Hannibal Lecter (Hannibal)
Hannibal Lecter è un personaggio conosciuto a tutti gli amanti del cinema e della pop culture, reso famoso dalla trasposizione cinematografica statunitense della trilogia de Il silenzio degli innocenti. La sua trasposizione seriale, ad opera di Bryan Fuller, conserva molte delle caratteristiche del personaggio originale: il carisma, l’eleganza e soprattutto il modus operandi. Allo stesso tempo l’Hannibal di Mads Mikkelsen, differentemente da quello di Anthony Hopkins, acquista una sua sfera sessuale: il suo fascino oscuro e il suo savoir faire attraggono uomini e donne indistintamente, dalla collega psichiatra Bedelia al detective Will Graham. Il rapporto detective/sospettato di Will e Hannibal è in realtà l’essenza della serie di Fuller. La loro relazione ambigua nel corso delle stagioni muta profondamente: la carica erotica tra i due uomini è esplicita e mano a mano la loro relazione si stringe, diventa indissolubile, l’uno entra nell’altro come una malattia, fino al misterioso epilogo della serie che riassume tutto ciò che è sempre stata la loro relazione: sangue, morte, violenza, ossessione e amore.
Rob (High Fidelity)
High Fidelity, disponibile su Hulu dal 14 febbraio, è la trasposizione gender-flipped del film omonimo di Stephen Frears che ci presenta quindi come protagonista una donna, Rob, interpretata dalla splendida e bravissima Zoë Kravitz. Come il Rob cinematografico di John Cusack, la nostra eroina nel corso delle puntate racconta di se stessa, del suo negozio di dischi, degli amici, dei gusti musicali ma soprattutto dei suoi amori passati e presenti. La componente amorosa e sessuale è molto centrale in High Fidelity, proprio perché Rob fa come una rassegna dei suoi partner passati: nel narrare ella appare totalmente a suo agio con la propria sessualità e rivendica la sua indipendenza dagli stereotipi di genere e di orientamento sessuale. Rob infatti è uno dei pochi personaggi bisessuali nella rappresentazione seriale contemporanea che viene narrato senza giudizi. La sua relazione con Kat, la seconda persona ad averle spezzato il cuore, ci serve molto anche ad inquadrare il personaggio della protagonista, che dietro una scorza un po’ menefreghista in realtà è una ragazza molto sensibile, insicura e bisognosa d’amore.
Nomi Marks (Sense 8)
Figurando come il primo personaggio seriale transgender interpretato da una persona trans e scritto da persone trans, Nomi è una degli otto sensate della serie Netflix del 2015 Sense 8, subito annoverata come uno dei grandi capolavori seriali degli ultimi anni. Nomi è una dolcissima blogger e hack-tivist che vive insieme alla fidanzata Amanita a San Francisco ed è la prima tra i protagonisti della serie a scoprire di avere una condizione cerebrale sconosciuta che la lega indissolubilmente ad altri 7 esseri umani sparsi in tutto il mondo. Non solo Nomi è un tipo di donna lontana dagli stereotipi, svolgendo un mestiere tipicamente maschile, ma è una tipa che -con l’astuzia e la logica- riesce a cavarsela in ogni situazione. Allo stesso tempo ella non perde la sua sensibilità e la sua empatia che la rendono un’amica straordinaria. Nomi risulta fin da subito una persona poco temeraria e aggressiva e il grande coraggio che la contraddistingue è una forza d’animo straordinaria: ella nel corso della serie è costretta ad affrontare tanti ostacoli, a partire da quello dell’identità di genere ancora non accettata dai genitori, ma, nonostante questo, non la vediamo mai arrendersi continuando a lottare per se stessa e per la propria individualità e per la sua cerchia di amici, la sua vera famiglia.
Blanca Rodriguez (Pose)
“La famiglia vera è quella che ti scegli” recita un aforisma e Pose, serie tv Netflix creata dal genio di Ryan Murphy, sicuramente esprime appieno questo concetto. Ambientata ad Harlem tra gli anni ’80 e ’90 nel contesto della cultura ballroom, la serie ruota attorno a tanti personaggi originali e interessanti, tra cui quello di Blanca: ella più di tutti gli altri protagonisti appare una figura pienamente materna, che cresce i suoi figli non biologici in un contesto difficile, quello della crisi dell’AIDS in un ambiente afflitto da povertà e da discriminazione sessuale e razziale. Blanca è una donna coraggiosa, forte e combattiva e che per la famiglia darebbe la vita. La sua caparbietà e la testardaggine non le impediscono però di essere una persona fortemente empatica e naturalmente buona e generosa, a volte subendone in prima persona le conseguenze. Blanca, oltre alla famiglia che si trova ad allevare, deve anche affrontare le sue lotte per affermare la propria identità di donna trans of color, con tutte le difficoltà che ne conseguono. Nonostante ciò, ella non fa mai prevalere il suo egoismo e si dà totalmente agli altri, diventando una figura di riferimento non solo per i suoi figli ma per l’intera comunità.
