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KUBE

Perché tutti questi remake?

Che si parli di cinema o di televisione, ultimamente si direbbe che stiano uscendo solo remake, reboot e spin-off di qualcosa che esiste già. Una breve ricerca Google rivela che molti percepiscono questo fenomeno e se ne stanno chiedendo le cause.


la domanda del secolo

Sembra che non passi settimana senza che venga annunciato il rifacimento di un film o di una serie TV. Mi viene subito in mente il remake di Dune con Timothée Chalamet e Zendaya dal quale è fisicamente impossibile sfuggire (se qualche mese fa mi aveste detto che mi sarei stancata di vedere foto di Timothée Chalamet vi avrei riso in faccia ma centomila prime e red carpet dopo chiedo pietà, basta, non ce la faccio più.)


Per non parlare delle serie TV: tra quelle più discusse degli ultimi tempi contiamo il reboot di Gossip Girl uscito dopo molte anticipazioni la scorsa estate a quello di Sex and the City previsto per dicembre e dal quale escono continuamente nuove foto rubate dal set. Ma perché tutto questo riciclaggio di materiale – possibile che nessuno a Hollywood/Netflix/Amazon, etc. abbia idee originali?


un collage di foto di Timothee e Zendaya mentre promuovo Dune

Non sono la prima a pormi questa domanda, che è emersa ripetutamente nel corso degli anni (possiamo dire che è anch’essa un remake?). Nel 2015, Patricia Garcia si chiedeva in un articolo per Vogue cosa ci fosse dietro all’ondata di reboot di serie anni 90, identificando una relazione tra la loro popolarità e l’allora nascente interesse per la moda degli anni 90. Entrambe tendenze fanno leva sulla nostalgia per catturare l’attenzione del pubblico / consumatore. D’altronde è risaputo che “nostalgia sells”.


Se ci siamo già trovati a riflettere sull’abbondanza di reboot, sarà vero che adesso ce ne sono più del solito?


L’idea di riproporre un film, una serie, di rivisitare un concept adattandolo ad formati, tempi, preferenze e sensibilità diversi non è certo una novità. Alcuni dei film più amati e apprezzati sono remake, dallo Scarface di Brian de Palma che riprendeva quello del 1932 a successi recenti come Suspiria di Guadagnino (remake del film di Dario Argento) o A Star is Born (la cui versione del 2018 di Bradley Cooper con Lady Gaga è la quarta rielaborazione del film, uscito per la prima volta nel 1937, poi nel 1954 e ancora nel 1976).


4 versioni del film "A Star is Born"

I vantaggi sono evidenti: dal punto di vista marketing è una specie di scorciatoia, non occorre far nascere da zero l’interesse del pubblico ma costruire su quello già esistente, rianimarlo. Per i produttori questo significa maggiore sicurezza.


Come sottolinea Daniel Herbert, professore associato di film, television, and media alla University of Michigan, c’è un forte incentivo economico nel proporre dei remake. Una volta che uno studio come quello Disney compra i diritti per un’idea allora più volte la usa per proporre film o serie diverse – più la spreme – maggiore sarà il suo ritorno sull’investimento. Per questo ci ritroviamo con un nuovo Spiderman ogni mese e con serie dedicate ad ogni membro degli Avengers – qui si parla più di spin-off che di remake ma il concetto è lo stesso: la proprietà intellettuale costa ed è un fattore determinante nel decidere quali film o serie vengono realizzati.


Detto così sembra tutto molto cinico. E infatti generalmente i remake non hanno connotazioni positive. Ogni volta che viene annunciato il remake di un film della mia infanzia o il reboot di una serie che ho amato, sento un misto di fastidio e panico. Perché vogliono rovinare questo bel ricordo? Certo, guarderò probabilmente tutti gli episodi di And Just Like That (titolo del già citato reboot di Sex and the City) ma lo farò con l'atteggiamento di un soldato che va in battaglia contro un nemico molto più forte di lui, consapevole di andare incontro alla mia sconfitta.


