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Tracey Emin non avrebbe bisogno di presentazioni. Per trent'anni il tema della sua arte è stato essere Tracey Emin. L'infanzia tipicamente inglese vissuta sul mare di Margate, lo stupro e la promiscuità in cui si rifugiò per metabolizzarlo, le dipendenze con cui ha combattuto e continua a combattere, tutto questo viene espresso tramite la sua produzione artistica.
Tracey Emin è un'artista che con le sue opere eclettiche denuncia nient'altro che la sua stessa vita e le sue battaglie.
Una donna emancipata e coraggiosa, non ha paura di esporre le sue ferite in teche di vetro nei musei: flaconi di pasticche vuoti, tampax usati, lettere disperate. Ed è proprio questo solenne corteo di fragilità che riecheggia nei cuori delle persone che osservano le sue opere, in particolare le giovani donne, a renderla un'artista universale.
Di certo le sue opere così sincere e crude, in maniera quasi disarmante, sono oggetto di numerose controversie.
I suoi gracili disegni dove si rappresenta intimamente a gambe aperte sul letto, sono talmente piccoli e flebili da costringere chi li guarda ad avvicinarsi e concentrarsi sulla sua figura vulnerabile ed allo stesso tempo senza paure.
Uno dei suoi lavori più discussi, ora perso in un incendio, è sicuramente "Everyone I have ever slept with 1963-1995", meglio conosciuto come la tenda.
Una tenda da campeggio, presentata in stile ready-made, dove con le sue mani e con il suo tempo ha cucito, lettera per lettera, nomi e cognomi di tutte le persone con cui nella sua vita fino ad allora condivise un letto. Tutti, da sua madre ai suoi promiscui frequentatori, ai suoi fidanzati. Cosa c'è di più innocuo e indifeso di una persona che dorme?
Ma la sua opera più toccante, più emozionante, più Tracey Emin di tutte, è il video "Why I never became a dancer". Mostrando i simboli della sua vita a Margate, il suo liceo, i bar sulla costa, gli arcades, il video è narrato dall'artista stessa che ripercorre i passi della sua adolescenza. Arrivando al suo tentativo di vincere una gara di danza che le avrebbe dato la possibilità di scappare a Londra per competere a livello nazionale, racconta:
"And as I started to dance
E come iniziai a ballare
people started to clap cominciarono ad applaudire
I was going to win
avrei vinto
and then I was out of here
e me ne sarei andata via
nothing could stop me
niente poteva fermarmi
And then they started
E allora cominciarono
SLAG SLAG SLAG"
TROIA TROIA TROIA"
Umiliata, non vinse il premio. Riuscì a fuggire nella capitale alla fine, dove ebbe la sua rivalsa e il successo che si merita. E il video mostra questo. Alla fine Tracey Emin balla estasiata e spensierata. Con questo video è riuscita a esorcizzare la violenza, mentre intona "Shane, Eddy, Tony, Doug, Richard this one's for you". Questo è per voi.
Con la sua arte ella riesce a catalizzare tutte le negatività, lo slut-shaming, la frustrazione, i torti subiti, i pregiudizi, le violenze, i doppi-standard, le ingiustizie, i cuori spezzati, le fragilità, le ferite, le battaglie, di una donna e di tutte le donne forti nelle loro vulnerabilità. Quello che ha fatto della sua vita è una rivalsa per tutte le "ballerine mancate" della nostra società. Per questo così tante persone empatizzano con lei e le sue opere. Perché va oltre una superficiale sfida al mondo brutto e cattivo, o all'autocommiserazione che tante critiche le rimproverano. Ma scava in profondità, e crea un legame indissolubile che rimane un simbolo. Lei per tutte.
Tracey Emin ha fatto tutto questo perché non è mai diventata una ballerina.