Cosima Niehaus (Orphan Black)
Cosima, uno dei primi cloni incontrati da Sarah Manning, protagonista della serie canadese di successo Orphan Black, è una ricercatrice di biologia evoluzionistica all’Università del Minnesota. Brillante studiosa, con un QI ben sopra la media, Cosima diventa un’alleata fondamentale per comprendere il motivo della comparsa dei cloni e per smascherare l’organizzazione criminale che sta compiendo da anni esperimenti evoluzionistici pericolosi e lesivi. Come tutti gli altri personaggi della serie, Cosima è un personaggio dalle mille sfaccettature, è amante della musica e del vino, è brillante, ironica, si adatta ad ogni situazione, è coraggiosa ed ha un carattere molto dolce ed estroverso. Dichiaratamente lesbica, la serie mette in scena la sua storia d’amore passionale e tormentata con Delphine, scienziata della compagnia rivale inviata inizialmente per spiare la donna. Cosima si presenta come uno dei personaggi queer meglio scritti delle serie tv, perché non solo è un tipo di donna non convenzionale, ma anche perché, grazie alle sue caratteristiche inconfondibili, non è mai definita semplicemente dal suo orientamento sessuale, presentandosi come un’amica leale, una zia spassosa e una sorella meravigliosa.
Gustavo Fring (Breaking Bad)
Uno dei prodotti che hanno più influenzato il panorama audiovisivo contemporaneo è stato sicuramente Breaking Bad, una tra le serie che ha reso AMC il centro della serialità americana grazie alla sua grande capacità di coniugare più generi -drammatico, thriller, azione- e di delineare personaggi complessi. Tra questi c’è proprio uno dei “villain” principali della serie, Gustavo Fring. L’uomo, nato in povertà, apre la sua catena di ristoro Los Pollos Hermanos -che nasconde un business di contrabbando e fabbricazione di droga- col partner Max. Per una serie di equivoci e scontri con un boss del Cartello, Gustavo vede Max venire assassinato e da lì egli scatena la sua sanguinosa vendetta. La sessualità di Fring nella serie non viene mai accennata, risultando un personaggio quasi asessuato: l’unico riferimento è proprio quello nei flashback con il suo business partner, che però sembra essere molto più di questo. Nonostante lo stesso attore, Giancarlo Esposito, abbia ipotizzato che il suo personaggio possa essere omosessuale, il creatore della serie Vince Gilligan ha lasciato il giudizio aperto agli spettatori. Gustavo Fring è un personaggio dalla personalità sfaccettata, spietato e crudele dietro i bei vestiti, i modi cordiali e le sue capacità di businessman e ciò lo rende uno dei villain seriali più interessanti della storia della televisione, sempre se di villain si può parlare: in Breaking Bad infatti non c’è spazio per il manicheismo, i limiti di bene e male si confondono e sfumano in continuazione.
Ryan Hayes (Special)
Ci sarebbe molto da dire sul personaggio di Ryan -interpretato da Ryan O’Connell- ideatore, sceneggiatore e produttore esecutivo di Special. La serie, approdata su Netflix ad aprile 2019, tratta numerosi argomenti, dall’omosessualità, all’indipendenza fino alla disabilità: lo stesso O’Connell, come il Ryan che interpreta, è un giovane affetto da una lieve paralisi cerebrale che ci racconta in prima persona la sua storia. La sua scrittura vera, autentica e reale -ispirata al suo romanzo autobiografico I'm Special: And Other Lies We Tell Ourselves- è una novità assoluta nel panorama seriale perché per la prima volta assistiamo ad un racconto senza filtri che ci narra davvero cosa si prova ad essere un uomo disabile ed omosessuale al giorno d’oggi proprio da parte di chi vive quest’esperienza quotidianamente. Presentandosi come una vera eccezione nel campo audiovisivo, Special è una serie molto importante, che dà voce a dei personaggi inediti come mai era stato fatto prima, con accuratezza, sensibilità e con estrema ironia.
