Trigger Warning: abusi sessuali, fisici, emotivi e psicologici ai danni di bambine, adolescenti e donne.
Oggi, 6 aprile, è la giornata internazionale dello sport e dello sviluppo per la pace. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di istituire questa giornata perchè la data ricorda l'inaugurazione, nel 1896, dei primi giochi olimpici dell'era moderna, ad Atene.
Nel 2020 su Netflix è uscito Athlete A un documentario sulla corruzione della USA Gymnastics e gli abusi sistemici fisici, psicologici, emotivi e sessuali ai danni di bambine, adolescenti e donne. L'inchiesta svolta dall'Indianapolis Star e il lavoro svolto con coraggio e determinazione dalle survivors, ha portato all'arresto del medico della federazione Larry Nassar e a quello del presidente della federazione Stephen Penny per corruzione e falsificazione delle prove.
Le olimpiadi di ginnastica artistica sono il sogno americano, una questione fortemente politica, un mix di ferrea disciplina (che disciplina ferrea non è: è abuso), orgoglio patriota, sacrificio, il tutto condito da marketing patinato e abusi sessuali, fisici e psicologici ai danni di bambine e adolescenti.
Mentre nell’agosto del 2016 si disputavano le olimpiadi e scendevano in campo le cinque ginnaste del team americano, un’indagine dell’Indianapolis Star rivelava un possibile scandalo di abusi sessuali nella USA Gymnastics.
Marisa Kwiatkowski, investigative editor, stava conducendo una indagine sulla mancata denuncia di abusi sessuali nelle scuole, c’erano una decina di casi in Indiana, poi una fonte suggerì di guardare alla USA Gymnastics. Così Kwiatkowski trovò il coinvolgimento di un allenatore che era stato trasferito di palestra in palestra a causa degli abusi che infliggeva alle bambine, la federazione era stata avvertita anni prima, ma la questione è stata totalmente insabbiata. Tra le varie testimonianze si può leggere:
Questo coach dovrebbe finire in galera prima che stupri qualcuno.
L’investigazione proseguì, i/le giornalist* d’inchiesta reperirono dei documenti con le deposizioni di ufficiali di alto livello della federazione USA Gymnastics che descrivevano nel dettaglio la politica circa la gestione delle accuse di molestie. Il presidente del 2014 Stephen Penny jr. confermò di non sporgere denuncia ammettendo quindi di adottare una politica di respingimento delle denunce di molestia eclissate come mere dicerie a meno che non venissero firmate dai genitori o dalla vittima. La USA Gymnastics aveva ricevuto 54 denunce di molestie sessuali contro i coach e nonostante ci fossero firme delle vittime o dei genitori, i file venivano archiviati nel suo armadio. Come descrivono i genitori di Maggie Nichols, una delle tante ginnaste abusate, il presidente controllava ogni loro mossa. Dopo che la madre raccontò a Stephen Penny ciò che era successo alla figlia, lui espresse chiaramente il fatto che lei e suo marito non avrebbero dovuto denunciare alle autorità e che se ne sarebbe occupata la federazione con una indagine interna svolta dall’FBI, passarono mesi, il presidente si limitò a rinnovare la richiesta: chiamare le autorità avrebbe intralciato il lavoro svolto dall’FBI. Questa pratica è illegale, la legge afferma che, in caso di abusi sessuali ai danni di minori, la prima cosa da fare è avvertire le autorità e assistere in ogni modo possibile il/la minore. Stephen Penny propose anche un lavoro a uno degli agenti dell’FBI incaricati di svolgere le indagini.
Dopo l’uscita della prima inchiesta nonché del primo articolo dell’Indianapolis Star, Rachael Denhollander, ex ginnasta e avvocata, chiamò la redazione e raccontò che Larry Nassar, medico volontario della USA Gymnastics aveva abusato sessualmente di lei molteplici volte. Altre ginnaste, dopo aver letto l’articolo e sentito nuovamente il nome di Larry Nassar, capirono di aver subito molestie e violenze sessuali. Jamie Dantzscher, ginnasta che partecipò alle olimpiadi del 2000, raccontò degli abusi sessuali compiuti dal medico e creò consapevolezza circa gli abusi psicologici e fisici perpetrati dai coach, la questione diventava sistemica e funzionava così: erano tutti manipolatori, io facevo tutto quello che mi dicevano, mi allenavo 30 ore alla settimana, mi allenavo con le dita fratturate, con la schiena rotta, e quando mi faceva male qualcosa, non venivo mai creduta, venivo umiliata e derisa. Una volta presi l’influenza, vomitai per tre giorni, persi 3 kg, la mia allenatrice mi disse “bene dobbiamo capire come non rimetterli su”. Non pensavo fosse un abuso. L’unico appiglio era Larry Nassar che io reputavo il solo adulto gentile dello staff, regalava caramelle, snack, ci “aggiustava” e non vedevo l’ora di essere “aggiustata” (dato che avevo dolore e gli altri adulti dello staff non mi credevano).
