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Richard Ellis: «Questa generazione vuole trasmettere in modo onesto i propri pensieri»



Il mese di Febbraio ci ha regalato 140 minuti di nuove sovrannaturali avventure con "I Am Not Okay With This" (ve lo abbiamo consigliato qui).


La serie è il riadattamento del romanzo grafico di Charles Forsman, e come tutte le storie adolescenziali, vi è una protagonista che cerca di sopravvivere alle pressioni del liceo: Sydney; uno spasimante un po’ nerd: Stan; e una migliore amica popolare e piena di vita; Dina, che per giunta frequenta il belloccio della scuola: Brad. A tutto questo drama si aggiungono poteri telecinetici, ma questo, sicuramente, lo saprete già.

Facciamo qualche passo indietro. Torniamo a parlare di Brad, interpretato dall’attore e musicista Richard Ellis. Il suo ruolo nella storia è quello del classico belloccio del liceo, prepotente, spavaldo e pieno di sé, caratteristiche che non potrebbero essere più lontane da Richard. Settimane fa ho avuto la possibilità di fare due chiacchiere con lui, di scoprire aneddoti sulla serie e di conoscerlo più a fondo.

Ripercorriamo insieme il tuo ultimo anno lavorativo: com’è stato far parte di “I Am Not Okay With This”?

Quest'ultimo anno è stato surreale! Portare in vita un progetto come I Am Not Okay With This è un sogno diventato realtà. Sono estremamente grato di far parte di qualcosa che ha raggiunto così tante persone.


Come hai vissuto le audizioni?


La cosa incredibile è che per il ruolo di Brad ho fatto il provino solo una volta! Sono andato a leggere il copione e una settimana dopo ho scoperto che avevo ottenuto la parte. Normalmente le audizioni sono più complesse e c'è un lungo ed elaborato percorso da seguire. Sono stato molto fortunato.


Il tuo personaggio, Brad, è il classico stereotipo di “bad boy” del liceo; com'è stato interpretarlo? Qual è stata la sfida più grande nel rendere tuo questo ruolo?

Mi sono divertito tanto ad interpretare Brad. È un personaggio completamente diverso da come sono io nella vita reale; ho esplorato il ruolo di un narcisista totale. Dare vita ad un carattere del genere mi ha permesso di esplorare diversi aspetti della mia personalità, l’ho considerata una sfida. L'ostacolo più grande è stato comportarmi da arrogante con il cast, perché in realtà siamo diventati grandi amici fuori dal set… pero è stato divertente!


Image via Netflix

Come è stata la tua esperienza al liceo? Hai incontrato molti “Brad"?


Il liceo per me è stata un’esperienza interessante… mi piaceva molto la musica e lo sport, il che mi ha relegato la possibilità di trovare amici simili a me, sia in ambito artistico sia in ambito sportivo. Ovviamente anche io ho avuto la mia buona dose di “Brad", soprattutto al college: certi incontri si sono rivelati una fonte di ispirazione quando mi sono ritrovato tra le mani il copione.


La risposta della critica alla serie è stata sorprendente: in Italia è tra le prime 10. Che sensazioni ti fa provare tutto questo?


Ancora non riesco a crederci. Fa un po’ paura presentare al mondo intero un progetto che inevitabilmente tutti potranno giudicare, specialmente quando ci hai messo tutto il cuore. Vedere il modo in cui il nostro lavoro è stato accolto e apprezzato ci ha reso tutti molto orgogliosi. Ci siamo divertiti molto a girarlo e non potremmo essere più felici dell’amore ricevuto.


L’ultima scena è il momento clou della serie perché accadono tante cose contemporaneamente, dagli incredibili effetti speciali a quel durissimo discorso che Brad fa a Sydney; com'è stato rivolgerti a lei in quel modo?


Sono stati tre giorni di riprese estenuanti. Personalmente ho sentito molta pressione nel dare autenticità a quel discorso, dato che è un momento cruciale dello show. Ci ho messo settimane a prepararlo e ad assicurarmi di saperlo alla perfezione, ma è stato un lavoro di gruppo. Ogni singolo membro del cast, della troupe e delle comparse hanno reso possibile il tutto. È eccitante perché non sai mai come verranno gli effetti speciali in post-produzione; quando ho visto il risultato finale sono rimasto senza parole come tutti gli altri.


Image via Netflix


Tu e il cast sembrate un gruppetto affiatato e divertente. Ci è voluto tempo per trovare l'atmosfera giusta sul set? Che mi dici invece del rapporto fuori dal set?


A dire la verità siamo entrati subito in sintonia. Ci siamo presi un fine settimana per fare un viaggio per il compleanno di Wyatt, e posso dirvi che è stata proprio questa piccola avventura ad unirci. È capitato nel bel mezzo delle riprese e una volta tornati eravamo inseparabili, sia sul set che fuori. Siamo grandi amici, esattamente come appariamo.


Negli ultimi anni le serie TV e i film raccontano le periodi adolescenziali in modo più sincero e crudo con drammi per ragazzi come 13 Reasons Why, The End of the F *** ing World, Euphoria, Sex Education, Élite e così via; I Am Not Okay With This è una boccata d’aria fresca ma anche questa naviga tra emozioni incontrollabili: cosa pensi abbia spinto registi, sceneggiatori e produttori a creare serie TV e film più onesti, crudi e oscuri per descrivere questa particolare fase della vita?


Penso che le persone siano molto più disposte a parlare. Questa generazione vuole trasmettere in modo onesto i propri pensieri, sentimenti e lotte personali. L'industria dell'intrattenimento ha preso parte a questo movimento riportando sullo schermo emozioni e problemi veri. Invece di fantasticare e idealizzare gli anni del liceo, hanno iniziato a mostrarlo per quello che e in realtà. Dà alla gente un punto di riferimento e non vedo l'ora di vedere cosa questo nuovo tipo di approccio ci riserva in futuro.

Cosa ti ha spinto ad iniziare la carriera di attore?


Sono sempre stato appassionato di film e ricordo che nella mia infanzia alcuni ruoli hanno avuto un impatto enorme sul modo in cui mi sono approcciato a questa disciplina. È un lavoro di esplorazione introspettiva ed è estremamente affascinante. Mi ha dato la possibilità di sviluppare un livello di empatia più profondo perché devo immaginare la vita sotto le vesti di un'altra persona. Voglio continuare a crescere come attore e uomo.



Che tipo di ruoli vorrai esplorare in futuro?


Voglio fare cose che lascino il segno, spingermi a superare il limite. In fin dei conti, il mio obiettivo è lavorare in progetti che arrivino alle persone, che le commuovano. È per questo che la gente ama l’arte: è un tipo di evasione davvero importante per l’essere umano.

Quali sono le tue maggiori influenze in ambito artistico?


I miei idoli sono Leonardo Di Caprio e Robert De Niro, e sono un grande ammiratore di tutti i progetti di cui hanno fatto parte. Sin da piccolo hanno influenzato la mia crescita indirizzando i miei gusti cinematografici; adoro la loro capacità di fare sempre la giusta scelta artistica, che puntualmente conferma lo straordinario talento che li contraddistingue. Spero di avere il privilegio di fare lo stesso un giorno.

E per concludere… c’è qualcosa you’re not okay with?


Chi non sa guidare. Mi dispiace... è più forte di me.

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