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KUBE

Angèle. Perché urlare non serve a nulla.


Quando fra trent'anni ripenseremo a quale cantante avesse perfettamente espresso le vibes della gioventù alla fine di questo decennio sgangherato, sicuramente Angèle si meriterebbe un posto nella nostra top list.

Sebbene non sia (almeno per il momento) molto conosciuta in Italia, questa cantante belga è diventata in soli due anni una vera e propria icona per i giovani francofoni.

Classe 1995, il suo primo album Brol, che nel dialetto franco/belga vuol dire "bordello" nel senso di stato di confusione più totale, in poco meno di un anno ha guadagnato un doppio disco di platino in Belgio e diamante in Francia.

Dei veri e propri inni per la nostra generazione, cantati con la disinvoltura di chi non affronta temi attuali soltanto per dare un contentino alla gogna dei social o per fare del facile successo, e la sincerità di chi li ha vissuti sulla propria pelle senza schermi.

Cito con un sorriso canzoni più leggere, ma comunque empowering e incoraggianti, come "La loi de Murphy" dove si prende in giro contro la sfortuna; o anche "Flemme" dove rivendica il diritto di non sentirsi costretta ad uscire se non ne ha voglia solo perché il sabato sera bisogna uscire.

Sbeffeggia il sessismo senza giri di parole nella canzone "Balance ton quoi", riferendosi direttamente alla versione francese del movimento #MeToo, #BalanceTonPorc (tradotto, denuncia il tuo porco).

"Un jour peut-être ça changera

forse un giorno questo cambierà

Y a plus d'respect dans la rue

non c'è rispetto per strada

Tu sais très bien quand t'abuses,

amico, sai benissimo quando è troppo"

O ancora, attacca la patina fasulla del positive-thinking, che obbliga tutti quanti a mostrarsi sempre sorridenti e felici, con la canzone "Tout oublier", dove canta con aspra ironia: "le spleen n'est plus à la mode, c'est pas compliqué d'être heureux", la malinconia non è più di moda, non è così difficile essere felici.

Sensibile alle tematiche LGBT+, spesso nelle sue canzoni possiamo trovare messaggi espressi sottilmente, come nella canzone "Ta reine". Infatti, con delicatezza e malinconia, canta dell'impossibilità di confessare i suoi sentimenti ad un altra ragazza per la paura della sua reazione, e della speranza che un giorno potrà farlo senza timori.

"Si seulement elle savait comment, comment tu la regardais, elle s'rait effrayée

Se solo lei sapesse come, come l'hai guardata, sarebbe spaventata

Si seulement elle savait comment, comment tu l'imaginais, elle pourrait t'abîmer

Se solo lei sapesse come, come l'hai immaginata, potrebbe rovinarti

Mais laisse, laisse le temps, il pourrait vous donner une chance de vous retrouver

Ma lascia che il tempo, che il tempo faccia il suo corso, potrebbe darvi la possibilità di ritrovarvi"

Quando pensiamo a delle canzoni dai temi sociali, spesso con uno sbuffo, pensiamo a toni polemici ed aggressivi, alle urla e all'esagerazione ostentata.

In lei non troviamo nulla di tutto questo. Con la sua voce dolce ma limpida, il suo stile fluido e pop, i suoi toni delicati ma decisi, riesce a passare contenuti importanti in maniera così disinvolta da risultare quasi impercettibili. Ma non per questo non importanti.

Angèle è uno specchio di una generazione stanca degli slogan gridati e delle lotte violente, importanti ma auto-sabotatrici, e che, con fermezza e decisione, vuole essere ascoltata.

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