È il primo indumento che indossiamo, quello che segretamente parla più di noi, l’intimo, e di segreti Shh ne sa parecchi.
La storia di Shh è la storia di due ragazze, Elena Bellusci e Sara Bazzoli, grandi amiche nella vita e già socie di Tiche, il loro design boutique atelier. Due anni fa Elena e Sara, dopo essersi rese conto di quanto fossero bruttine le classiche mutandine in cotone che si trovavano in circolazione, decisero di far produrre, un pò per gioco, 200 slip in cotone su cui fecero ricamare frasi allusive e birichine, dimostrando un nuovo modo di concepire il sexy. Il successo fu immediato! Da quel momento il gioco divenne realtà, diventando un brand tutto al femminile, e se l’intimo parla un linguaggio sfacciatamente ironico, la policy è ricca di valori: piccoli artigiani e materiali di qualità per una produzione interamente italiana! Lontana dagli stereotipi di donna sexy in pizzi succinti, Shh gioca tutta la sua identità su un intimo tanto comodo quanto ironico, non tralasciando il fattore bellezza. Un pò lolita e un pò sfacciata, ma sempre delicata e divertente, questa è la lingerie di Shh. Questa settimana abbiamo incontrato (virtualmente) Elena, che in un amichevole chiacchierata ci ha svelato alcuni dei segreti di Shh.
Ciao Elena. Ti faccio subito una domanda calda: come sta affrontando la vostra azienda questo periodo così delicato?
È un momento complicato per tutti, sicuramente difficile, però stiamo raccogliendo molte impressioni positive, quindi il brand sta continuando a crescere. Ma aldilà del nostro brand, mi accorgo che c’è davvero una voglia tra brand diversi di interagire tra di loro e confrontarsi, come se fossimo in una sorta di rinascimento, non ci facciamo la guerra tra noi, ma cerchiamo di interagire e capire come poter trovare una soluzione, di comprendere insieme quale sarà il cambiamento. C’è solidarietà. Inoltre credo che il Made in Italy abbia delle ottime possibilità in questo momento. Prodotti di qualità fatti da artigiani e piccola realtà meritano di crescere, e in questo momento che c’è più coscienza all’acquisto potrebbe succedere.
Il made in Italy è uno dei vostri grandi valori aggiunti. Per la produzione vi appoggiate dei fornitori lombardi?
Si, noi abbiamo un laboratorio di lingerie in Lombardia.
So che il vostro brand è nato un pò per gioco se così si può dire. Ma quando è arrivato il momento di scommettere un pò di più, quali sono stati quegli elementi del brand che vi hanno fatto capire di avere un punto di forza rispetto agli altri?
Sicuramente la nostra comunicazione. I nostri shooting sono fatti sempre in modo ironico, e poi c’è la leggerezza di quello che scriviamo. Probabilmente alcune persone sono anche infastidite da questi doppi sensi, ma la maggior parte si fa delle grosse risate, anche perché è tutto rivolto al mondo femminile. Sicuramente la nostra forza è l’immagine e quello che comunichiamo attraverso l’immagine.
L’intimo che realizzate è lontano dalla concezione di donna sexy femme fatale, ma è ironica e delicata. C’è un target di donne a cui vi rivolgete in particolare?
Sono donne che riescono a sentirsi sexy con qualsiasi cosa decidono di indossare. Il taglio della nostre mutandine, i messaggi un pò kinky, giocano molto su un modo di fare un pò fru-frù, ma in realtà sono strong. Le nostre donne sono consapevoli di ciò che possono fare, sono donne di adesso: mamme, lavoratrici, ragazze che sanno il valore che hanno.
In precedenza avete fatto delle collaborazioni per sostenere la ricerca per il cancro al seno. Vorreste riproporre una campagna di raccolta fondi su questo tema?
Noi siamo molto sensibili a questo argomento perché il marito di Sara è oncologo e ricercatore, quindi abbiamo un filo diretto che ci fa pensare e ci porta a investire le nostre azioni volontarie a loro. Sicuramente in futuro ci saranno altre raccolte fondi che saranno destinate a chi sceglieremo. È una tematica purtroppo molto attuale e femminile e ci siamo particolarmente legate.
La vostra comunicazione si basa su uno scambio molto diretto con le vostre clienti. Qual è il vostro rapporto con loro?
Quello che è il nostro brand, e che ci ha fatto dire "sì, possiamo farcela" è la nostra community. Le nostre ragazze sono le Shh girl, le coinvolgiamo sempre, anche negli shooting non abbiamo modelle professioniste, ma sono loro ad essere chiamate volontariamente a scattare con noi, ed ovviamente scattare in mutande è difficilissimo, però lo shooting esce bene perché si crea un bel clima, come in una festa tra amiche. Creiamo un filo diretto con loro, rispondono ai nostri imput e ci raccontano non solo come deve cambiare il nostro prodotto, ma anche anche il mondo nei confronti del mondo femminile. Sentiamo il pubblico vicino anche nelle stories quando facciamo i pink set e raccontiamo delle donne che hanno realizzato il loro famoso sogno nel cassetto. Poi facciamo domande aperte e chiediamo consigli, per noi sono fonte d’ispirazione e in nostro marchio sta crescendo anche grazie alle nostre ragazze. Stiamo guardando attentamente a quello che sta succedendo nel mondo femminile.
Se potessi dare un consiglio alle donne che lottano per concretizzare un loro progetto, quale sarebbe?
Tutti dicono Never give up, e io sono certamente di quella fazione. Per noi Shh è stato così, abbiamo continuato e continuato e continuato. Però attenzione, non c'è solo da portare avanti il sogno nel cassetto, ma anche da valutare tutti i pro e i contro che questo porta. All’inizio non è mai nulla semplice - ma neanche più avanti - bisogna essere super pragmatiche oltre che sognatrici. Ci sono giornate che nonostre ti piace quello che fai, tra te e te pensi che non puoi farcela, ed è lì devi andare avanti. Aldilà di avere un sogno nel cassetto e volerlo realizzare, bisogna studiare bene come realizzarlo, sempre.
Comments