top of page

KUBE

La moda si schiera a sostegno di #BlackLivesMatter


Dal 25 maggio un alone di rabbia e tristezza ha pervaso l’America, per diventare poi in poche ore un sentimento che ha coinvolto tutto il mondo. Urge un cambiamento, subito!


Potremmo iniziare parlando dell’ennesimo omicidio ingiustificabile nei confronti di una persona di colore, delle proteste pacifiche che vengono spente con la violenza, dell’abuso di potere, della rabbia, dell’oppressione e del razzismo, ma quello che è successo, e che sta succedendo, lo sappiamo già tutti. Siamo bombardati da post, hashtag, video virali su qualsiasi tipo di social media, e articoli di ogni genere sul web, come è giusto che sia! Nessuno può rimanere in silenzio davanti a tutto ciò. Quello che sta accadendo negli ultimi giorni in America riguarda tutti noi, ed è un nostro diritto e dovere prendere una posizione con i mezzi che possediamo.

Il fashion system non è certamente esente da ciò. Ci sono maison di moda che hanno lo stesso potere di audience di una celebrities e lo stesso tasso di influenza sulle masse di un politico medio, ecco perché la loro risposta, il loro commento, non può essere solo richiesto, ma può essere preteso da una società sensibile.


Certamente abbiamo visto da parte di tanti brand una forte negligenza, ma non si può negare che tanti altri hanno dimostrato un grande appoggio alla causa, che sia tramite una semplice condivisone sul social, o con la proposta di soluzioni e piani concreti.

Pochi giorni fa, Aurora James, creative director di Brother Vellies, ha avviato una campagna dal nome #15PercentPledge , un’iniziativa che chiede alle grandi multinazionali rivenditrici di moda come Yoox, Net-a-porter o Sacks di acquistare il 15% dei loro prodotti dal black-owned business, recitando queste parole sul suo profilo personale di IG "Molte delle tue aziende sono basate sul potere di spesa dei neri, così come molti dei tuoi negozi sono installati nelle comunità nere. Molti dei tuoi post sponsorizzati sono visualizzati sui feed dei neri. Questo è il minimo che puoi fare per noi. Rappresentiamo il 15% della popolazione e dobbiamo rappresentare il 15% dello spazio sugli scaffali.”


















Le aziende che hanno deciso di contribuire all’iniziativa di Aurora James sono tante, e anche se il valore economico di un bene non può essere paragonato alla perdite di vite o essere visto come la soluzione alla violenza verso un etnia, è sicuramente un messaggio di grande solidarietà.

E proprio sul valore della solidarietà che si basano anche le campagne di Savage x Fenty by Rihanna e di Glossier. Entrambe le aziende hanno deciso di donare una cospicua somma di denaro alle organizzazioni che si occupano di assistenza legale come The Bail project che fornisce il risarcimento delle cauzioni per chi è stato arrestato durante le manifestazioni (ente a cui tutti noi possiamo donare)


















I brand che si sono impegnati, sulla scia l’uno dell’altro, a sostenere organizzazioni e associazioni sono stati tantissimi: Etsy, Loewe, la compagnia Kering, Fashion Nova, Ganni, Reebok, ma citarli tutti non sarebbe possibile.

Ma tra coloro che per primi hanno risposto e reagito con la protesta, non seguendo solo una scia, ma dimostrando di non aver paura di prendere una posizione chiara e decisa sin da subito, c’è stato Nike, brand di sportwear americano e colosso mondiale. Nike, che da anni si è sempre mostrato sensibile alla problematica del razzismo promuovendo campagne e avviando iniziative per sostenere le minoranze culturali, in questa occasione non poteva fare meno, così sfruttando la sua popolarità social, ha prontamente pubblicato un video sui suoi canali recitando lo slogan “For Once, Don’t do it: non fingere che non ci sia un problema in America, non voltare le spalle, non accettare che vengano prese da noi vite innocenti “, Don’t do it.



Il messaggio pubblicato da Nike non l’ha salvaguardato dai danni conseguenti alle proteste in strada americane, in cui molti negozi ed esercizi commerciali sono stati presi d’assalto e saccheggiati, come è capitato anche a Gucci, Louis Vuitton e Alexander McQueen. Un’azione che da parte dei brand citati non è stata avvertita come un danno, ma come una risposta a una rabbia giustificata. Lo spiega bene Bobby Hundreds, proprietario del brand di sportwear The Hundreds che subito dopo che il suo negozio è stato distrutto ha pubblicato su IG questa foto commentando: “Quando le persone chiedono perché non sono sconvolto dal fatto che la mia attività sia compromessa o il mio quartiere saccheggiato, dico loro che il mio disgusto per le ingiustizie in questo paese eclissa qualsiasi altra sensazione temporanea. Non smettere mai di protestare - non ho mai detto "rivolta" o "saccheggio"). Il dissenso è un atto americano in buona fede. Usa la tua voce, le persone sono morte per questo diritto. Difendi te stesso e gli altri. ANCHE SE IL FUOCO TI PORTA ALLA MIA SOGLIA, IO SARO 'CON TE."


















Ed è così che anche Marc Jacobs, che rientra nella lista degli store presi d’assalto durante la manifestazione di L.A., pubblica sul suo canale IG un’immagine che  sostiene la protesta. 

















I messaggi che si possono leggere sui social pubblicati da aziende del settore moda sono davvero tantissimi, ma noi abbiamo deciso di lasciarvi con questo post pubblicato sulla pagina di Stella McCartney: "Il razzismo è una pandemia che uccide. Sottomette. Incarcera. Umilia. Siamo il vaccino. Dobbiamo resistere e unirci contro l'ignoranza sistemica oggi e iniziare a costruire un domani migliore, per tutti”.


Sentiamoci liberi di prender parte a una protesta, manifestiamo pacificamente e facciamo sentire forte la nostra voce, e quando torniamo a casa, nella nostra intimità, informiamoci, approfondiamo e condividiamo, combattiamo l'ignoranza con la cultura.

26 visualizzazioni

Comentarios


bottom of page