Siamo finalmente arrivati all’ultima tappa di questo mese completamente dedicato alla moda. Il viaggio è stato lungo e impegnativo, siamo volati da New York a Milano, passando da Londra, fino ad arrivare all’ultima tappa, Parigi.
Di certo questo fashion month non è stato banale. New York ci ha trasportati con i tanti messaggi di body positive e empowerment femminile, Londra ci ha stupito aprendo le porte della moda al pubblico, mentre a Milano abbiamo recepito il concetto di eccletticità da preservare nella giungla urbana, esprimendo così al meglio la propria personalità senza paura.
Ma cosa succede a Parigi? Da sempre la capitale francese, ultima tranche di fashion week, è famosa per l’eleganza senza tempo, la classicità e lo charme che regna sovrano in passerella. Le più storiche maison di moda sfilano in location mozzafiato, creando auree leggiadre e sospese nel tempo. Basti pensare a Lanvin, a Valentino, a Yves Saint Laurent o a Cèline, per far capire ciò di cui stiamo parlando.
Ma quest'anno, la famosa aurea di eleganza e leggiadria, derivante dalla storia di Parigi come capitale dell’ haute couture internazionale, è stata parecchio scossa.
Abbiamo felicemente visto una Parigi consapevole, pronta a sostenere le problematiche ambientali, e ricordare la nostra storia fatta di errori, al fine di tendere a un futuro migliore.
A scuotere quell’aurea etera della moda parigina, ha dato il suo contributo John Galliano con Maison Margiela. La collezione primavera-estate 2020 del designer inglese, ha portato in passerella modelli ispirati alle uniformi. Tra infermiere e generali, la runway di Galliano si è trasformata in un racconto storico, con abiti che rimandano a identità di guerra. Qual’è il messaggio che voleva trasmetterci il designer? "Storie di speranza, eroine e liberazione vengono dimenticate, mentre la storia si avvicina sempre di più alla ripetizione".
Una presa di consapevolezza della storia che abbiamo vissuto, una storia che non va dimenticata, ma dalla quale al contrario dobbiamo ripensare, in modo da non commettere più gli stessi errori.
Anche Dior sulla sua passerella fa un discorso di consapevolezza, ma ambientale. Per la sua collezione primavera-estate 2020, il brand francese, capeggiato dall’italiana Maria Grazia Chiuri, porta in scena modelli sostenibili, dove tra uncinetto, paglia e rafia, si fa di tutto per rispettare l’ambiente. Una location da sogno, tra più di 150 piante di tipi diversi, che vuole elogiare la natura, tra abiti floreali ricavati da materiali di riutilizzo, e scarpe vegane. Un progetto quello della Chiuri che racconta così: "L'unico modo è fare le cose per bene, consumare meno e meglio, non è solo fare una t-shirt ecologia ma è qualcosa di molto complesso, bisogna trovare un buon bilanciamento. E siamo solo all’inizio".
E se si vuol parlare di moda eco-sostenibile, non si può tralasciare la passerella di Stella McCartney. Una sfilata storica quella della designer inglese, che per la prima volta nella storia ha toccato il record del 75% di ecosostenibilità nella sua collezione. Cotone organico, poliestere riciclato e scarpe bio-degradabili sfilano fieramente in passerella, senza tralasciare stile ed eleganza.
Anche Noir, brand capeggiato dal designer Kei Ninomiya, porta sulla runway il tema della natura. Un pianeta in pericolo da tutelare, questo è il messaggio che ci vuole lanciare il designer francese. Una sfilata a dir poco sperimentale, e fortemente concettuale, dove le modelle in passerella, da indossare vaporosi abiti in tulle bianchi stretti da cinghie (come bacchi da seta costretti a non sbocciare), arrivano a solcare la runway con il volto e il corpo ricoperto interamente da abiti/muschio. Una passerella che quasi vuole suggerire una smaterializzazzione dell’individuo, e che invece vuole lasciare spazio alla natura, libera di riappropriarsi dei suoi luoghi.
Arrivati alla fine di questo tour, tirando le somme come dei bravi compagni di viaggio, possiamo concludere affermando che il fashion system ci ha dimostrato di essere sensibile ai temi più caldi, come l’ambiente, l’integrazione, l’inclusività e la democratizzazione. Una moda fatta non solo di frivole balze e modelli standardizzati, ma una moda che tramite le sue potenzialità parla di chiari messaggi sociali, pronta a colpire la grande massa e a farla riflettere.
Fiere di queste novità in passerella, non possiamo che aspettarci dal prossimo fashion month ancora di più. Non vediamo l'ora.