Bentornat* ad un altro appuntamento di Interviste Emergenti!
Questa volta ho avuto l'occasione di fare una piacevolissima chiacchierata con Laila Al Habash; per chi ancora non la conoscesse, sappiate che, a soli 22 anni è una fuori classe dell' indie italiano, Undamento è la saga e, con "Moquette" ha già fatto capire che, sicuramente, sentiremo ancora parlare di lei!
Artista italo-palestinese le cui principali ispirazioni musicali e stilistiche si muovono tra le grandi artiste italiane del passato ma anche tra quelle più attuali, come Kali Uchis e Princess Nokia. Il suo percorso è iniziato con tre singoli pazzeschi ("Come Quella Volta", Zattera" e "Bluetooth") , inseriti nella colonna sonora di Summertime, serie Netflix italiana che ha riscontrato tantissimo successo.
Ma non vi spoilero più niente e lascio parlare direttamente lei!
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Ciao Laila, sono davvero felice di poterti conoscere un po' meglio; come ormai buona abitudine di questo format, lascio le presentazioni direttamente a te!
Piacere mio! Faccio musica, ho dei capelli lunghissimi e mi piacciono molto i cani a spasso.
Qual è il primo ricordo che hai, che ricolleghi alla musica o, comunque un momento che ti ha fatto dire "questo è quello che voglio fare"?
Il primo ricordo è sicuramente la mia prima lezione di pianoforte a 3 anni e mezzo. Avevo un’insegnante coreana che mi chiese di suonare le prime cinque note del pianoforte con le mani e ricordo benissimo che risposi abbattuta: “non sono capace”. Fa ridere ma anche riflettere.
Il momento in cui ho capito che era ciò che volevo fare è stato due anni fa, uscendo dallo studio di Stabber, una sera in cui avevamo lavorato a Soffice. Ero contenta come poche altre volte e ho realizzato che prendere 30 all’università mi dava la metà della soddisfazione di uscire dallo studio e sapere di aver scritto una canzone che mi piace. Lì ho proprio pensato: ok, è questo che voglio fare, possibilmente per sempre.
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Cosa puoi raccontarci del tuo incontro, appunto, con Stabber e della seguente collaborazione con Niccolò Contessa?
Immagino siano stati entrambi dei punti di svolta e di riferimento per te.
Stabber l’ho conosciuto quando avevo 17 anni, è stato lui a farmi capire che potevo fare questa cosa sul serio e non ci siamo mai più separati. Niccolò ha iniziato a lavorare con me da poco meno di un anno, c’è stata da subito molta sintonia sia con me che con Stabber, insieme siamo un bello squadrone.
Posso proprio confermalo, un trio pazzesco!
Cos’è cambiato da i primi tre singoli, 'Come quella volta', 'Zattera' e 'Bluetooth', a 'Moquette', il tuo Ep d’esordio?
Fondamentalmente sono “solo” cresciuta. Ho capito meglio cosa voglio e come voglio raccontarlo. Adesso mi sento più a fuoco in tante cose rispetto a prima.
© Tommy Biagetti
Hai partecipato anche al MiAmi TVB sul palco del Circolo Ohibò di Milano, come è stato condividere il palco con così tanti artisti della scena indie emergente italiana? E quanto mancano i live?!
Sì, ricordo quel palco con molto affetto. I live mi mancano molto e come tutti spero di poter ritornare presto a suonare.
Come possiamo sentire in 'Brodo' o in 'Soffice', hai voluto unire le sonorità indie pop con i ritmi serrati del rap; come sei arrivata all'unione di questi due generi? Quale ti appartiene di più?
Mi è venuto tutto molto naturale perché sono i due generi che ascolto di più. L’hip hop è interessante, mi piace studiare la metrica delle parole e le rime sono belle da sentire, sono appaganti. Però come dico sempre, il rap lo tifo dagli spalti. Sento molto più mio l’indie, che ascolto da sempre.
3 elementi fondamentali che non possono mancare nella tua musica?
I controcanti, il Valhalla VintageVerb e la sincerità.
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Grazie ancora a Laila Al Habash per averci raccontato qualcosa in più su di te e sulla tua musica.
E voi cosa aspettate?! Andate a sentirla nella nostra freschissima playlist e, se non vi basta, vi lascio anche un'ultima chicca che ha pubblicato con Stabber!
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