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Body Beautiful: Diversity on the Catwalk. In passerella sfila l'inclusività.


Dopo un lungo viaggio tra New York, Londra, Milano, e a breve Parigi, siamo arrivati agli sgoccioli di questo fashion month. Ma prima di arrivare nella capitale francese, vogliamo fare un piccolo salto in una meta fuori porta, Edimburgo!

Ma cosa ci porta fino in Scozia? Facile, la moda! Dopo un mese dedicato interamente a tendenze, presentazioni e sfilate, vogliamo parlare di chi la moda la racconta, non attraverso gli abiti, ma attraverso chi li indossa.

Che il fashion sia uno dei settori economici più importanti a livello globale è risaputo, ma forse non tutti si soffermano a pensare a quanto quest’ultimo sia incisivo a livello sociale. È lo Scotland National Museums a voler raccontare, attraverso una mostra intitolata Body Beautiful: Diversity on the Catwalk, il cambiamento sociale in atto veicolato dalla moda sulle passerelle.

La curatrice della mostra, Georgina Ripley, con il contributo del College of Art, esamina e racconta attraverso una mostra fotografica, le aziende che, in maniera avanguardista, sulle loro passerelle hanno rotto gli schemi imposti da una moda retrograda e standardizzata, per lasciare spazio ad una passerella che racconta la realtà, una realtà fatta di differenze di età, cultura, genere e fisicità.

Partendo dalla prima sala, ambientata nel 2017, quando Ashley Graham per la prima volta sfilò sulla passerella di Michael Kors a New York, con il ruolo di modella plus size, questa exhibition ci porta in un viaggio storico-culturale che invita lo spettatore a riflettere "sulla diversità dell’esperienza culturale umana” e di come il mondo della moda, dalle passerelle, all’editoria, debba impegnasi a “creare delle immagini visive autentiche”.

body positivity e inclusività sociale, raccontanti ad Edimburgo.Ma vediamo insieme alcuni dei messaggi di

Tra le passerelle più precoci, che si sono prefissate l’obbiettivo di integrazione culturale sociale, c’è stata certamente quella di Ashish. Già nel 2015 il brand stupì il mondo del fashion, portando in passerella per la sua collezione primavera estate, esclusivamente modelle di colore. A molti potrebbe sembrare un’estremizzazione del concetto, ma la casa di moda voleva solamente dimostrare in maniera chiara, senza mezze misure, il suo totale appoggio all’inclusività sociale multi-etnica, appoggio dimostrato anche in altre occasioni. Era il 2017, quando nella sua collezione primavera estate, il brand inglese decise di presentare una collezione ispirata alla cultura Indiana, sottolinenado quanto quest'ultima fosse già ormai parte integrante della società inglese, e come di conseguenza poteva essere scoperta e compresa anche attraverso la moda.

Ma affrontando discorso dell’integrazione sociale, non si può non fare menzione di un evento storico raccontato in mostra, che ha segnato la storia della moda. Parliamo della sfilata di Max Mara a Milano, collezione autunno inverno 2017-2018, durante la quale, Halima Aden, modella musulmana, per la prima volta ha indossato in passerella lo hijab, dimostrando sia da parte del brand, che della modella, un assoluta affermazione di integrazione sociale tra oriente e occidente nella moda.

Oltre alle passerelle, la mostra racconta anche di campagne editoriali o di progetti lanciati dalle aziende fashion con scopi di sensibilizzazione più delicati. Tra questi, viene raccontata la storia di Sinéad Burke, accanita attivista, avvocato e scrittrice, affetta da nanismo.

La Burke, ha dimostrato di lottare con forza e determinazione, arrivando a fondare il Inclusive Fashion and Design Collective, associazione che finanzia i progetti di design per disabili.

Iconico è lo scatto esposto al museo scozzese di Tim Walker, che la rappresenta in un trench di Burberry, con delle grandi forbici in mano, pronta a tagliare via, metaforicamente, le differenze sociali, adattandole alla sua condizione.

Una mostra che racconta la moda da un altro punto di vista, che ci vuole far comprendere l’importanza e l’influenza che può acquisire nella società, che esalta le differenze, spronandoci a comprenderle e ad apprezzarle. Una moda, che non parla solo di frivolezze e banalità, ma di messaggi di positività ed inclusività. Una moda che ci auguriamo di vedere sempre più spesso.

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