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Il seguente articolo non contiene olio di palma o grassi idrogenati, ma contiene qualche piccolo spoiler!
Il 15 novembre è uscito nei cinema italiani il secondo film della saga spin-off di Harry Potter, “Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald”, diretto da David Yates e scritto da J. K. Rowling.
Ansiosi di rivivere il fascino dei sette libri e delle otto trasposizioni cinematografiche, da due anni a questa parte, gli appassionati di Harry Potter hanno assistito alla costruzione di un piccolo nuovo mondo, traslato nel passato degli anni ‘20 e zeppo di animaletti molto più simpatici dei tenebrosi cani a tre teste, ragni giganti e draghi sputafuoco a cui erano stati abituati.
In questo secondo capitolo però, gli animali fantastici di Newt Scamander – il magizoologo protagonista, interpretato da Eddie Redmayne – ricoprono un ruolo nettamente meno importante, e forniscono solo una sottile cornice ai tetri avvenimenti, che si verificano tra Londra e Parigi. Questa volta, l’impostazione del film è molto più adulta e minacciosa di quello del suo predecessore – anche se, in alcuni punti, risulta meno coerente e scorrevole. Se da un lato è apprezzabile la rappresentazione del travagliato rapporto di amore e rivalità tra l’oscuro mago Gellert Grindelwald (un Johnny Depp ancora in splendida forma) e un giovane Albus Silente (Jude Law), dall’altro lato alcune storie secondarie – prima tra tutte quella davvero assurda della famiglia Lestrange – stentano a decollare.
In ogni caso, al di là della trama, il film è lodevole per il messaggio di tolleranza che riesce a mandare, lo stesso che J. K. Rowling ha sempre sostenuto e che ora acquista dei risvolti molto più maturi, perché più improntati sulla politica.
In effetti, sin dal primo libro di Harry Potter, i temi dell’amore e dell’amicizia hanno costituito la base della trama, e la convinzione della parità di tutti gli esseri viventi, era stata parte integrante della mentalità dei protagonisti. Anche ora, in “Animali Fantastici”, Newt predica l’uguaglianza tra tutte le creature, dichiarando fermamente che “non esistono creature strane, solo persone miopi”.
Mai arrogante, sempre generoso, Newt somiglia molto ad Harry Potter per il suo essere l’eroe dei deboli: ad esempio, la sua preoccupazione per Credence (Ezra Miller) è totalmente genuina. Ancora di più di Harry, però, è lui stesso un outsider: goffo ed introverso, partecipa sì attivamente alle missioni, ma lo fa senza mai compiere azioni mirabolanti, in pieno stile Tassorosso. È semplice volergli bene, per la dolcezza con cui tratta i suoi animali e, soprattutto, per il generale atteggiamento di altruismo che dimostra nei confronti dei diversi – siano essi creature magiche bizzarre o Babbani, considerati inferiori dai più perché privi di poteri.
Quest’ultimo, in particolare, è il pregiudizio su cui preme l’intera trama di questo film di transizione, dove viene presentata l’ideologia di Grindelwald, che si propone non solo come stregone potentissimo, ma anche come abile e astuto retore. Un cattivo, quindi, molto più celato e molto più umano, minaccioso sì, ma non in modo così lampante come sarà invece Voldemort, esplicitamente spietato e (dopo la rinascita) mostruoso anche nell’aspetto. Grindelwald è un politico, ha un suo pensiero che porta avanti con discorsi convincenti ma moderati, senza mai sfociare nell’estremismo del suo motto “per il bene superiore”, il che gli permette di raccogliere facilmente un gran numero di proseliti.
Si sa, in momenti difficili (come in questo caso, il dopoguerra del mondo dei Babbani) le tensioni tra i popoli possono aumentare, e dunque fare leva su paure e sospetti si rivela spesso la carta vincente per chi vuole governare e guadagnarsi la fiducia di chi si sente minacciato. E questo Grindelwald lo sa perfettamente.
Lo spettatore che non avesse letto “Harry Potter e i Doni della Morte” potrebbe quindi tranquillamente concordare con Grindelwald, e ritenere che – in fondo – il suo pensiero non sia poi così sbagliato, e che forse il suo unico scopo sia davvero quello di proteggere i Babbani. Essi, in teoria, devono essere aiutati e reindirizzati, affinché non cedano nuovamente alla violenza bruta e non causino un ulteriore conflitto mondiale, come quello che riesce a predire Grindelwald, dimostrando un’abilità da veggente totalmente inedita nella saga di Harry Potter.
Per chi invece conosce la vera natura di colui che verrà annoverato tra i maghi oscuri più pericolosi di tutti i tempi, risulta evidente lo scopo ultimo di rappresentare i Babbani come selvaggi fuori controllo. Il suo discorso durante il comizio suona dunque come fasullo ed ingannevole, rischiosamente vicino alle teorie di chi storicamente promosse quegli orrori che ora Grindelwald anticipa.
Com’è noto, non è la prima volta che la minaccia hitleriana affiora dal mondo di Harry Potter, giacché più volte negli anni Voldemort è stato messo a confronto con il dittatore della Germania, con cui condivide l’ossessione per la purezza di sangue. Un’analogia sicuramente azzeccata, ma che appare però ancora più palese quando Hitler viene accostato a Grindelwald: entrambi uomini politici, entrambi con uno scopo minaccioso promosso in modo intelligente, per raccogliere consensi sfruttando la paura. Contro una minaccia velata di questo genere, possono riuscire solo eroi che abbiano realmente a cuore il bene della comunità magica e di quella babbana, proprio come Newt e Tina, protagonista femminile impacciata quanto Newt, ma auror esperta e dall’animo nobile.