Qualche appunto, è difficile essere coscienti circa gli abusi quando sistemicamente gli abusi sessuali, fisici, emotivi sono la norma. In un ambiente altamente tossico di questo tipo, il clima che si instaura è di terrore, silenzio e costante colpevolizzazione: non sei mai abbastanza brava, devi ringraziare che ti facciano lavorare così duramente, devi ringraziare ed essere fiera se un medico, una vera e propria istituzione per la USA Gymnastics che ha seguito e rimesso in sesto la maggior parte delle vincitrici olimpiche, ti visiti. Meglio tacere piuttosto che creare scompiglio, compromettere la tua posizione e quella delle altre compagne. Larry Nassar inoltre pubblicava tutta una serie di video dove mostrava le manovre che svolgeva sulle atlete per legittimare ciò che faceva. L’abuser spiegava con termini tecnici e anatomici le pratiche in modo tale da legittimare le molestie e spiegava che non c’era assolutamente nulla di strano, tutto ciò veniva compiuto a scopo benefico e nell’interesse delle ginnaste, la loro priorità era la salute.
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Simone Biles
Rachael Denhollander racconta di essere stata abusata sessualmente da Larry Nassar durante quasi tutte le visite, durante la prima, con una mano eseguiva una manovra di fisioterapia e con l’altra, nascosta sotto un asciugamano la penetrava in vagina, la madre era con lei, non aveva visto niente perchè si era posizionato in modo tale che non fosse visibile, e volutamente aveva apposto un asciugamano. Sempre Denhollander racconta dell’escalation delle violenze, Nassar la penetrò anche analmente e durante una delle ultime visite le slacciò il reggiseno e le toccò il seno visibilmente eccitato. Qualche anno dopo andò dalla coach della palestra in cui lavorava, le raccontò della sua esperienza e chiese esplicitamente di non mandare da Larry Nassar le ginnaste, l’allenatrice la redarguì di non proferire parola perchè avrebbe subito delle conseguenza dato che nessun’altra diceva quello che diceva lei.
Gli abusers erano conosciuti, lo sapevano tutti chi erano, oltre alle molestie sessuali, gli abusi emotivi e fisici erano la norma. Ci demoralizzavano e ci rendevano obbedienti in ogni modo possibile, quando sapevamo che c’era un molestatore tra di noi, non dicevamo mai niente. Ci sentivamo impotenti.
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Nadia Comaneci, Montreal 1976
Nicolae Ceaușescu, i Károlayi e il regime del terrore
Jennifer Say, campionessa di ginnastica artistica del 1986, racconta che il modo prediletto per allenare le ginnaste era la crudeltà e non era affatto una novità. Béla Károlayi e Martha Károlayi confermarono quell’approccio.
Ceaușescu, politico e dittatore rumeno, presidente della Repubblica Socialista di Romania dal 1967 al 1989, deposto e processato con le accuse di crimini contro lo stato, genocidio e "distruzione dell'economia nazionale”, scelse per allenare le giovanissime ginnaste rumene i Károlayi. Fino agli anni Sessanta circa erano sempre e soltanto donne adulte a competere, l’approccio, secondo Jennifer Say, cambiò con le politiche coercitive del dittatore e dei coniugi Károlayi nonché con la vincita alle olimpiadi della quattordicenne Nadia Comaneci, la prima ginnasta in assoluto a prendere il famoso 10 perfetto. Tantissime ragazzine iniziarono a fare ginnastica artistica e così aumentarono le possibilità di creare un ambiente pericoloso: disturbi alimentari, ritardo delle mestruazioni e dello sviluppo, abusi emotivi e sessuali.
La gente pensava che con un corpo minuto si potessero svolgere meglio degli esercizi, la verità è che un corpo minuto era più facilmente manipolabile dall’allenatore.
