La mascolinità tossica è uno dei modi in cui la società patriarcale danneggia gli uomini. Si riferisce alle attitudini costruite socialmente che descrivono il ruolo di genere mascolino come violento, non emotivo, sessualmente aggressivo.
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Parliamo di una serie di stereotipi che definiscono l'uomo come un essere dominante nella società, spesso con derive di misoginia e omofobia che diventano tossiche nel momento in cui promuovono comportamenti violenti come abusi sessuali e femminicidi.
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Tra i primi ad introdurre il concetto di "toxic masculinity" c'è stato, negli anni Ottanta, lo psicologo americano Sheperd Bliss con gli studi per una nuova definizione della mascolinità.
La mascolinità tossica è così tanto radicata che non ci accorgiamo quanto in realtà sia in ogni nostra parola, sguardo, comportamento, nella nostra indifferenza, è così viva e presente nel momento in cui anche un solo uomo smette di essere per essere qualcun altro.
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Ci vengono proposti fin da bambini dei modelli di uomini forti, poco disposti al dialogo, non sensibili, pratici, che non piangono, che non dicono, che non stanno male, che non sono vulnerabili e non bisogna andare lontano per ritrovare tutto questo, pensiamo ai nostri genitori, in questo caso, appunto, al padre, ci viene presentato come una figura autorevole, non disinibita, negato per la comunicazione, non ti verrebbe mai in mente di sederti al tavolo con tuo padre e raccontargli di come ti senti, che magari oggi ti sei sentito solo, che forse avresti bisogno di un abbraccio, che oggi sei felice, sei stanco, sei triste, sei deluso, arrabbiato, apatico, che hai bisogno di piangere tra le sue braccia.
Quante volte avrai detto o sentito "Io non ho mai visto piangere mio padre?"
E questa frase la diciamo anche con una nota d'orgoglio, stiamo comunicando agli altri due messaggi: piangere è solo e soltanto una debolezza e che mio padre, non piangendo mai, non solo è uno "forte", ma continuiamo a trasmettere un esempio sbagliato, così nei discorsi tra gli amici, con il partner, con uno sconosciuto si crea quel cerchio sadico senza via d'uscita rafforzando il concetto di mascolinità tossica.
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Siamo i figli, nipoti, pronipoti e saremo in futuro i genitori di questa mascolinità tossica, siamo portatori insani di concetti insani, siamo superficiali, leggeri, alienati, facciamo parte di una catena di montaggio, accettiamo, non ci ribelliamo, non cambiamo, siamo fermi, siamo così troppo fuori da noi stessi che non ci rendiamo conto di come dentro stiamo corrodendo, regredendo, siamo asciutti, non ci arrabbiamo più, siamo solo annoiati.
La verità è che l'uomo non sta lottando per uscire da questa gabbia, ma l'ha arredata, ha creato una falsa confort-zone, si è cullato per sentirsi accettato, per rispettare lo stereotipo, per non essere diverso e per l'ennesima volta è una lotta condotta dalle donne, in questo caso una lotta delle donne per gli uomini, è una lotta che io, Silvia, donna, sto portando avanti per gli uomini, per gli amici, per i futuri partner, per mio fratello, per mio cugino, per mio padre, per mio nonno, per i miei forse futuri figli, per una società che non ti dica come sentirti o chi essere, come non sentirti e chi non essere, per una fragilità condivisa, una debolezza accettata, un pianto non giudicato, per sentirsi protetti e amati anche se disarmati.
Sii uomo, non piangere, non comportarti da femminuccia, non essere debole, comportati da uomo, "esci le palle", scopa, scopa anche tanto, non ti depilare, vai in palestra, offri sempre la cena, il pranzo, la colazione, da bere, il cinema, il teatro, un viaggio, non farti offrire mai la cena, il pranzo, la colazione, da bere, il cinema, il teatro, un viaggio, sii uomo, non essere emotivo, sii forte, sii virile, non andare dall'estetista, non ti truccare, comportati da uomo, quelle sono cose da donne, sei peggio di una donna, gli uomini non fanno certe cose, non dicono certe cose, non sentono certe cose, sii uomo, non essere empatico, controllati, stai al tuo posto, sii geloso, possessivo, autoritario, autorevole, comportati da un uomo cazzo!
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