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La performance art di Marina Abramović


"Armonica, simmetrica, barocca, neoclassica, pura, brillante, luccicante, in scarpe con i tacchi alti, erotica, sconvolgente, nasona, culona, et voilà: Abramović!"

Molti la conoscono come la tizia che è rimasta seduta ad un tavolo del MoMA di New York per tre mesi ininterrotti, altri come quella che ha percorso metà della Muraglia Cinese per incontrare il suo ex compagno di vita e separarsi definitivamente da lui. Capelli corvini, naso pronunciato, sguardo truce: alcuni dicono da strega, altri da incantatrice. Ma Marina Abramović è molto di più.

Ultimamente, il suo nome è diventato ancora più celebre, arrivando anche all’orecchio di coloro che di performance art non se ne intendono per niente, soprattutto grazie alla retrospettiva “Marina Abramović – The Cleaner”, tenutasi a Palazzo Strozzi a Firenze. I progetti di Marina Abramović, classe 1946, sono tornati sulla bocca di tutti, scioccando e turbando gli spettatori ancora una volta.

In particolare, la retrospettiva fiorentina, conclusasi il 20 gennaio 2019, ha ottenuto moltissimo successo, anche grazie all’organizzazione accurata e puntuale delle opere di Marina. Le sue perfomance sono state presentate sotto forma di fotografie, video e riproduzioni dal vivo, accompagnate da lunghe ed esaurienti spiegazioni. Una mostra molto ricca e facile da apprezzare anche senza ricorrere all’audioguida, come dovrebbe sempre essere.

Perdersi tra le stanze di Palazzo Strozzi è stata per me un’esperienza davvero unica, che mi ha fatto entrare in confidenza con un’artista che conoscevo solo di facciata, di cui avevo sì letto articoli e guardato foto su Google Immagini, ma che solo attraverso una mostra vissuta in prima persona ho potuto comprendere appieno (per quanto sia possibile comprendere tutti i messaggi delle opere della Abramović!). Nel caso aveste la possibilità di partecipare a (o vedere) altre mostre/retrospettive/dibattiti/documentari su Marina Abramović non lasciatevi sfuggire l’occasione.

A prima vista, lo stile di Marina Abramović è assurdo, eccessivo, fortemente erotico ed esageratamente violento. Eppure, una volta accettato lo scopo di ciascuna delle rappresentazioni, il significato profondo ci appare chiaro e urgente: Marina vuole studiare l’animo e l’indole degli uomini, capire fin dove possono spingersi e fin dove il corpo e il dolore possono arrivare.

Periodi lunghissimi senza mangiare, camminate interminabili: se volete scoprire come mai Marina Abramović si sia sottoposta a tutto questo, spingendo il suo corpo e la sua mente all’estremo, troverete tutte le risposte nella sua autobiografia, Attraversare i Muri (Bompiani 2016). Già il titolo è esemplificativo dello stile di Marina e dell’uso che l’artista fa del dolore, che non è mai fine a se stesso o masochistico:

“I veri comunisti dovevano avere una determinazione capace di farli passare attraverso i muri – una determinazione spartana”

Determinazione, duro lavoro, cura del dettaglio, tutti elementi che ritroviamo nelle sue performance, raccontate nel libro e raffigurate attraverso le fotografie.

Attraversare i muri è narrato da una voce ipnotica ed è scandito da foto personali che ci fanno capire quanto Marina sia umana. Sarebbe facile pensarla come un corpo freddo completamente dedicato all’arte, perché quando se ne vede l’esposizione al dolore e l’uso pratico che fa del suo corpo si potrebbe pensare che non sia una persona reale, che sia capace di dissociarsi dalle emozioni.

Ma tramite questo libro percepiamo tutte le sue fragilità di donna, figlia e amante. La performer ci regala non solo una spiegazione della sua arte, ma anche un’immagine a tutto tondo del proprio io. Si mette a nudo, in modo diverso da come fa nelle performance (dove spesso lavora, appunto, senza vestiti), raccontando dei suoi amori e dei suoi sogni, del rapporto con la madre e con gli amici, delle gonne alla moda che desiderava indossare da ragazza e dei chili di cioccolatini che mangia quando è triste.

Una donna dall’elasticità mentale e dalla creatività incredibili, dotata di una fortissima spiritualità e capacità di connettersi al mondo che la circonda. Se volete entrare nel suo mondo un poco per volta, non limitatevi a Google Immagini: leggete Attraversare i Muri, e l’arte di Marina vi sembrerà subito più comprensibile.

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