblicato nel 1864 è uno dei romanzi scientifici d'avventura più iconici di Jules Verne, scrittore francese prolifico e visionario, le cui idee sono talmente suggestive e potenti da aver indotto alcuni lettori (i Verniani) a credere che sulla base degli scritti dell' autore, ci sia un fondo di verità. La prosa di Verne, infatti, è estremamente coinvolgente, ironica e fresca, lontana dall'immaginario di una lingua pesante e opulenta -tipica dei romanzi dell'epoca. Lo stile, tagliente ed elegante, accompagna il fruitore del libro in un universo narrativo strabiliante: il centro della Terra. I protagonisti della storia sono il professore tedesco Otto Lidenbrock e suo nipote Axel, i due, dopo aver decifrato un messaggio runico, scoprono come raggiungere il centro della Terra e partono alla volta di un viaggio straordinario, recandosi in Islanda ed entrando in un vulcano dormiente - guidati da Hans Bjelke. Inoltrandosi sempre di più tra gli strati e le grotte del sottosuolo, i tre si troveranno davanti a fenomeni insoliti e creature sbalorditive. Nonostante gli imprevisti del viaggio, se scendere è stato relativamente semplice, più difficile sarà salire per tornare in superficie. Tra i temi del libro, il preponderante è sicuramente quello del desiderio di conoscere e proprio questa bramosia di conoscenza porterà i protagonisti a legarsi sempre di più introducendo un altro tema fondamentale: quello dei rapporti umani (quello pungente ed ironico tra zio e nipote, e quello d'amicizia tra i due e Hans). I personaggi di Verne sono pionieri: lo scrittore introduce la figura di un essere umano che è cittadino del mondo, che è pronto a lasciare ciò che gli è familiare per incontrare nuove culture e apprendere da queste. Nel corso della narrazione ci si rende conto di quanto Verne fosse moderno: l'autore era un uomo colto e curioso che continuava ad interrogarsi sulle scoperte scientifiche e sulle origini dell'universo. ''La scienza, ragazzo mio, è fatta di errori, ma di errori che è bene commettere, perché essi conducono a poco a poco al vero.''
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