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Preferire la torta: cosa mi ha insegnato l’asessualità


Nella seconda stagione di Sex Education ha debuttato Florence, il primo personaggio asessuale della serie. /Netflix

I dubbi sono arrivati intorno ai primi anni del liceo.


Già alle medie si parlava di cotte, relazioni, primi baci, ma la cosa ancora non riguardava la maggior parte della mia cerchia di amiche, quindi non mi sentivo in difetto. Una volta iniziato il liceo, però, le relazioni e il sesso hanno iniziato ad essere un requisito, qualcosa che era strano non ci fosse, invece del contrario. E io sono diventata il pesce fuor d’acqua.


Per anni mi sono chiesta cosa avessi che non andava. Desideravo ardentemente una relazione, ma non ero attratta da nessuno. Dopo essermi messa col mio primo ragazzo ero convinta avrei finalmente capito di cosa parlavano tutt*: ma dopo essermi resa conto che non avevo alcun desiderio di fare niente di sessuale con lui, e la novità si era spenta, ci siamo lasciati.


Se oggi so spiegarmi cosa provavo è solo grazie alle ricerche che feci in quegli anni di confusione. Inizialmente pensavo fosse una questione di insicurezza, di non essere degna dell’attenzione altrui, e che con un glow up ben assestato si sarebbe risolto tutto. Le avances iniziarono ad arrivare, ma a me continuava a non piacere nessuno. Allora ho smesso di cercare consigli su come dimagrire, truccarmi o vestirmi bene, e dopo qualche tempo ho scoperto il mondo LGBTQ+.


È così che imparai che attrazione romantica e sessuale sono due cose distinte, e che non necessariamente una implica l’altra. Quindi la mancanza di desiderio sessuale non invalidava le cotte che avevo avuto, era possibile. Il sollievo durò poco: se ora sapevo che le farfalle che mi avevano rimestato lo stomaco (seppur solo due volte in cinque anni) erano attrazione romantica, ed evidentemente solo quella, all’attrazione sessuale non sapevo più cosa associare.

Todd Chavez Bojack Horseman
Todd Chavez, dalla serie Bojack Horseman, è uno dei pochi personaggi canonicamente asessuali della TV. /Netflix

Avevo trovato delle persone attraenti, sì. Ma tipo da ammirare su una rivista, non certo da scoparci. E ora sapevo che quella era un’altra cosa ancora, attrazione estetica. Allora cosa poteva essere attrazione sessuale? Magari non riuscivo a distinguerla perché si sovrapponevano? Forse se l’avessi identificata chiaramente avrei capito di averla già provata, sarebbe stata solo questione di trovare la persona giusta, ero normale e tutto a posto.


Cercai in lungo e in largo, ma ogni definizione disponibile ci girava intorno, senza mai solidificare quel concetto: “è impossibile da non riconoscere.” Tutti sembravano sapere. Tranne me.


Finché un giorno m’imbattei in un forum, o un articolo, non ricordo, in cui a un certo punto l’autrice affermava di non essere mai riuscita a capire cosa il mondo intendesse, con attrazione sessuale. Era come se fosse l’unica a non vedere l’elefante nella stanza. In realtà era semplicemente asessuale.


A differenza di altri orientamenti, come omosessualità ed eterosessualità, che descrivono la direzione della propria attrazione sessuale, l’asessualità è caratterizzata proprio dalla sua mancanza. Il grado di questa assenza è variabile. Può essere totale, oppure costituire la maggior parte dell’esperienza della persona, con eccezioni che possono sottostare o meno a certe condizioni.


Ad esempio, se gli asessuali in generale sono spesso chiamati “ace”, soprattutto nella comunità anglosassone, le persone a cui più o meno raramente capita di provare attrazione sessuale si chiamano gray-ace (o gray-sessuali): se gli asessuali sono il nero, e gli allosessuali (chi sperimenta abitualmente attrazione sessuale) sono il bianco, i gray-ace stanno nel mezzo. Il gradiente di colori della bandiera asessuale rappresenta proprio questo spettro: il nero gli asessuali, il grigio i gray-sessuali, e il bianco gli alleati allosessuali. Il viola simboleggia la comunità.

In pratica, allo- ed a-sessualità descrivono se l’attrazione sessuale sia presente o meno: poi questa può essere rivolta al genere opposto, nel caso de* eterosessuali, allo stesso genere, in quello de* omosessuali, e così via.