Eve Polastri (Killing Eve)
Con la terza stagione terminata da poche settimane, Killing Eve è ancora al centro dei discorsi degli appassionati seriali. Nata dalla mente di Phoebe Waller-Bridge e di Sally Woodward-Gentle, la serie ruota attorno alla relazione tra Eve, una detective tenace e Villanelle, un’assassina professionista ricercata in tutto il mondo dall’MI6. Eve, durante le tre stagioni della serie, compie una trasformazione notevole da detective d’ufficio con una vita sociale attiva, innamorata del marito insegnante Niko, fino a venir stravolta completamente nello stile di vita e nella psiche dall’incontro con Villanelle. La chimica palpabile tra le due, amplificata dal rapporto tra detective e sospettata (un po’ come quello tra Will e Hannibal) trasforma la relazione in un gioco del gatto e del topo, in una repulsione e un’attrazione continua che va oltre ogni limite razionale. Le due personalità si fondono ed Eve si trasforma sempre più in qualcuno che non aveva mai pensato o forse osato poter essere. Ella, oltre ad essere forse la prima donna asiatica protagonista in una serie tv, è un personaggio originale affascinato dal crimine e dai criminali, soprattutto quelli femminili. Il carattere coraggioso, indipendente e temerario, la spinge quindi sempre più al di là dei propri limiti e delle proprie certezze, anche sessuali che sembra arrivare gradualmente a comprendere e accettare anche nella loro inaspettatezza.
Ray Holt (Brooklyn Nine-Nine)
Nata su Fox, trasmessa su NBC e poi approdata su Netflix, Brookyln Nine-Nine è tra le comedy più amate del panorama seriale. Scritta da Dan Goor e Michael Schur, già noto per serie come The Office, Parks and Recreation e più recentemente The Good Place, la serie è ambientata nel fittizio novantanovesimo distretto di polizia di New York e ruota attorno a un gruppo di detective molto particolari e il Captain Ray Holt è uno di questi. La serie si apre proprio con l’arrivo del nuovo capitano, che si presenta come un uomo robusto, alto, imperscrutabile e serio, quasi scontroso. Ben presto però Holt dichiarerà tranquillamente il suo orientamento sessuale e la sua relazione col marito Kevin, un professore universitario altrettanto serio e austero. Il capitano però, dietro alla sua serietà, è in realtà un uomo di gran cuore e di sottile ironia e dimostrerà in più occasioni di tenere moltissimo ai suoi detective, con i quali forma una vera e propria famiglia. Nella serie poi, viene messa in scena parte della sua vita passata narrandoci gli ostacoli che si è trovato costretto ad affrontare da uomo Nero e omosessuale in un’America ancora chiusa, soprattutto all’interno delle istituzioni gerarchiche come quelle della polizia. Holt risulta quindi un personaggio originale, estremamente divertente e ironico, diventato fin da subito una vera e propria icona queer.
Elena Alvarez (One Day At A Time)
Reboot della serie omonima del 1975, distribuita da Netflix a partire dal 2017, One Day at A Time è una sitcom che ruota attorno alla famiglia di origine cubana degli Alvarez, composta da Penelope, una madre single, da Lydia, madre di Penelope e da Alex ed Elena, nipoti di Lydia e figli di Penelope. La serie tratta svariati argomenti come quello della precarietà, dell’immigrazione e della storia americana e inoltre presenta delle figure femminili molto interessanti ed emancipate, tra cui c’è proprio quella di Elena. Studentessa modello, femminista convinta e un po’ nerd, Elena è una giovane liceale promettente, caparbia e combattiva. Poco frivola o interessata alla cura del suo aspetto fisico, come un po’ desidererebbe invece la nonna, scopre di non essere attratta dai ragazzi e fa coming out con la famiglia, ma non tutti i parenti reagiscono allo stesso modo. Presto però Elena conosce Syd, non-binary, che è proprio la sua anima gemella, con cui condivide tantissimo, dalla lotta femminista fino all’interesse per la cultura popolare. Elena risulta quindi uno dei pochissimi casi di rappresentazione queer latinx nelle serie tv, figurando come un personaggio inedito ed esemplare per tutte le nuove generazioni.
Comments