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I 6 discorsi più emozionanti degli Oscar

In attesa degli Oscar 2021 che si terranno domenica 25 aprile nello storico Dolby Theatre di Los Angeles (anche se in versione ridotta a causa delle restrizioni covid), ripercorriamo insieme i momenti più emozionanti degli Academy Awards con una lista dei 6 discorsi a mio avviso più significativi per il loro valore simbolico, per il messaggio che trasmettono o per lo spirito con il quale sono stati pronunciati.


1. Viola Davis, Miglior Attrice Non Protagonista, Fences, 2017

Iniziamo con quello che è probabilmente il miglior acceptance speech della storia degli Oscar, pronunciato perfettamente, con molto pathos e una magistrale padronanza di linguaggio. Autorevole e al contempo personale, sentito. Nell’accettare il premio di miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione di Rose Maxon nell’adattazione cinematografica di Fences, celebre opera teatrale di August Wilson, l’attrice Viola Davis ha immediatamente catturato l’attenzione del pubblico dichiarando: "C'è solo un posto dove sono riunite le persone con il più grande potenziale ed è il cimitero,” una frase molto potente, seguita da una celebrazione del ruolo del cinema diversa dal solito, con la quale è riuscita a ad individuare la vera essenza di questa forma d’arte in una maniera che non suona mielosa o puramente retorica ma vera, sincera: "Voglio riesumare quei corpi, quelle storie, le storie di persone che sognavano in grande e non hanno mai visto quei sogni avverarsi. Persone che si sono innamorate e hanno perso […] Sono diventata un’artista e ringrazio Dio perché è l’unica professione che celebra cosa significhi vivere la vita."


2. Frances McDormand, Miglior Attrice Protagonista, Tre manifesti a Ebbing, Missouri, 2018

Quando è salita sul palco per accettare il suo secondo Oscar (il primo lo vinse nel 1997 per Fargo) per la sua performance nel film del 2017 Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Frances McDormand – tra una bizzarra risatina e l’altra – ha fatto alzare le donne candidate quella sera in tutte le categorie, facendo appello alla collega Meryl Streep “se lo fai te, lo faranno tutte.” Ha proseguito poi con un tono a tratti ironico ma anche molto serio, quasi minaccioso, quello di una donna che non ha nessuna intenzione di continuare a tollerare qualsiasi forma di discriminazione e ingiustizia da parte del mondo del cinema, dicendo: “Tutte abbiamo storie da raccontare e progetti da finanziare.” e, rivolta ai produttori, registi, e tutti quelli che ricoprono ruoli i decisionali: “Non parlateci di questa cosa alle feste di stasera. Invitateci nel vostro ufficio tra un paio di giorni o venite al nostro, come credete meglio, e vi diremo tutto. Ho due parole prima di lasciarvi stasera, signore e signori: INCLUSION RIDER.”


Quelle ultime due parole hanno generato la più massiccia ricerca Google della serata: “cos’è un inclusion rider?” Come molti di noi hanno scoperto quella sera, è di una clausola che gli attori possono inserire nei loro contratti per avere la garanzia che la troupe e il cast del film rispetti un certo livello di inclusività. Insomma, si tratta di un importante strumento per contrastare l’esclusione delle persone appartenenti a gruppi sottorappresentati nell’industria cinematografica, al quale con il suo discorso McDormand ricordò ai suoi colleghi di fare ricorso.


3. Marlon Brando, Miglior Attore, Il padrino, 1973

L’attore Marlon Brando non partecipò alla cerimonia del 1973 e quando vinse il premio di miglior attore per il suo ruolo nel film Il padrino, fu Sacheen Littlefeather, attrice e attivista apache e presidente della National Native American Affirmative Image Committee a salire sul palco al posto suo. Rifiutando con un gesto delicato ma sicuro la statuetta presentatagli da Roger Moore, disse “Rappresento Marlon Brando, che mi ha chiesto di dirvi – in un discorso molto lungo che non posso condividere ora per questioni di tempo ma che sarei lieta di condividere dopo con la stampa – che non può accettare questo generoso premio a causa del trattamento oggi riservato agli indiani d’America dall’industria del cinema […]”


Il discorso intero, lungo 15 pagine, fu pubblicato dal New York Times il giorno seguente. A quanto pare uno dei produttori degli Oscar aveva minacciato di farla arrestare se il discorso fosse durato più di sessanta secondi e l’attore John Wayne (icona dei film western) dovette essere trattenuto dal salire a trascinarla giù dal palco. Fu un grande shock all’epoca, come testimoniano anche le espressioni di estremo disagio dei presentatori e le reazioni miste del pubblico. Di sicuro, lanciò un messaggio che rimane ad oggi estremamente saliente e sempre più urgente riguardo l’impatto della rappresentazione cinematografica delle comunità marginalizzate. Un gesto importante ma che ci ricorda anche quanta strada ci sia ancora da fare.


