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Le Ragazze del Centralino: sorellanza, audacia e indipendenza


Almeno una volta al mese mi trovo di fronte ad un dilemma esistenziale. I dubbi arrovellano il mio cervello e l’indecisione mi dilania: quale serie tv inizio adesso?

Ultimamente, il mio account Netflix mi viene incontro suggerendomi serie tv spagnole, visto quanto ho amato Elite e La Casa de Papel, e chi sono io per dirgli di no, anche perché io lo spagnolo l’ho studiato e sono sempre alla ricerca di un modo per rinfrescarne la conoscenza. Ebbene, da qualche tempo ho scoperto una serie che propone uno spagnolo madrileño perfettamente scandito, insieme ad una trama appassionante e personaggi davvero ben costruiti: sto parlando di Las Chicas del Cable.

Il titolo in italiano è Le ragazze del centralino, e si tratta di un telefilm del 2017, il primo in spagnolo ideato, prodotto e rilasciato da Netflix. Attualmente le stagioni sono tre, ma già nel 2019 dovrebbe arrivare la quarta.

Le storia si sviluppa intorno alla sede della compagnia telefonica nazionale spagnola per la quale lavorano le protagoniste, quattro donne di personalità ed estrazione completamente diverse: Lidia, con un passato burrascoso che non fa che perseguirla; Carlota, di ricca famiglia ma molto libera e sfrontata; Ángeles, imprigionata in una relazione violenta; Marga (María Inmaculada), giovane, inesperta e impaurita da tutto (almeno, all’inizio).

L’ambiente lavorativo in cui le donne si conoscono è incredibilmente stimolante, non solo per le possibilità di indipendenza ed autoaffermazione che offre loro, ma anche perché fornisce un’occasione importante di unione e aggregazione. È infatti interessante vedere come, in questo contesto, le quattro evolvono, crescono e sbagliano, stringendo una forte amicizia e riscoprendo il concetto di sorellanza in tutte le sue sfumature. Entrando sempre più in confidenza, danno vita ad un efficace gioco di squadra nel quale ognuna ha qualcosa da insegnare all’altra, e tutte sono fondamentali per superare insieme le drammaticità del quotidiano.

Devo essere onesta, all’inizio avevo scelto questa serie principalmente per l’epoca storica in cui è ambientata: i roaring twenties nella loro versione spagnola, fatti di feste luminose e meravigliosi vestiti con frange e piume. Il periodo storico che preferisco.

Poi però, mi sono trovata di fronte qualcosa di diverso: una serie tv di donne, sulle donne, non solo per le donne, e non solo per un pubblico nostalgico degli anni ‘20, giacché le tematiche affrontate sono incredibilmente moderne e tutt’ora urgenti.

Tra queste, la prima è sicuramente quella dell’indipendenza economica e sociale della donna, richiesta e affermata fin dal primo episodio della prima stagione. L’autonomia è il desiderio maggiore di tutte le centraliniste, tra cui spicca Carlota, di nobile estrazione ma decisa a scrivere da sola il proprio destino e a guadagnarsi il proprio denaro, lontano dalla famiglia conservatrice.

A questo argomento si aggancia quello della condizione delle donne nubili, considerate monche perché prive di marito e di figli, impossibilitate a vivere autonomamente. Come confermano i personaggi più reazionari della serie (gli anziani), l’opinione comune è che “un matrimonio senza figli è come una stufa senza carbone” e che, allo stesso tempo, crescere un bambino da sole non sia assolutamente fattibile.

Un altro tema molto delicato, e impensabile per gli anni ’20, è quello delle difficoltà incontrate dalle persone transgender che vivono in un contesto decisamente retrogrado, incapace di accettare ciò che è considerato “diverso”. Cosa significa non riuscire a sentirsi bene nella propria pelle, ripudiare il proprio corpo, non sentirsi conformi? Cosa significava negli anni '20? A quell'epoca spesso voleva dire non solo sentirsi diversi, ma anche sentirsi “sbagliati”, soggetti da curare in apposite strutture. Sarà proprio all’interno di una di tali strutture, un angosciante ospedale psichiatrico, che avverrà una delle ribellioni più potenti e drammatiche della serie. Grazie a questa ribellione, per uno dei personaggi della serie sarà possibile conquistare una libertà a prima vista impossibile nella società spagnola del tempo, e così affermare la validità del proprio corpo e della propria esperienza personale.

L’atmosfera della serie si fa sempre più cupa, tesa e complessa man mano che la storia si sviluppa. C’è la costante paura di ricevere un attacco da dietro l’angolo o una pugnalata alla schiena, di venire a conoscenza di una verità taciuta per tanto tempo, di assistere al ritorno di una vecchia conoscenza, che rispunta dal dimenticatoio e scombussola le carte in gioco. Il passato e il presente delle protagoniste si intrecciano in continuazione e i ricordi sembrano non sfumare mai, rimanendo sempre presenti e pertinenti nelle vite delle donne. Esse devono fare i conti con i pregiudizi della società, i problemi lavorativi, gli amori frustrati e i tradimenti.

Le Ragazze del Centralino affronta a viso aperto temi importantissimi la cui rilevanza si protrae fino ai giorni nostri. E' una serie che ci fa riflettere e ci ispira con le sue audaci protagoniste, così diverse che ognuno si potrà rispecchiare in almeno una di loro. Tutto questo, inserito in una cornice di alta tensione e crescente drammaticità che però, grazie alla realistica caratterizzazione dei personaggi e alla trama decisamente verosimile, non rischia mai di cadere nel cliché della classica telenovela spagnola.

Una serie tv drama nel vero senso della parola, spesso romantica, sempre di grande ispirazione, assolutamente da conoscere e molto facile da amare.

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