Il regime di Ceaușescu era repressivo e i Károlayi facevano parte di quel sistema, esercitavano il controllo assoluto sulle ragazze: peso, umiliazioni costanti, i due coach le prendevano per il collo e conficcavano le dita nella carne, le schiaffeggiavano in faccia lasciando il segno degli anelli, inoltre le bambine venivano tenute d’occhio e scovate a partire dall’asilo. Era un chiaro messaggio politico. Nessuno fece niente per fermarli. In Romania era accettabile. Ma anche oltreoceano a quanto pare perchè i Károlayi fuggirono negli USA dove iniziarono ad allenare alcune ginnaste, la fama di essere stati gli allenatori di Nadia Comaneci li precedettero, diventarono figure molto importanti per la USA Gymnastics e per tutto il panorama della ginnastica artistica. La politica del terrore di Ceaușescu sfornava campionesse, questo era ciò che importava, così venne adottata anche dagli americani. A nessun* interessava delle giovani ginnaste, questo era un dato di fatto. La loro salute fisica e mentale era sacrificabile per l’orgoglio patriota e per il denaro che girava nelle federazioni nonché per una questione appunto politica: prima la Romania, poi gli USA producevano le atlete migliori.
In un clima così, la linea tra duro lavoro e abuso non è nitida, non si capisce.
I Károlayi fondarono in un ranch in Texas un camp il Károlayi’s Waverly Hill Camp dove allenavano l’élite della ginnastica artistica. Le ginnaste venivano classificate e osservate dalle persone più rilevanti: staff nazionale, allenatori, allenatrici, altr* atlet*. I genitori non erano ammessi nella proprietà e tantomeno potevano contattare le figlie quando si trovavano lì perchè il cellulare non prendeva, la USA Gymnastics si appellava all’importanza di rendere responsabili e autosufficienti le ginnaste che dovevano imparare a cavarsela da sole e affrontare le difficoltà, era un modo severo per crescere. In realtà nel Camp gli abusi erano frequenti. Larry Nassar visitava tutte le ginnaste e abusava di loro all’ordine del giorno. Maggie Nichols racconta di una stanza chiamata Back Room dove lei e le altre ginnaste potevano vedere la tv, svagarsi ed era lì che Nassar la visitava e abusava sessualmente.
Anche a te fa così? È normale? Si, lo fa anche a me.
Rachel Denhollander, durante un’intervista con l’Indianapolis Star nell’agosto del 2016, confermò la volontà di sporgere denuncia alla polizia sperando che il procuratore ufficializzasse le accuse di violenza sessuale di primo grado, l’ex ginnasta aveva redatto un documento composto da più di cento pagine contenenti materiale medico, aveva preparato un caso come se fosse un’avvocata.
Quando l’avvocato di Larry Nassar affermò che il suo cliente non aveva mai penetrato le atlete in vagina, le ginnaste iniziarono a chiamare l’Indianapolis Star per smentire le sue affermazioni e fare coming out come survivors, erano tantissime: dodici, sessanta, infine cinquecento e più.
Angela Povilaitis, procuratrice nel caso penale dello Stato del Michigan contro Larry Nassar, lavorò instancabilmente con le survivors rappresentandole come procuratrice. Povilaitis dopo aver letto i documenti redatti meticolosamente da Rachel Denhollander disse:
Le rappresenterò tutte e combatterò per loro.
E così fece.
Dopo aver ottenuto un mandato, la casa di Nassar è stata perquisita e nella spazzatura sono stati trovati 37.000 file con materiale pedopornografico.
Nassar viene arrestato e accusato di tre reati sessuali di primo grado contro persone di età inferiore di 13 anni.
Le vittime potevano finalmente esporsi dopo la prima denuncia pubblica di Rachel Denhollander. Il 22 novembre 2017, Nassar chiese il patteggiamento, venne accettato, le 125 survivors avevano diritto, come clausola, a rilasciare una dichiarazione. Larry Nassar dovrà scontare una pena che va dai 40 anni ai 175 anni di prigione per aver abusato di oltre 500 atlete tra bambine, adolescenti e donne. Attualmente l'FBI sta procedendo con le indagini sulla USA Gymnastics. I Károlayi hanno chiuso il camp nel ranch. Di seguito alcune frasi estrapolate dalle potentissime dichiarazioni delle survivors.
Sapevi che ero impotente.
I giorni di manipolazione sono finiti, abbiamo una voce, abbiamo il potere noi.
Non hai più potere su di me, sono fiera di essere una olimpica.
Io lo dissi nel 1997 e anziché essere protetta di convinsero di essere il problema.
Fonti:
Athlete A Documentary Netflix
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