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Il brand Vera Lab fondato da Cristina Fogazzi, in arte Estetista Cinica, è sicuramente uno dei brand beauty made in italy da tenere sotto controllo.
In poco tempo, il brand ha iniziato ad essere sulla bocca di tutti, i follower sono cominciati a crescere e di conseguenza, anche i fatturati di questa inizialmente piccola realtà, sono aumentati a vista d’occhio.
Ma c’è una ricetta speciale dietro a questo successo? No, nessun incantesimo, soltanto tanto duro lavoro, una comunicazione rivoluzionaria, basata sull’ironia e sul mostrarsi senza filtri e una gamma di prodotti top quality a prezzi adeguati.
Spulciando nella sezione “prodotti” del sito, oltre ai suoi famosissimi cosmetici per la skincare (luce liquida e spumone per citarne qualcuno), troviamo una serie di quattro profumi collegati da un fil rouge molto caro a noi di Kube. Si tratta di “Circe”, “Garbo”, “Mae” e “Joséphine”, protagoniste di questo articolo. Quattro donne, quattro figure femminili uniche, che nel loro mondo hanno saputo distinguersi, con creatività ed ironia.
Da questo concetto nasce, quindi, #cinismoliquido, la linea di profumi dell’Estetista Cinica.
E ancora più importante è il lavoro che si cela dietro a questi profumi. Una collaborazione di donne, in primis Cristina, creatrice del brand, poi il naso Paola Bottai, che ha collaborato per la realizzazione di Mae e Joséphine ed infine l’illustratrice Enrica Mannari, che ha saputo dare un volto magico a queste quattro figure femminili.
Lo scorso luglio è uscito Joséphine, una fragranza speciale dedicata alla diva americana naturalizzata francese Joséphine Baker.
Il prodotto si presenta in una brume parfuméé, ovvero un’acqua profumata senza alcol di 200 ml e un mini roller di 10 ml contente la fragranza in versione eau de parfum.
Ma perché è stata fatta questa scelta? Sicuramente essendo stato pensato per essere un profumo estivo (ma non solo), la versione acqua profumata risulta più leggera, idratante e adatta alle alte temperature estive. Inoltre, la praticità del roller è il suo punto di forza, da portare sempre con sé, è perfetto per essere applicato più volte al giorno dietro le orecchie, sui polsi e dietro le ginocchia, le zone per il profumo per eccellenza.
La piramide olfattiva presenta note insolitamente tropicali come Lime, Ribes nero, Cocco, Ananas, Banana, Ylang ylang, Mango, mentre il Legno di Sandalo e Muschio danno una certa profondità e persistenza.
Possiamo parlare di Joséphine come una fragranza esotica, fruttata senza essere troppo dolce o stucchevole. È come la donna a cui è ispirata, Joséphine Baker: coraggiosa, ironica, impegnata, sexy e complessa.
Ma chi era questa donna dalla vita così incredibile?
Ballerina, cantante, agente del controspionaggio francese, attivista, una giovane donna piena di stile che dai ghetti di San Louis sbarcò con la sua valigetta a Parigi.
Con la sua arte riuscì a calcare i palchi più importanti del mondo, mandando in delirio folle di persone che assistevano alle sue scatenate performance di charleston e burlesque, spesso vestita di un solo gonnellino di piume rosa o banane.
Innumerevoli uomini chiesero la sua mano. Uno si uccise ai suoi piedi. Altri si batterono in duello. Sposata quattro-cinque volte, fu con Jo Bouillon che adottò bambini da tutto il mondo, ben dodici, che chiamava amorevolmente la Rainbow Tribe.
Girava per gli Champs-Elysées con Chiquita, un leopardo che accompagnava i suoi show, suscitando reazioni di timore tra le persone sedute ai tavolini esterni dei bar. Grace Kelly era una sua cara amica e nel periodo di massima difficoltà dell’artista, la aiutò a risollevarsi e a riprendersi la sua vita.
La sua performance più famosa è senza dubbio la Banana Dance alle Folies Bergère di Parigi, che la vede scatenarsi sul palco con un gonnellino di banane. L’iconico momento rappresenta per la prima volta negli anni 20 la volontà di un’artista donna e di colore di combattere gli stereotipi di razza, ribaltandoli completamente, seducendo i suoi spettatori e sovvertendo i loro ideali.
Questo le permise di avere una carriera senza eguali per una donna, per lo di più di colore, in un’epoca in cui il razzismo era ancora profondamente radicato.