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KUBE

"Interviste Emergenti": Croce Atroce, "Alda Merinos" e il Toilet Club di Milano

Quando una delle Drag Queen più iconiche di Milano decide di pubblicare un album così, a sorpresa, senza neanche un singolo d'uscita, noi di Kube, non potevamo che farci una chiacchierata!

Sono felice di poter intervistare Croce Atroce, un'artista spettacolare e un' istituzione della nightlife milanese da svariati anni. Ha fondato il Toilet Club, una delle poche realtà LGBTQIA+ di Milano, dove, oltre a ballare fino all'alba, si può assistere a diverse stupende performance Drag. Se non ci siete ancora stati, rimediate appena sarà possibile, ne vale davvero la pena! L'ultima "serata" che ho fatto, quando ancora potevamo permetterci di uscire la sera, è stata proprio lì e non vedo l'ora di poterci tornare (ovviamente in Drag).

L'album si chiama "Alda Merinos" e ne parliamo direttamente con lei!


Ph. © Mattia Attorre (@piangoarcobaleni) / Outfit: © Lorenzo Seghezzi / Venue: Pop Milano

Ciao Croce Atroce, benvenuta ad Interviste Emergenti! Come di routine per il nostro format, lascio le presentazioni a te;

chi è Croce e come è nata?

Ciao! Grazie per dedicarmi questo spazio. Mi chiamo Simone Facchinetti e a volte divento la Croce Atroce. Sono un grafico di giorno e una drag di notte, ho 44 anni e mi piace che mi diciate che sono "emergente", perché vuol dire che posso permettermi di dire e fare di più e ancora per un po' di tempo. Com'è nata la Croce? Per caso, una sera di ormai quasi otto anni fa, quando il Toilet Club era un buco in via Lodovico il Moro a Milano e c'era la necessità di inventare qualcosa per il sabato sera che era vuoto e senza idee. Così abbiamo iniziato raccontarci delle storie e a travestirci, per dare un senso scanzonato alle serate. La formula ha funzionato, tra musica e quel pubblico che si è appassionato alla situazione e ha iniziato e continuato a seguirci. Poi passano i weekend, i mesi, gli anni, ed eccoci ancora qua, per fortuna!

Ph. © Mattia Attorre (@piangoarcobaleni) / Outfit: © Lorenzo Seghezzi / Venue: Pop Milano

"Alda Merinos" è il tuo album di debutto e, già il titolo, mi sembra un chiaro riferimento al modo di creare un nome d'arte Drag. Come mai avete scelto proprio lei? E, data anche la partecipazione dei tuoi fedeli e sempre presenti collaboratori Erik Deep aka La Marchesa e Lo Zelmo, possiamo dire che è un disco fatto "a tre teste"?

Assolutamente sì! Hai azzeccato tutto. Un titolo deve comunicare, col minor numero di lettere possibili, quello che si vuole dire e rappresentare. Con le parole "Alda Merinos" vogliamo parlare di drag e di poesia, di un mondo che ci appartiene e della rappresentazione di un genere umano, è nato dall'idea di una persona (Zelmo) ma rappresenta, come dici, l'unione e il risultato del lavoro di tre teste. Non ho altro da aggiungere se non che è stata un'esperienza nuova e bellissima, che voglio rivivere ed esplorare in nuove forme. Non avrei mai pensato di aver potuto cimentarmi in una cosa del genere, è proprio vero che l'unione fa la forza. Siete riusciti a produrre ben 23 tracce di pura follia, con titoli uno più spettacolare dell'altro come "Il segno della X" o "S-Ex Toys" (la mia preferita rimane "Tetta Maledetta"); è nato come progetto "improvvisato" o avevate l'idea in cantiere già da tempo?

Diciamo che il desiderio era in cantiere da tempo, ma l'idea è arrivata a Capodanno.

