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Emily Dickinson come non l'avete mai vista

Torna la serie ispirata alla vita della nota poetessa americana Emily Dickinson. Creata da Alena Smith, fu tra le prime lanciate dalla piattaforma streaming Apple TV nel 2019.

Emily Dickinson interpretata da Hailee Steinfeld

Per chi non la conoscesse già, Dickinson è particolare, difficile da caratterizzare. A prima vista potrebbe sembrare la classica serie in costume ambientata nel New England del 19esimo secolo, ma dal primo momento in cui la giovane Ms. Dickinson apre bocca ci rendiamo conto che non è proprio così. Costumi e ambienti a parte, la serie è tutt’altro che ottocentesca. Propone una rilettura pop di una figura storica generalmente (ed erroneamente) considerata triste e noiosa.


Si tratta di una specie di sitcom che segue una trama orizzontale ma è divisa in episodi (di circa 25-35 minuti) con temi più specifici, vagamente ispirati alle poesie della Dickinson ma adattati a scenari da teen drama. Il che sembrerebbe quasi un controsenso, considerata la pesantezza dei soggetti che era nota trattare, in particolare quello della morte. Anche se in realtà sappiamo benissimo che gli adolescenti possono essere anche molto dark e proni ad attacchi di esistenzialismo.


Ad interpretare Emily è Hailee Steinfeld, attrice e cantante divenuta famosa per il suo ruolo nel film Il Grinta, che le guadagnò la nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista all’età di soli 14 anni. Steinfeld dona al personaggio quel perfetto mix di leggerezza e drammaticità tipici dell’adolescenza che la rendono più "reale", una persona nella quale possiamo identificarci.


È proprio la tensione tra temi “seri” e toni “leggeri” che contraddistingue la serie, questa commedia bizzarra ed irriverente che non esita a flirtare con l’assurdo, talvolta completamente abbandonando qualsiasi pretesa di realismo. I personaggi vivono situazioni e dinamiche proprie del loro contesto storico ma spesso le commentano con parole e prospettive moderne. Così facendo, è come se si rivolgessero direttamente a noi pubblico del 21esimo secolo, mostrandoci che si tratta di una serie leggera, scherzosa e consapevole di esserlo.


Ci vuole un po’ ad abituarsi al continuo oscillare tra realtà e immaginazione, tra passato e presente. Alcune battute stonano o risultano un po’ forzate. Ma quando funziona, la serie non solo fa ridere ma riesce ad affrontare temi “tabù” come la sessualità e, per l’appunto, la morte.

Emily e la morte (Wiz Khalifa)

La nota ossessione della scrittrice per la morte viene evidenziata in una maniera geniale quanto inaspettata: più volte, essa si presenta letteralmente a casa di Emily a bordo di una carrozza, interpretata dal rapper Wiz Khalifa. Quale modo migliore di raccontare una poetessa che dare vita alle sue metafore?


Nella seconda stagione il focus di Emily si sposta dalla morte alla celebrità: non sa se perseguirla, esita, ha paura di essere dimenticata ma teme anche di compromettere la sua voce artistica. Di nuovo, i suoi dubbi esistenziali vengono rappresentati da visioni surreali e la protagonista cerca risposte nei modi più assurdi (inclusa l’immancabile seduta spiritica).

Intanto, anche gli altri personaggi evolvono. Lavinia, la sorella di Emily, si conferma la più interessante proprio per la sua capacità di crescere. All’inizio della serie ci viene presentata come una ragazza superficiale, vanitosa, intenta – contrariamente alla sorella – a conformarsi alle norme sociali dell’epoca. Ma pian piano si rivela la più aperta di tutti, radicale quasi nella sua totale accettazione di sé stessa e dei suoi desideri. Una volta stabilita la sua identità di persona senza filtro, che dice tutto quello che le passa per la mente, gli autori possono farle esprimere anche le idee più sovversive: arriva a contestare l’istituzione del matrimonio e persino il concetto di monogamia. Tutto questo mantenendo il suo carattere apparentemente frivolo e leggero.

Lavinia Dickinson (Anna Baryshnikov)

Come spiega una nota all’inizio della seconda stagione, la vera Emily Dickinson era una persona schiva che passò gran parte della vita rinchiusa nella propria camera a scrivere. In tutto, scrisse quasi 2000 poesie che furono pubblicate dopo la sua morte, eccetto per una decina che pubblicò su giornali locali senza però firmarsi. Questo era sicuramente in parte dovuto alla timidezza della Dickinson ma non è da sottovalutare anche il ruolo della pressione sociale che avrebbe senz’altro subito all’epoca in quanto donna appartenente alla borghesia di provincia. È un aspetto che la serie sottolinea ripetutamente, mostrando soprattutto l’opposizione del padre di Emily all’idea che sua figlia tenti di farsi pubblicare.


Di conseguenza, non c’è molto materiale storico sul quale basarsi per ricostruire la storia della poetessa. E infatti lo show per sua stessa ammissione si prende non poche libertà. Abbiamo però le sue lettere, la maggior parte delle quali indirizzate a Susan Gilbert, sua cognata. Molti studiosi ritengono che i loro toni sono decisamente romantici.

Emily e Sue (Ella Hunt)

Nella serie, Sue è la miglior amica di Emily e le due hanno una specie di relazione sentimentale che non possono però esprimere apertamente e che si complica ulteriormente quando Sue sposa Austin, il fratello di Emily. Le ragazze mantengono però un bellissimo rapporto di amore e amicizia, ovviamente non privo di complicazioni, ma che non viene presentato come una costante fonte di dolore, come spesso accade con le storie d’amore queer, soprattutto se ambientate nel passato. Come gli altri adolescenti della serie, Emily e Sue continuano a crescere, vivere nuove esperienze, provare altre emozioni, una di loro sviluppa sentimenti per un'altra persona, insomma la loro vita non è limitata o definita da un tragico amore proibito.

La vera forza della serie sta nei dettagli: nelle continue battute ironiche ed anacronistiche, che spesso tracciano improbabili paralleli con la cultura contemporanea, nel frequente inserimento di canzoni pop e riferimenti a fatti attuali, e nelle inaspettate e spesso non proprio lusinghiere comparse di personaggi storici dell’epoca come Henry David Thoreau (John Mulaney) e Louisa May Alcott (Zosia Mamet.)


Vista la loro frequenza, non tutte le battute sono riuscite, ma l’evidente entusiasmo che anima lo show è trascinante ed e facile superare gli intoppi senza troppo imbarazzo. Man mano che va avanti, la serie impara a calibrarsi, senza però smettere di osare. Come se fosse essa stessa un’adolescente alla scoperta di sé. Stabilito il distacco dai fatti storici, la seconda stagione (i nuovi episodi escono di venerdì, per ora sono disponibili i primi 5) sembra avviata in una direzione più decisa (e hot ) e sono curiosa di vedere fino a dove si spingerà.

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