4. Halle Berry, Migliore Attrice, Monster’s Ball, 2002

Nel 2002, Halle Berry divenne la prima donna afroamericana a vincere l’Oscar come migliore attrice protagonista per il suo ruolo nel film Monster’s Ball – L’ombra della vita. È bellissimo vedere le diverse emozioni che si susseguono nel corso del suo discorso. L’attrice parte da uno stato di shock dal quale riesce progressivamente a riprendersi. “Questo premio è molto più grande di me,” nota subito Berry, che lo dedica alle grandi attrici nere che l’hanno preceduta come Dorothy Dandridge, Lena Horne e Diahann Carroll, alle sue contemporanee come Jada Pinkett, Angela Bassett, Vivica Fox e infine “alle donne di colore senza nome e senza volto che ora hanno una possibilità, perché da stasera le porte sono aperte." Mentre parla, inizia pian piano a metabolizzare l’accaduto e quando arriva alla fine si lascia prendere da uno slancio di gioia trascinante, agitando il pesante premio con grande entusiasmo.


5. Leonardo DiCaprio, Miglior Attore, Revenant – Redivivo, 2016

La ripetuta mancata vittoria di Leonardo DiCaprio agli Oscar, nonostante le sue innumerevoli

nomination, era diventata soggetto di diverse battute e meme online quando finalmente nel 2016 vinse il premio di miglior attore per il suo ruolo nel doloroso film Revenant – Redivivo. Furono tutti molto contenti per lui, o perlomeno sollevati. Il discorso di Leo non deluse (si vede che aveva avuto il tempo di prepararselo per bene). “The Revenant racconta il rapporto dell’uomo con il mondo naturale, un mondo che nel 2015 è passato attraverso l’anno più caldo della storia,” commentò l’attore che notoriamente ha a cuore l’emergenza climatica, tema sul quale si esprime spesso. “Il cambiamento climatico è reale” ha continuato, “è la minaccia più urgente per tutta la nostra specie […] Dobbiamo sostenere i leader di tutto il mondo che non parlano per i grandi inquinatori o per le grandi aziende, ma che parlano per tutta l’umanità, per le popolazioni indigene di tutto il mondo, per i miliardi e miliardi di persone svantaggiate, per i figli dei nostri figli, e per quelle persone là fuori la cui voce è stata soffocata da una politica di avidità.” Un discorso eloquente, che l’attore ha concluso con un chiaro messaggio: “Cerchiamo di non dare questo pianeta per scontato.”


6. Bong Joon Ho, Miglior Regista, Parasite, 2020

La vittoria del coreano Bong Joon Ho fu una grandissima e bellissima sorpresa. Mi ricordo perfettamente il momento che fu annunciata poco più di un anno fa (che però sembra molto più lontano perché risale all’era pre-covid). Ero in un bar a Brooklyn, nel quale era stato allestito un maxi-schermo per proiettare la cerimonia in diretta. Il posto era stracolmo. Tutti avevamo compilato le nostre schedine con le previsioni. Ne avevamo due a testa perché sulla prima avevamo scritto chi pensavamo che avrebbe vinto e sulla seconda invece chi dovrebbe vincere. Questo la dice lunga sul nostro scetticismo nel confronto dell’Academy.


Che però ci stupì tutti dando il premio per la miglior regia a Bong Joon Ho per Parasite, il film rivelazione dell’anno. Era la prima volta che un regista sudcoreano portava a casa il premio e solo la seconda volta che veniva conferito al regista di un film in lingua “straniera.” Tutti esultavano, increduli, convinti fino a pochi secondi prima che il premio sarebbe andato ad uno dei comprovati beniamini di Hollywood in gara quell’anno. Nessuno però era emozionato quanto il regista stesso che, salito sul palco accompagnato dalla sua interprete, diede uno dei discorsi più dolci e condivisibili della storia. Ringraziando uno ad uno gli altri concorrenti, disse ridendo “mi piacerebbe avere una motosega in modo da dividere l’Oscar in tante parti e condividerlo anche fisicamente con tutti voi.” E concluse con un fantastico: “continuerò a bere fino a domani mattina."

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