Yves Henri Donat Mathieu-Saint-Laurent: "La moda non è arte ma per fare vestiti bisogna essere artisti."
Sono sempre più le grandi maison di moda che, nei loro head quarter, o in fondazioni appositamente realizzate, celebrano e raccontano attraverso abiti, fotografie d’autore e opere d’arte, la loro storia.
Parliamo oggi di una delle più grandi aziende francesi, leader del lusso e della haute couture: Yves Saint Laurent.
Nata nel 1962 da Yves Henri Donat Mathieu-Saint-Laurent e Pierre Bargè, compagni in affari e nella vita, la maison parigina ha segnato profondamente la storia della moda attraverso la sua avanguardista creatività.
I due fondatori del brand, furono da sempre grandi amanti e collezionisti d'arte, tanto da creare una collezione privata di ben 730 opere dei più grandi artisti contemporanei, tra cui Van Gogh, Lèger, Picasso e Goya.
Un amore per l’arte, quello del couturier francese, che non ha mai nascosto, e che al contrario ha sempre chiaramente manifestato attraverso le sue collezioni.
Ed è proprio questo dialogo, questa unione inscindibile tra moda e arte, che va in mostra a Parigi.
È in Avenue Marceau numero 5, sede centrale del museo YSL, che il brand racconta questo sodalizio attraverso una mostra temporanea visitabile fino al 5 febbraio 2020.
Oltre ai 50 bozzetti di haute couture, e allo storico studio del designer francese (visibitabili tutto l’anno), il museo YSL si arricchisce di abiti, fotografie e testimonianze cartacee, grazie alla temporanea The Mondrian Revolution. Una collezione storica quella di YSL datata 1965, che per la prima volta, in maniera assolutamente rivoluzionaria, "trasformò un dipinto in opera d’arte animata".
Titoli come “The best collection”, secondo il New York Times o “l’abbigliamento di domani”, secondo Harper’s Bazaar, sono esposti in mostra al fine di essere utilizzati come strumento per apprendere ed anallizzare il grande fenomeno meditatico che la collezione comportò. Una rivoluzione così profonda quella della collezione Mondrian, da essere ridiscussa anche nella contemporaneità, tanto che miti iconici del nostro secolo non hanno perso occasione di indossarla, come Marge Simpson e Barbie.
In mostra anche la collezione disegnata da Yves in collaborazione con Claude Lalanne, scultrice francese conosciuta dal designer in una notte del 1960. Una stima reciproca quella che nacque tra lo stilista e Lalanne, che portò nel 1969 a realizzare, per la collezione invernale, un opera ibrida tra moda e arte. La scultrice realizzò un'armatura antropomorfa in rame galvanico, che lo stilista successivamente inserì su due abiti in chiffon, uno blu e l'altro nero.
Dopo quell’anno, Lalanne disegnò per la casa di moda un gran numero di gioielli e monili, semplici per loro linee pure, ma resi particolari dagli ornamenti eccentrici incastonati, una dualità tipica anche degli abiti di YSL.
E se tutto ciò non vi bastasse, un' intera sala è stata allestita con le fotografie di moda di Claus Ohm, storico fotografo che ha collaborato con la maison francese dal 1976 al 1997. Non fotografie editoriali, ma istanti di backstage, più delicate e sensibili, che documentano i momenti nell'atelier senza quella patina di esclusività da haute couture.
È così che il museo YSL vuole raccontare la sua storia, attraverso l'elegante sensibilità di chi la moda, la vedeva con gli occhi dell'arte.