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Lucia Zamolo, Rosso è bello: basta tabù sul ciclo, vivilo (e parlane) come vuoi.
Edizione Sonda
Questo libro lo sfata (il tabù) con il sorriso
sulle labbra, tanta ironia e
un pizzico di poesia, non ci credi?
Leggilo!
Rosso è bello me lo sono letto in un pomeriggio di fronte al camino; ha il sapore di quei libri illustrati che ti regalavano alle elementari: quello che raccontava la storia della gocciolina che dalle nuvole arrivava sulla superficie della Terra e poi evaporava, quello sugli animali dove l’elefante frignava incessantemente e la scimmia non la smetteva mai di burlarsi degli altri.
E tramite l’impiego di illustrazioni e parole facilmente comprensibili, era possibile far riflettere bambini e bambine delle elementari sul ciclo e lo spreco dell’acqua , il bracconaggio e l’estinzione delle specie per mano umana. Di certo non temi facilmente digeribili, sopratutto il secondo, eppure totalmente comprensibili, tant’è che nonostante siano passati molti anni, qualche rimasuglio mi pare ci sia ancora.
E se mi ricordo il ciclo dell’acqua o la lezione sull’elefante frignone - che aveva tutte le ragioni per singhiozzare considerando che è una specie a rischio di estinzione molto alta: sono circa 20 000 gli elefanti uccisi ogni anno dai bracconieri e altre migliaia sono minacciati dalla deforestazione - è merito di quei libri sapientemente illustrati.
Come avrei voluto che ci fosse un libro come Rosso è bello sui banchi delle elementari, la me bambina avrebbe ringraziato e gioito, quanto cose avrebbe potuto insegnarci, quanti tabù avrebbe potuto risparmiarci.
Ho avuto il piacere di intervistare l’autrice del libro Lucia Zamolo illustratrice freelance e designer di libri per ragazz* che ha studiato alla Münster School of Design.
Il libro è uscito nel febbraio 2020 edito da Sonda e tradotto da Anna Patrucco Becchi, il titolo originale è Rot ist doch schön.
Francesca: Ho storie di amiche molti simili a quella che hai raccontato tu all’inizio del libro. Ovviamente il momento meno opportuno è quello perfetto per l’arrivo del menarca (esisterà un momento opportuno?). Durante la festicciola per il compleanno della nonna con tutti i parenti in pole position deve essere stato quantomeno terrificante, avevi mai trattato l’argomento in famiglia o a scuola?
Lucia: Non mi sono sentita per niente preparata!
Ne abbiamo parlato un po’ a scuola e durante il doposcuola, una delle maestre con la quale avevamo un buon rapporto ci aveva detto di avere le mestruazioni spiegandoci che cosa volesse dire e che un giorno sarebbe capitato anche a noi. Comunque eravamo troppo piccole per capire che cosa ci stesse spiegando.
A quell’età non riesci ad immaginare che un giorno vorresti (non solo) baciare qualcuno.
Poi quando sono cresciuta, mia madre mi ha dato una scatolina con dei tamponi, assorbenti e piccoli fascicoli che spiegavano le mestruazioni. A me sembrava sempre molto “clinico”, qualcosa che esiste ma di cui non si parla troppo.
Ho incominciato a parlare con le mie amiche di cosa stava succedendo nei nostri corpi solo quando avevamo tutte le mestruazioni già da un po’ - in un certo senso prima ci vergognavamo.
Francesca: Io ho avuto il ciclo per la prima volta a 15 anni, quindi non esistevano più segreti (si fa per dire), ma ricordo una mia amica che avendolo avuto alle elementari reagì un po’ alla Carrie urlando a squarciagola: “mamma ho una forte emorragia sto morendo dissanguata”. A questo proposito, come pensi si debba iniziare a trattare il tema delle mestruazioni con bambini e bambine per evitare tabù o falsità o situazioni di impreparazione che molt* sperimentano?
Lucia: Penso che sia importante mostrare ai bambini che le mestruazioni sono qualcosa di naturale e anche di bello. Forse si potrebbe cominciare a non nascondere tamponi, assorbenti, coppette mestruali - ci sono alcune marche di prodotti igienici che curano molto il lato estetico, così i bambini si abituano alla loro presenza e se lo chiedono, gli si può spiegare a che cosa servono.
Mi rendo conto del fatto che non sia per niente facile, ma con una certa naturalezza e con umorismo sarà meno imbarazzante.
