Tra le uscite più chiacchierate degli ultimi mesi, tra tanti film americani come Joker o Once upon a time in Hollywood figura anche il sudcoreano Parasite, distribuito nelle sale italiane a partire dal 7 novembre. La trama del film di Bong Joon-Ho ruota attorno ai Kim, una famiglia sudcoreana povera che vive di quello che trova. La vita dei suoi quattro componenti verrà stravolta quando il figlio maggiore troverà lavoro presso la ricca famiglia Park. Con scaltri espedienti, i Kim riusciranno a infiltrarsi piano piano dentro la vita di questa famiglia e il confronto tra le due diverse realtà genererà dei risvolti inaspettati.
Il film è intriso di un’ironia cupa che tende a ridicolizzare la borghesia con le sue manie assurde e i suoi tormenti, portando in scena in modo acuto le differenze di classe che tuttora persistono nella nostra società. Bong Joon-Ho in un’intervista dichiara infatti che per lui scrivere questo film è stato qualcosa di assolutamente naturale, e sostiene che la contrapposizione tra ricchi e poveri è qualcosa di cui ogni giorno siamo spettatori e questo, è strettamente collegato alla società contemporanea. A tal proposito, dichiara di essere partito da una situazione sociale specifica del suo paese di origine ma di essersi accorto -grazie alla inaspettata ricezione del film- che in realtà tutti viviamo in un paese chiamato capitalismo. La sua grande sensibilità per questi temi era già emersa con Snowpiercer (2013) e con il più recente Okja, film di grande successo distribuito da Netflix del 2017.
Il regista ci comunica attraverso questo film straordinario, che in circostanze di conflitto tra classi il contrasto raramente si risolve in una ribellione nei confronti del potere, bensì si trasforma in una lotta fra poveri, peggiorando già un clima di crisi sociale.
Il prodotto che deriva da questa sagace osservazione della società si muove fluentemente tra i generi, spaziando dalla commedia al thriller e addirittura a tratti al pulp: proprio questa commistione rende il film difficilmente definibile ma sicuramente molto interessante e coinvolgente, tanto che AO Scott scrive che Parasite “annulla la distanza tra essai e intrattenimento”.
Degna di nota è inoltre l’attenzione di Bong Joon-Ho ai dettagli, dall’abbigliamento di Kim Ki-woo che veste sempre una taglia in meno, agli ambienti: la differenza sostanziale delle dimore delle due famiglie è importantissima, quanto metafora dei due mondi a confronto. I Kim vivono in quelli che vengono chiamati “semi-basement”, molto diffusi in Corea del Sud, minuscoli appartamenti sotto il livello della strada, soggetti ad allagamenti e infiltrazioni. I Park invece vivono in un'enorme villa minimalista citata in testate come Elle Decor e Architectural Digest e che è stata immaginata dal regista già in fase di scrittura del film: è una casa che grazie ai suoi immensi spazi nasconde e dà la possibilità di nascondere.
La colonna sonora, invece, continua la sua collaborazione con Jung Jaeil per i temi principali ma tra gli autori dei brani non originali figurano anche Handel e…Gianni Morandi.
Parasite ha trionfato a Cannes vincendo la Palma d’oro e le voci dicono che possa essere candidato non solo come Miglior film straniero agli Oscar (prima volta per un film sudocoreano), ma anche come Miglior film, categoria in cui raramente concorrono film non americani. Il grande successo di Parasite all’interno del panorama mainstream, generalmente saturato di film anglofoni e rappresentanti sempre di una certa cultura occidentale, si manifesta come una boccata d’aria fresca. Il film, oltre ad essere una satira sulla società interpretata a partire da un punto di vista originale, suscita grandi riflessioni non solo dal punto di vista politico ma anche dal punto di vista della fruizione del film. Negli USA infatti molti spettatori si sono lamentati che nella sua uscita nelle sale il film non fosse doppiato ma solo sottotitolato. È prassi nei paesi asiatici guardare film stranieri sottotitolati, perché invece per noi diventa una fatica o un fastidio?
Tirando le somme, al momento possiamo solo che attendere le nomination agli Oscar previste per il 13 gennaio. Qualunque fosse il loro esito, in ogni caso, possiamo ad oggi definire Parasite uno dei capolavori non solo della storia del cinema coreano, di cui proprio quest’anno si celebra il centesimo anno, ma anche una delle punte di diamante della cinematografia degli anni ’10 del 2000.