top of page

KUBE

Woodstock e i suoi 50 anni, la generazione della rivoluzione


Woodstock, non solo un concerto, non solo legenda, non solo una rivoluzione socio-culturale, ma anche la nascita di uno stile, di una moda che tale non voleva essere, ma come?!

Ripercorriamo insieme quello che Woodstock è, e ha rappresentato nella storia, per capire quelle che sono state le influenze decennali che ha tramandato nel fashion di oggi.

Era il 1969, quando il più grande concerto della storia fu organizzato in una piccola contea dello stato di New York da Michael Lang, John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld. Doveva essere solo un modesto ritrovo di giovani pronti a celebrare 3 giorni di musica e arte nella piccola città di Bethel; nessuno si aspettava che proprio lì, tra un passa parola e l'altro, arrivassero più di 400mila persone, dando vita al festival più simbolico della storia.

E insieme all’orda inaspettata di ragazzi, arrivarono anche grandi artisti pronti ad esibirsi su quel palco che veniva allargato sempre più, tra loro Joe Cocker, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Santana, The Who e tantissimi altri, arrivando a un totale di 32 artisti.

Ma ciò che davvero stupisce è quello che Woodstock è stato a livello simbolico. In 400mila giovani erano lì per creare un' ideologia, un movimento comune che, contro ogni tipo di regola imposta dallo stato, con alla base solo la legge del rispetto reciproco, urlava con la sua presenza valori di libertà, di essere e di espressione, combatteva la guerra e la violenza fisica rivendicando l’amore libero e puro, una generazione rivoluzionaria, tanto negli ideali quanto nel modo di dimostrarli.

Quest'anno, Michael Lang, aveva organizzato tutto per riportare in vita quello spirito, quegli ideali, nati 50 anni prima. Il revival doveva svolgersi proprio lì, a Bethel, sulle ceneri del precedente, ma qualcosa è andato storto. Era ormai quasi certa la re-edizione di Woodstock, mancava solo l’apertura online del ticketing del festival, quando uno per uno, poco alla volta, gli artisti che avevano precedentemente accettato di comparire sul palco, hanno gentilmente disdetto l’invito, lasciando migliaia di fan da tutto il mondo a bocca aperta.

Come e perché questo sia successo ancora non è chiaro, l’unica cosa certa è che il grande ritorno che doveva avvenire questo agosto, è diventato per Lang un sogno incompiuto.

Doveva essere un grande tributo a quel concerto, e a quella generazione, che insieme crearono un avvenimento storico: storia della musica, storia socio-culturale, e storia della moda.

Sì, perché proprio quei ragazzi che popolarono il festival, arrivati alla location tra furgoni e autostop, con pochi soldi in tasca, ma carichi di ideali di rispetto, amore e libertà, in un qual modo divennero delle vere e proprie icone inconsapevoli di moda e stile.

Probabilmente non se lo sarebbero mai aspettato.

La maggior parte di loro era vestita solo di ciò che capitava, lo stretto indispensabile per affrontare tre giorni nelle campagne statunitensi, senza cambi, senza outfit studiati o accessori abbinati. E fu probabilmente quella forma di libertà, a diventare per la storia della moda, un modello da emulare. Non una scia di trend, ma la libera e piena espressione di ciò che si è tramite ogni tipo di indumento, senza nessuna regola, compreso il non indossare nulla. La rivendicazione di non moda che diviene moda stessa.

Quello che una volta era considerato un abbigliamento di fortuna, pronto ad essere distrutto tra balli, droghe e fango, si è poi imposto come stile, ancora amato e replicato da giovani da ogni parte.

Basta citare la parola Woodstoock per farci immaginare donne bellissime, libere da ogni congettura, dai capelli lunghi e sciolti, intrecciati solo da coroncine di fiori, abiti lunghi e frangiati, e occhiali da sole tondi che preannunciavano la grande moda degli anni ’70.

Questi sono i ragazzi che hanno fatto la storia, che senza saperlo né volerlo, senza badare a come si mostravano sono diventati un' icona secolare.

Jeans e torsi nudi, camperos per poter camminare nel fango senza ostacoli, Tie-dye sfoggiato non solo tra il pubblico, ma anche sul palco dai grandi artisti. Questi sono tutti elementi che ritroviamo nella moda dei nostri giorni, riproposti dalle grande aziende fashion che di queste immagini ne hanno fatto modello di ispirazione, come Gucci, che ripropone pantaloni a zampa ogni qualvolta può, Isabel Marant, Chloè ed Etro. Ed anche il fast fashion non si lascia scappare mai la possibilità di seguire la scia delle grandi maison, adeguandosi al gusto e ai modelli proposti in passerella.

Una generazione rivoluzionaria che ha fatto della loro non moda un' icona di libertà.

205 visualizzazioni
bottom of page