Nalini Malani è un'artista indiana. Nata a Karachi (Pakistan)nel 1946, quando aveva solo un anno, lei e tutta la sua famiglia furono costretti a trasferirsi a Calcutta. Poi, nel 1954, furono portati a Bombay, dove visse in uno degli insediamenti costruiti per i Sindhis sfollati. Nel 1964 fu partecipe del Bhulabhai Memorial Institute a Bombay, uno studio dove artisti visivi, musicisti, ballerini e drammaturghi potevano lavorare individualmente e collettivamente. Nello stesso periodo, frequentò la Sir Jamshedjee Jeejeebhoy School of Art, una delle prime scuole d'arte fondata dagli inglesi in India, dove gli studenti venivano formati alla tradizione europea della pittura a olio. Si laureò nel 1969 e in seguito ricevette una borsa di studio dal governo francese per studiare Belle Arti a Parigi.
Negli anni Settanta, la sua produzione artistica rende percepibile il suo punto di vista decisamente femminista in un paese come l'India, lacerato tra gli effetti del neocolonialismo e l'idealismo di una socialdemocrazia del Terzo Mondo. Infatti, in quegli anni l'India fu sopraffatta dai cambiamenti politici ed economici provocati dal rapido avanzamento della globalizzazione.
Nalini Malani, attingendo dalla sua vastissima cultura letteraria, si impegna in una riflessione sulla guerra, sul fanatismo ortodosso, sull'impatto del capitalismo sfrenato e sulla distruzione ambientale, descrive il posto delle donne nelle scene passate e future. Nei primi anni della sua carriera, ha lavorato principalmente nel campo della pittura e del disegno, ma negli anni Novanta il suo lavoro si è esteso ad altre forme di media come il video e la digital art.
Le sue opere videografiche sono caratterizzate dall'espansione della superficie pittorica nello spazio circostante che culmina in una narrazione visiva stratificata che prende la forma di effimeri disegni murali, giochi d'ombre, installazioni, opere multiproiezioni e teatro.
Aderendo alla visione dell'artista come attivista sociale, le sue opere sono quasi sempre motivate politicamente e si concentrano su temi quali lo sfollamento, il conflitto, la politica transnazionale, l'esame critico dei ruoli di genere e le ramificazioni della globalizzazione e del consumismo.
Nel 2001 ha esposto il suo primo video/teatro d'ombre, Transgressions, alla mostra Unpacking Europe al Museum Boijmans van Beuningen di Rotterdam.
Nel 2011, al Centre Georges-Pompidou, produce Remembering Mad Meg. Utilizza un sistema video/teatro d'ombre in cui le proiezioni passano attraverso cilindri rotanti, trasparenti e verniciati a rovescio. L'atmosfera minacciosa di questo spettacolare affresco animato evoca i conflitti religiosi e politici che la popolazione indiana visse durante le battaglie per l'Indipendenza e di cui le cui donne furono i primi bersagli, vittime di abusi e stupri. Di questo Nalini Malani spiega: "Il fatto è che, a quel tempo, le donne venivano rapite, violentate, picchiate e così via. Quando la follia si spense, molte di loro decisero di vivere con i loro rapitori, come marito e moglie, come coppie, perché erano nati dei bambini. In quel momento di follia non si erano resi conto che violando una donna di un'altra comunità, non c'era modo per cui esse tornassero alla loro comunità....la vita per lei, beh... le porte erano chiuse. C'era stato un divisorio (l'Indipendenza dell'India e del Pakistan), e poi cinque anni dopo entrambi i governi hanno cominciato a dire: "Rivogliamo le nostre donne". E per queste donne era come un secondo divisorio. Dicevano: "Ma ora ci siamo stabiliti. Abbiamo imparato il loro modo di vivere, abbiamo avuto i nostri bambini qui". Alcune si sono buttate nei pozzi. Altre dicevano: "Cosa dobbiamo fare anche noi per tornare indietro?" Dopo questo, molti sociologi hanno cercato di parlare con queste persone ma nessuno ha voluto parlarne, c'era solo una cortina di silenzio. È solo ora che queste donne sono molto più vecchie e presto moriranno che vogliono essere ricordate. E vogliono parlare."
"Il mezzo di gioco tra video/ombra è utilizzato in modo che l'opera d'arte si formi davanti ai propri occhi. Si completa in vostra presenza e cambia immediatamente. In questo modo non si ripete nessun momento dell'opera d'arte. È come la vita, in quel momento unico che non tornerà mai più. Cresce e muore davanti a voi mentre siete parte dell'opera d'arte stessa." Nalini Malani
Il lavoro di Malani è influenzato dalle sue esperienze di rifugiata durante la divisione dell'India. La sua arte è un'arte dell'eccesso che va oltre i limiti della narrazione legittima, oltre il dialogo convenzionale.
Nel corso della sua carriera artistica, Nalini Malani ha cercato di dare voce alle storie di coloro che sono stati emarginati dalla storia, utilizzando personaggi di miti, storie e religioni di diversa estrazione culturale, con una sensibilità attenta agli aspetti umani e universali del conflitto e al rapporto tra sfruttatore e sfruttato.
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