Indubbiamente la più bella immagine scattata durante le riprese di "And Just Like That"

In un articolo su Vulture, Josef Adalian sostiene però che questo fenomeno non va visto per forza come una cosa negativa, sottolineando che “la quasi certezza che alcuni – forse la maggior parte – dei reboot saranno un disastro non è una ragione per bocciare il trend.”


Espone invece alcuni dei potenziali vantaggi dei reboot, tra cui la possibilità di esplorare meglio o approfondire personaggi conosciuti o di vedere come uno o più personaggi sono cambiati col tempo (come in Una mamma per amica: di nuovo insieme, reboot della popolare serie degli anni 2000 che fa vedere cosa combinano i protagonisti dieci anni dopo). I reboot vengono anche sfruttati per rettificare errori o sviste del passato, per adattare alcuni programmi alla sensibilità contemporanea, ad esempio con cast più inclusivi (anche se spesso questo viene fatto con superficialità senza davvero andare al succo del problema).


Lorelai e Rory 10 anni dopo in "una mamma per amica: di nuovo insieme"

Il punto più importante che solleva Adalian mi sembra però essere che i reboot non impediscono la creazione di altri programmi. Se è vero che negli ultimi tempi ne stanno uscendo sempre di più, è anche vero che stanno uscendo sempre più programmi in generale. Quindi, piuttosto che continuare a chiederci perché ci sono così tanti reboot, dovremmo forse domandarci di cosa stanno facendo reboot e cosa questo rivela.


Come abbiamo visto, remake e reboot, come i trend della moda, fanno presa sulla nostalgia. E fin qui, niente di nuovo. Quello che è interessante è come il lasso di tempo che separa il presente dal momento per il quali proviamo nostalgia (e ci viene quindi riproposto) sembra si stia accorciando. Negli anni 90, moda e serie si ispiravano agli anni 70 - pensate a That 70s Show con Ashton Kutcher e Mila Kunis, andato in onda dal 1998 al 2006. Negli anni 2010, è iniziata la nostalgia per gli anni 90 – ad esempio, con il reboot di Beverly Hills 90210 o con il rilancio di Twin Peaks. In questi casi il “gap nostalgico” è di circa 20 anni.


Ma adesso, nel 2021, dopo esser stati brevemente nostalgici per gli anni 2000, stiamo già rianimando materiale degli anni 2010, come Gossip Girl (2007-2012) e addirittura Pretty Little Liars, serie della quale è stato recentemente annunciato il reboot nonostante l’originale sia era ancora in onda nel 2017, solo 4 anni fa.


"Gossip Girl" originale (2007-2012) vs il reboot (2021-?)

Sicuramente la quantità di contenuti che consumiamo è talmente elevata che rivisitare qualcosa che data di solo qualche anno fa viene vissuto come un tuffo nel passato. Ma viene comunque da chiedersi il perché di tutta questa fretta nel ripercorrere il catalogo dei contenuti pop-culturali. Da dove viene questa spinta? Da Hollywood? Dalle piattaforme streaming? Dai social? Dall’ansia collettiva di cui è preda la nostra società?


Non lo so, sospetto che la risposta sia un mix delle cose citate e di altro ancora. Però è qualcosa su cui riflettere.


A questo punto vorrei tornare sulla questione dei remake, reboot, etc. per rettificare la mia posizione iniziale. Ho detto di provare ansia e fastidio quando viene annunciato il rifacimento di film o serie del passato, soprattutto se il ricordo dell’originale è ancora fresco, ma ora che ci penso, dietro a quelle sensazioni se ne celano altre: adrenalina, anticipazione, curiosità. Sarà probabilmente terribile, ma se non lo fosse? E se lo fosse, terribile come? Perché? Cosa hanno sbagliato? Può diventare uno spunto di conversazione, di discussione, stimolare l’immaginazione.

E poi, siamo onesti, la distinzione che conta davvero non è tra remake e non remake ma tra serie / film che partono dal desiderio di realizzare qualcosa di nuovo, di interessante e che coinvolgono persone capaci e creative da una parte e prodotti creati semplicemente per fare soldi, con la consapevolezza che verranno consumati in massa, rapidamente e presto dimenticati e che in quanto tali non devono attenersi a standard elevati di qualità e originalità.

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