Si è appena conclusa la prima tappa di queste mese tutto dedicato alla moda: la New York Fashion Week.
Un anno difficile quello per la capitale della moda americana, che da essere baluardo del fashion oltre oceano, espressione di una moda libera e provocatoria, va via via spegnendosi. A conferma di ciò, gira sul web in modo virale, un tweet risalente al 2013 in cui Donald Trump aveva predetto il giorno del tramonto: “La New York fashion week è davvero brutta, e crede di essere così glamour ed eccitante! Nessuna star, nessun divertimento, solo noia. Hanno bisogno davvero di un aiuto”. Una aiuto che certamente non è arrivato.
La concomitanza con la notte più attesa da tutte le star, quella degli Oscar, è stata per fashion week New Yorkese un colpo duro da assestare, ma a metterla K.O. sono state le tante dissertazioni ricevute da quei designer nati proprio nella grande mela.
Il caso più emblematico è stato quello di Tom Ford, che oltre ad essere tra i designer storici della città, è anche il presidente del Council Of Fashion Designers of America. Tom Ford ha disertato New York per sfilare a Los Angeles il 7 febbraio, intercettando così tutti gli invitati agli Oscar e aggiudicandosi un front-row davvero stellare. Una scelta strategica che ci certo non voleva appoggiare la capitale della moda.
E se Tom Ford ha solo cambiato città, Tommy Hilfigher ha traslocato direttamente a Londra per intraprendere il Tommy Now Show, previsto in passerella il 16 febbraio. Un fuga di designer che ha portato anche l'eclettico Jeremy Scott, giovane designer eccentrico e colorato, tanto amato dai fashion victim e dalla stampa, a far saltare lo show a pochissime ore dal suo inizio (che sarebbe coinciso esattamente con quello di Tom Ford), rimandando la sua sfilata direttamente a Luglio in occasione di Paris Haute Couture week.
Gli storici rimasti in passerella si possono contare sulle dita di una mano: Longchamp, Carolina Herrera, Oscar De La Renta, Tory Burch, Coach e Rodarte, che proprio quest’anno, inaspettatamente, dopo 18 mesi ha fatto il suo grande ritorno a New York. Un atto di fiducia quello fatto dal duo di Rodarte, che per l’occasione ha portato in scena, nella chiesa sconsacrata di St. Bartholomew Midtown, con la sole luce delle candele, un show gotico contemporaneo. Da abiti che richiamano gli anni ’40, ad ampie spalline anni ’80, da tessuti lucidi damascati a morbidi abiti midi floreali, la sfilata di Rodarte si è riempita di quel fascino romanico e malinconico tipico del brand.
Ma perché tornare proprio a New York in questo momento? Laura e Kate Mulleavy hanno risposto a questa domanda spiegando che per questa sfilata di Rodarte volevano la città più cosmopolita di tutte, quella più globalizzata, dove il messaggio potesse risuonare più forte. Ed è proprio questo che deve essere adesso New York per risollevarsi: una fashion week sempre più ricca di giovanissimi designer emergenti, pronti ad arrivare da tutto il mondo nella terra delle possibilità, dove la moda ha da sempre trovato la sua massima libertà di espressione.
Ed è così che quest’anno a New York, per la prima volta nella storia, salgono in passerella tre donne che di libertà ed emancipazione la sanno lunga: Asa Akira, Marica Hase e Jade Kush, ambassador di Porn Hub. Le tre porno star hanno sfilato per il duo berlinese Nan Li e Emilia Pfohl, designer del brand Namilia. Una sfilata intitolata Erotica che le designer commentano così: "Il cosmo del piacere sessuale è stato limitato a poche narrazioni noiose e scioviniste per il piacere dello sguardo maschile. Il porno non è qualcosa di esistenzialmente maschile.”
Una fashion week destinata ad estinguersi? O semplicemente una fashion week che sta cambiando la sua identità, svuotandosi dei suoi brand storici, per lasciare spazio a giovani designer pronti a rivoluzionare le passerelle?
A voi la risposta.
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