Poi noi, siamo anche quelle che prendiamo la palla al balzo e non lasciamo disperdere l'entusiasmo. Ci siamo fatte un discorso a Capodanno esprimendo il desiderio reciproco di fare musica e via, dal giorno successivo ci siamo messe subito al lavoro. L'inizio della pandemia ci aveva disorientate, come tutti immagino, ma dopo i primi mesi che ci sono serviti per realizzare la situazione, abbiamo capito che bisognava darsi da fare per trovare nuove idee. Abbiamo fatto di tutto e alla fine è arrivato pure il disco: credo personalmente che sia stata una delle esperienze più interessanti della mia vita. Sì, 23 tracce sono tante, l'ascolto è impegnativo sicuramente, però perché non permettersi di dedicare più di un'ora all'ascolto di un disco quando siamo disposti a dedicarne anche due per la visione di un film?


Per me è passato liscio come la Vodka! Credi che l'album si riferisca ad un tipo di pubblico specifico o può raggiungere chiunque?

L'album può indubbiamente raggiungere chiunque, anche se logicamente la rainbow community è più portata a capirlo. Ovvio che non si sta parlando di linguaggi scientifici o di discorsi filosofici, vero è che certe parole e certi riferimenti non sono per tutti. E per "non sono" non intendo che "non vogliono esserlo". L'obiettivo era anche quello di voler rappresentare una realtà e per farlo bisognava usare musica e parole che le appartenessero. All'ascoltatore non recettivo suggerisco questa cosa: ti si è aperto un mondo? Benissimo, esploralo, vivilo, poi forse capirai tutto quello che sentirai nel disco. Tra parentesi: spesso chi vive al di fuori dalla rainbow community fa finta di non conoscere alcune realtà perché schiavo dei propri tabù, quindi non fidiamoci sempre di coloro che dicono di non capire e non conoscere.


Ph. © Mattia Attorre (@piangoarcobaleni) / Outfit: © Lorenzo Seghezzi / Venue: Pop Milano

Oltre ad essere un'artista decisamente poliedrica impegnata in tantissimi progetti e una Drag iconica, sei anche un'attivista. In un paese dove l'omobitransfobia è all'ordine del giorno, un pò come (purtroppo) il razzismo e il sessismo, quanto è importante far sentire la propria voce, creare proposte e andare contro ad ogni tipo di pregiudizio sociale e di genere?

Innanzitutto grazie perché mi stai dando dei titoli che credo di non avere, comunque me li prendo volentieri perché sono una che accetta di buon grado i complimenti, quindi grazie! Ho 44 anni, nella vita tutto sommato posso dire che mi è andata molto bene: ho una famiglia che mi ha accolto senza farmi sentire troppo fuori posto, non ho mai vissuto violenze né bullismi gravi, quindi direi tutto ok. Però sono pienamente consapevole che non è così per tutte, anzi. Far sentire la propria voce è fondamentale, e onestamente credo sia fondamentale a volte non essere diplomatiche né politically correct. Personalmente sono incazzata e non sto zitta. I pregiudizi feriscono più di qualsiasi altra arma e, mi spiace, ma voglio che la mia voce, che la nostra voce, sia altrettanto potente. Quindi basta cercare sempre la parole giuste, basta usare minimi comuni denominatori per forza. Tutti hanno gli strumenti per capire, adesso è ora di tirar fuori le unghie.

"Can I get an Amen?!"

Dato che sono stata molte volte al Toilet (soprattutto al parco Forlanini) e, l'ultima serata che ho fatto, prima che chiudessero tutto, è stata proprio al Black Hole; ci tengo a chiederti come è nato? Quanto è importante avere una realtà simile, così aperta, a Milano?

Ma soprattutto ti ringrazio per avermi fatto passare delle serate indimenticabili.

Non so nemmeno io com'è nato, diciamo che "è nato". Il Toilet è la nostra vita (ci metto dentro Erik e Zelmo ma anche tutto lo staff che ne fa parte e lo alimenta) e, in quanto tale, è nato e si è plasmato sulla base di ciò che ci piace vivere.

