Si è conclusa martedì la seconda tappa di questo fashion month, che ha visto Londra come protagonista mondiale.
È risaputo che la London Fashion week abbia un animo duale, da un lato le grandi aziende di moda inglesi, come Burberry, Erdem o Simone Rocha, che creano sfilate sospese tra classicità e avanguardia, dall’altro una schiera di giovani designer emergenti, a cui il British Fashion Council lascia molto spazio sulle passerelle, in modo da avere ogni anno un alto tasso di freschezza e novità.
Ma quest’anno la LFW ha fatto qualcosa di nuovo, qualcosa che ha stupito tutto il fashion system, e che potrebbe rimescolare le carte di questo mondo così esclusivo. Per la prima volta nella storia, il British Fashion Council ha deciso di aprire le porte della moda al pubblico, dichiarando di voler creare “una celebrazione culturale in tutta la città, che introdurrà alla moda un pubblico più ampio”. Ma come?
Tanto facile quanto innovativo: sei sfilate aperte al pubblico!
Esclusivamente per sabato 14 e domenica 15, presso l'hub ufficiale della LFW, brand come Alexachung, House Of Holland o Self-Portrait, hanno messo in vendita le poltrone delle loro sfilate, per un prezzo oscillante tra le 135 e le 245 sterline, a seconda della postazione scelta; biglietti andati tutti sold out!
Una strategia di marketing o una forma di integrazione sociale? Rispondere a questa domanda è molto difficile e potrebbe sollevare non pochi commenti, tuttavia una cosa è certa, il test lanciato dalla London fashion week potrebbe diventare il format del futuro.
Certamente le maison storiche che hanno sfilato a Londra, non sono state inserite in questo progetto di democratizzazione della moda, restando fedeli al loro pubblico esclusivo, fatto da giornalisti, buyers e vip, accessibile solo su invito, ma anche loro hanno leggermente aperto il raggio. È infatti ormai consuetudine per le grandi aziende, invitare alle sfilate anche i loro clienti più affezionati, permettendogli di vivere una giornata fuori dal comune, tra flash e celebrità.
E per rendere la LFW ancora più inclusiva per la società che la vive, tantissimi sono stati gli eventi a porte aperte che sono stati organizzati. Tra i più vibranti è da segnalare assolutamente quello di Browns, dove la regina in carica dei dj-set, l’asiatica berlinese Peggy Gou, ha lanciato la sua collezione chiamata Kirin, tra elettronica live e stampe colorate, in perfetto stile Peggy.
Ma anche lo storico marchio inglese, Burberry, re del tartan, ha organizzato qualcosa di speciale per questa LFW. Se infatti la sua runway è stata esclusivissima, il suo evento celebrativo era aperto a chiunque. Per la settimana della moda, Burberry ha deciso di festeggiarsi nel suo storico caffè Thomas's, all'interno dello store di Regent Street, offrendo la colazione per tutto il giorno a chiunque fosse andato a trovarlo.
Così Londra chiude la sua fashion week, tra sfilate, party e presentazioni, lanciando una nuova sfida, quella della democratizzazione della moda. Verrà accettata dalle altre capitali?