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Bridgerton, un "costume drama" in chiave contemporanea

La nuova serie creata da Shonda Rhimes ha immediatamente riscontrato un enorme successo. Bridgerton è un costume drama ambientato in una versione della Londra dell’Età della Reggenza (inizio Ottocento) ispirato all’omonima serie di libri di Julia Quinn che segue le vicende di alcune famiglie aristocratiche. La protagonista della prima stagione è Daphne, la quartogenita della famiglia Bridgerton che compie il suo debutto in società.


La famiglia Bridgerton

In quanto maggiore tra le figlie femmine, Daphne ha la responsabilità di trovare un buon marito entro la fine della stagione, un compito che si prepara ad adempiere da tutta la vita. Sennonché, la costante ed invasiva presenza di Anthony, il fratello maggiore divenuto capo della famiglia dopo la morte del padre, inizia a scoraggiare i numerosi corteggiatori della sorella, compromettendo le sue chance di trovare un buon match.

Come avrete già intuito, la trama di Bridgerton è quella di un vero e proprio romance, genere storicamente disprezzato, come spesso avviene con i prodotti concepiti per un pubblico principalmente femminile e che vengono per tanto considerati di qualità inferiore, meno validi.


Daphne e Simon

Lo show decide però di abbracciare in pieno il genere, senza provare a distanziarsene per essere preso sul serio. Un atteggiamento che sta iniziando a diffondersi, grazie proprio a persone come Shonda Rhimes, gigante dell’industria televisiva che ha ideato e prodotto serie di grandissimo successo come Grey’s Anatomy e Scandal le quali hanno dimostrato la portata universale e la potenza delle serie "sentimentali." (cioè "da femmine")


In questa che è la prima collaborazione tra Netflix e la casa di produzione Shondaland, la piattaforma streaming ha dato carta bianca a Rhimes che ha colto quest’opportunità per creare una serie estremamente ben fatta: dal ritmo sostenuto e coinvolgente, costumi e sceneggiature stupende, attori bravi e carismatici (e ovviamente bellissimi) che allo stesso tempo è anche una fresca ed originale rivisitazione del classico costume drama.



Con il casting ad esempio, che include attori di colore, quasi sempre assenti da film e serie in costume, se non per interpretare membri della servitù. Infatti, la trama di Bridgerton si svolge in un universo narrativo nel quale alcune famiglie nere sono entrate a far parte dell’aristocrazia britannica. Un’operazione semplice, che la serie compie con apparente disinvoltura, senza soffermarcisi più di tanto. Eppure nessuno lo aveva mai fatto prima.


Lo showrunner Chris Van Dusen spiega di essere partito da un fatto storico poco noto ma ormai largamente riconosciuto: che la vera regina Charlotte, moglie di Re Giorgio III, era infatti di discendenza africana. “Quest’idea mi ha colpito moltissimo” spiega Dusen “Mi sono chiesto cosa sarebbe successo se, grazie a lei, altre persone di colore avessero ricevuto titoli nobiliari e terre.”


La regina Charlotte interpretata da Golda Rosheuvel

La decisione di far interpretare la regina Charlotte (la quale non compare nei romanzi di Quinn) a Golda Rosheuvel, un’attrice nera, ha quindi permesso di portare alla conoscenza del grande pubblico questo fatto che con forti probabilità è stato intenzionalmente rimosso dalla narrativa storica ufficiale. Cosa che non fa che sottolineare l’importanza della rappresentazione per evitare che alcune persone o gruppi di persone vengano omessi dalla Storia, come fa notare anche René-Jean Page, attore originario dello Zimbabwe che nella serie interpreta l’affascinante Duca di Hastings. “Penso che sia immensamente importante per le persone essere in grado di vedere sé stesse alla loro massima elevazione” spiega Page “Vedere che sono degne di amore, romanticismo, lusso e prestigio. Tutti si meritano queste cose, ed è il nostro lavoro nelle industrie creative creare un ambiente che lo rifletta.”



La freschezza di Bridgerton sta anche nella maniera in cui affronta le tematiche tipiche delle serie in costume e in generale delle serie romantiche. Soprattutto la sessualità, tema che viene spesso omesso o trattato superficialmente, con qualche scena di sesso generica buttata dentro qua e là per ravvivare il ritmo. Qui di sesso ce n’è, e anche parecchio. E, mentre viene rappresentato in maniera altamente idealizzata (si tratta di un romance dopo tutto), è parte integrante della trama e serve anche ad aprire riflessioni sull’educazione sessuale (soprattutto la mancanza di tale educazione per le donne). Viene sovvertito il famigerato male gaze a favore di un female gaze, spostando il focus sul desiderio e sul piacere femminile.



Questo punto di vista femminile (e critico) è la chiave di lettura della serie, che rivendica l’importanza del ruolo delle donne anche in un’epoca nella quale non avevano nessun potere ufficiale. Lo fa soprattutto attraverso la figura di Miss Whistledown, l’anonima autrice di una newsletter che rivela i segreti delle varie famiglie, una sorta di Gossip Girl ispirata alle scrittrici delle numerose rubriche scandalistiche che circolavano all’epoca e di fatto il personaggio più potente della serie. Perché per quanto i gossip siano sempre stati sdegnati e derisi, considerati cose “da donne” (leggi superflue), gli uomini si facevano altrettanto influenzare da essi.



Insomma si tratta di uno show gradevole, trascinante, romantico, un’ottima distrazione che ci fa sognare ma anche riflettere. Ci permette di goderci un bel romance come si deve adattando e ridefinendo gli standard del genere per andare incontro alle sensibilità e alle aspettative del pubblico contemporaneo. Su questa nota, molto apprezzabile anche la colonna sonora che include arrangiamenti orchestrali di canzoni di pop star come Ariana Grande, Taylor Swift e Billie Eilish.



Ancora non e stato ufficialmente confermato il rinnovo della serie ma, considerato il suo successo, la tendenza di Rhimes a produrre serie sostanziose (Grey’s Anatomy conta ben 17 stagioni) e sapendo che la saga letteraria alla quale si ispira è composta da otto libri, ciascuno dedicato a uno dei fratelli Bridgerton, c’è ragione di sperare che il Duca, Daphne, Lady Whistledown & co. torneranno presto sui nostri schermi.

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