È un po' come quando ti trasferisci in una casa nuova: già l'hai scelta sulla base delle caratteristiche che sono più nelle tue corde, poi col tempo la arredi e la fai tua. Noi forse siamo nate per vivere la notte, quindi ci sta il lavorare nei club. Poi durante il giorno siamo tutte obbligate a vivere in comunità chiuse in cui forse ci sentiamo costrette: la famiglia, i parenti, i compagni di scuola e di università, i colleghi di lavoro... Insomma, rapporti e relazioni che spesso non scegliamo. La notte invece è libera: decidiamo noi dove andare e chi vedere, cosa fare, con chi farle, come divertirci eccetera. Nella notte abbiamo trovato il nostro territorio e ci abbiamo costruito la nostra situazione ideale, poi naturalmente si è formata la community.

Una community stupenda e davvero unita!


Ph. © Mattia Attorre (@piangoarcobaleni) / Outfit: © Lorenzo Seghezzi / Venue: Pop Milano

Una frase che sento dire spesso è "L'arte Drag in Italia è sottovalutata" ; credi sia vero?

E come mai non si riesce ancora a concepire come un'arte performativa?

Credo che in Italia l'arte performativa in generale sia sottovalutata, basti pensare al trattamento che ha avuto la categoria degli artisti e degli addetti ai lavori durante la pandemia. Il drag è una nicchia di questo mondo, pertanto vive ancor di più nell'ombra. Ma partiamo dall'inizio. Credo che in Italia ci sia un problema di base circa il tema dell'intrattenimento. Si accettano concerti e trasmissioni televisive, ma abbiamo poca cultura e poca presa sull'intrattenimento live. Il teatro, il cabaret, macro-insiemi in cui inserirei il drag, non sono così diffusi e comuni. Ad oggi l'arte drag è confinata nel mondo delle serate, della notte, altro sistema che da sempre è visto con pregiudizio. Inoltre il drag rappresenta una comunità precisa, quella LGBTQ+, che per tante persone è ancora tabù. Quindi teatro/cabaret + nightlife + mondo arcobaleno = il drag è un'arte che emergerà fra parecchio tempo.

NB: spesso il mondo drag, quando si esprime in contesti etero/cis, si piega suo malgrado a una comicità che asseconda quei pregiudizi orrendi che nascono proprio da quella realtà. Nostro compito è proprio quello di istruire e farci conoscere per quello che siamo e abbiamo da dire, senza costringerci e auto umiliarci parlando un linguaggio che urla un'omofobia interiorizzata.

E per concludere, ti chiedo 3 artisti da cui prendi ispirazione. Oddio... Solo 3? Che domanda difficile!

Mi dici artisti, quindi pesco dalla musica che mi viene più facile.

Rispondo Madonna, Peaches e Annie Lennox.

Madonna perché ha fatto la storia del Pop, scritto e interpretato canzoni memorabili, fatto performance e concerti che sono entrati nell'immaginario collettivo e affrontato scelte coraggiose che nessun altro artista mainstream ha mai fatto. Madonna ha parlato di religione e sesso, oltretutto nei momenti più scomodi per farlo, si è sempre spesa contro ogni stigma che ha tacciato la comunità arcobaleno, ha sempre dichiarato la sua situazione politica e sì ok è una paracula nata: onestamente la amo anche per questo.

Peaches rappresenta l'artista queer per antonomasia. Musicalmente mi gasa tantissimo, ha sempre fatto dei live molto fisici, dove la musica elettronica ha incontrato la formazione classica del gruppo rock. Fisicamente non è mai stata alla ricerca di una forma ideale, ha sempre rappresentato il corpo in modo naturale: brava. Potrei parlarne per ore ma mi fermo. Annie Lennox, la storia del Pop, elegantissima e raffinata, un'alleata esemplare. Lei sì che è un attivista! Durante la sua carriera si è sempre spesa per causa umanitarie e per i diritti civili. La voglio ricordare principalmente per la sua lotta contro l'HIV che continua nel tempo. Un mito assoluto.


Grazie mille Croce per questa stupenda intervista, spero possa essere utile per tutt*. Abbiamo bisogno di parlare di questi temi e sdoganare sempre più tabù, anche nella musica!


Ph. © Mattia Attorre (@piangoarcobaleni) / Outfit: © Lorenzo Seghezzi / Venue: Pop Milano

Trovate, come sempre, alcune delle tracce di "Alda Merinos" nella nostra playlist dedicata e, se non lo avete ancora sentito, cosa aspettate?

Iconico.



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