Trasponendo lo stesso ragionamento all’attrazione romantica, le persone possono essere eteroromantiche, omoromantiche, eccetera; ma anche non sperimentare affatto questa attrazione, ed essere quindi aromantiche.


Gli orientamenti di questi due tipi di attrazione, secondo lo Split Attraction Model (SAM), non sono necessariamente in accordo: si può essere eterosessuali e aromantici, come si può essere asessuali ed eteroromantici. O asessuali e aromantici: per brevità, “aroace.”


A primo impatto tutte queste specificazioni possono creare più confusione che chiarezza. E non tutti ne hanno bisogno, come non tutti hanno bisogno di trovare un’etichetta. Ma per molte persone è un modo di riconoscersi e trovare una comunità che ci rassicuri sul nostro diritto all’esistenza, anche quando assume forme che il resto del mondo rinnega.

Ho iniziato a parlare con i miei amici di asessualità quando ancora vedevo quel termine come qualcosa di esterno, ma che aveva ormai nidificato nella mia testa. Dovevo quasi sempre aprire il discorso con una spiegazione più o meno lunga, perché quasi nessun* sapeva cosa fosse. Ma quello che mi colpiva era che ogni volta che mi rispecchiavo in quell’orientamento, invariabilmente la reazione era di escluderlo.


Dovevo solo fare esperienza, non avevo trovato la persona giusta, non mi dovevo fissare e precludere nulla, forse ero solo insicura, avevo paura del sesso. E poi, quella volta volevi baciarlo, no?


Non erano mai cose dette con cattiveria, a volte anche con genuina curiosità, ma solitamente percepivo un blocco, un’incapacità di recepire il concetto, che mi faceva dubitare del concetto stesso, del mio rapporto con esso.


L’asessualità, come qualunque altro orientamento sessuale, probabilmente è sempre esistita. Ma quando l’orientamento interessa (forse, perché gli studi sono scarsi) tra l’1% e il 5% della popolazione mondiale, in una società ipersessualizzata, è difficile formare una comunità capillare. Se oggi se ne parla, e sempre di più, è grazie ad internet. Eppure, “A” continua ad essere la lettera silente della comunità LGBTQ+: la sigla estesa sarebbe LGBTQIA, ma raramente si scrive per intero. E quando succede, spesso si crede che “A” stia per “alleati.” È la cancellazione, letterale, dell’asessualità.


Per contrastare l’asexual erasure sono state istituite delle giornate dedicate: l’Ace Week, in ottobre, per educare alla comprensione dell’asessualità, e l’International Asexuality Day (IAD), che debutta il 6 aprile di quest’anno, e vuole concentrarsi sulla celebrazione della comunità ace internazionale: la rete è più grande di quanto, al liceo, mi sarei mai potuta immaginare.



Non so ancora dove collocarmi sullo spettro. Ora che ho un ragazzo per cui provo attrazione sessuale, so per certo di non averla mai provata prima. Allora mi chiedo se la condizione sia una connessione emotiva, per cui sarei demisessuale. Ma poi mi chiedo quando sia avvenuto il passaggio da attrazione sensuale, il desiderio di avere semplicemente un contatto sensoriale, a sessuale, e i fili si attorcigliano. Non so nemmeno se questa sia la domanda da porre. Forse penso troppo. E spesso mi è stato rimproverato questo, sulle mie conclusioni sul mio orientamento, di farmici troppi problemi.


Magari è vero che sono eccessiva nelle mie analisi, ma di questa dissezione non mi sono mai veramente pentita. Sono partita credendo che vivere senza sesso e amore romantico fosse motivo di vergogna; e ho finito per scoprire che la varietà umana è così incredibilmente più ampia di quanto mi aspettassi, che non posso non rivalutare i criteri in base ai quali ho sempre vissuto.

È a questo che mi ha educato l'asessualità: alla complessità del mondo, iniziando dalla mia.


Ogni comunità ha i suoi simboli ed in-jokes. Tra gli asessuali, fra gli altri, si è diffusa la torta, ritenuta universalmente più allettante di fare sesso. “Offrire una fetta di torta”, dunque, è diventato un modo di dare il benvenuto ai nuovi membri della comunità.


Io oggi accetto di non avere tutto le risposte, e che quelle che ho tra qualche tempo potrebbero non essere più le stesse. Mi accetto per come mi sento, anche se non so spiegarlo chiaramente. Mi accetto e mangio la torta. Lascio una fetta a chiunque la desideri.



Per approfondimenti:

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