Poi penso che si dovrebbe parlare di più a scuola. Io quasi non ricordo di aver trattato questo tema - almeno non sufficientemente. Sono dell’opinione che l’educazione mestruale a scuola dovrebbe essere obbligatoria e necessaria per assicurarsi che tutti i bambini vengano informati in modo adeguato, inoltre si può rispondere alle loro domande.
Non tutte le famiglie sono all’altezza di svolgere questo compito.
Francesca: Di fronte all’illustrazione “La donna=vaso” ho riso più del dovuto (per la disperazione ovviamente), pensi che le credenze elaborate da Aristotele, Plinio e altri presunti intellettuali nei confronti del mestruo abbiano lasciato dei residui all'interno della nostra società?
Lucia: Si, assolutamente!
Il nostro mondo è sempre stato profondamente patriarcale e purtroppo in gran parte questo si verifica ancora. Le tasse per prodotti igienici sono state abbassate soltanto nel 2019 e questi prodotti sono necessari per quelle persone che hanno le mestruazioni (!!!) - questo dimostra che le strutture sociali si cambiano solo pian piano.
Durante la mia ricerca ho letto un libro in cui si diceva appunto che tutte queste teorie negative del passato provocavano i dolori mestruali. Per me sembrava logico: tutta questa negatività aveva l’effetto del nascondere la realtà delle mestruazioni. Mantenere un segreto può risultare in un peso emozionale e poi anche fisico.
Parlando con la mia ginecologa, lei mi ha raccontato che già il modo come si comportano i genitori influenza profondamente i bambini. Allora anche il dolore viene trasmesso alle generazioni future.
Francesca: Racconti che mentre guardavi la Televisione da bambina, in un documentario pronunciarono quella parola che non deve essere nominata, quando hai chiesto a tuo padre che cosa fosse ti ha riposto: “Un sangue particolare”. Siccome lui non si ricorda la vicenda, che ne dici di raccontarci come avresti voluto che ti rispondesse? Cosa sarebbe servito a quella bambina?
Lucia: Allora, penso che non avrebbe dovuto dire tanto se non la verità. Avrebbe potuto chiedermi se conoscevo la parola “ciclo”. E avrebbe potuto dirmi che per poter aver dei figli ci vuole uno “spazio” nel proprio corpo. Questo piccolissimo spazio, soltanto grande come una pera, ha bisogno di essere ben preparato ed ecco perché si sta continuamente rinnovando. Se poi non rimani incinta, ogni mese, l’utero si rinnova eliminando ciò di cui non ha bisogno - un po come pulirsi il naso (ahah), solo che l’utero lo fa da se. Ti rendi conto com’è incredibilmente intelligente e bravo il nostro corpo?!
Francesca: Scrivi che l’ispirazione per realizzare questo progetto ti è venuta durante il corso di laurea alla Münster School of Design e racconti che spesso hai dovuto difendere le tue idee, per quale motivo? Come hanno reagito di primo acchito professori, professoresse o altre persone?
Lucia: Ero molto nervosa prima della conversazione con il mio professore - avevo timore che lui non accettasse questo tema non essendo preparato.
Invece mi ha confermato che l’idea era ottima e anche molto attuale, anzi che mi trovavo in anticipo con i tempi: un libro estremamente necessario!
Alcuni amici e compagni dell’università che mi chiedevano quale fosse il mio progetto per la laurea, alla mia risposta mi guardavano un po’ sospetti ed imbarazzati. La maggior parte non immaginava che senso avesse il mio progetto. Però quando ho incominciato a parlare delle mie idee, dei miei motivi, ho notato che più parlavo, più le persone si rilassavano ed anche s’incuriosivano e si aprivano al discorso.
Francesca: Come specifici alla fine del libro, per fortuna i prodotti per l’igiene mestruale e intima sono molti di più e si adattano a esigenze differenti, tu che cosa utilizzi solitamente durante le mestruazioni? C’è un prodotto di cui non puoi fare a meno e che ti ha migliorato la vita?
Lucia: (Dato che vivo in Germania posso solo riferirmi ai prodotti che conosco qui).
Mi soddisfa molto che ci siano dei prodotti ben realizzati, così belli che non li vuoi più nascondere nell’armadietto in bagno ma metterli dove tutti li possono vedere.
Mi piace molto l’idea di vivere il più ecosostenibile possibile e perciò mi sto abituando ad usare la coppetta mestruale - al momento però non sono ancora una professionista e per questo mi metto delle mutandine assorbenti di una ditta che le produce a Berlino.
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